(1) La mia povera mente continua a girare negli atti della Divina Volontà, e pensavo tra me: “Qual’è la differenza di chi chiama la Divina Volontà negli atti suoi, e di quelli che fanno le opere buone e non la chiamano, non gli danno il primo posto negli atti loro”. Ed il mio dolce Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non c’è da paragonarsi l’uno e l’altro, il primo col chiamare la mia Volontà negli atti suoi si spoglia di ciò ch’è umano e forma il vuoto nel suo volere umano dove dare il posto alla mia; la mia abbellisce, santifica, forma la sua luce in quel vuoto, poi pronunzia il suo Fiat Creante e chiama a vita il suo operato divino nell’umano, e la creatura non solo partecipa, ma resta proprietaria dell’atto divino, il quale possiede la Potenza, l’Immensità, la Santità ed il valore Divino che non si esaurisce mai. Perciò, in chi vive nel nostro Volere Noi guardiamo e troviamo Noi stessi ed i nostri atti che ci onorano e ci fanno corona. Invece quelli che fanno le opere buone, ma non animati dal nostro Volere, Noi non troviamo Noi stessi, ma l’atto finito della creatura, e siccome Noi non ci sappiamo tenere nulla di qualunque bene che esse fanno, le diamo il merito come mercede; la mercede non è proprietà che può sempre produrre, quindi simboleggiano quelli che vivono alla giornata, che sebbene vivono stentatamente dalla mercede che hanno, ma non si fanno mai ricchi, sentono sempre il bisogno d’essere pagati i loro lavori per vivere, e se non lavorano passano pericoli di morire di fame, cioè di non sentire la sazietà del bene, la vita delle virtù, ma la squallida miseria delle passioni. Invece per chi vive nel nostro Volere, tutto è abbondanza, Noi le diciamo: “Prendi ciò che vuoi e quanto più puoi prendere, anzi mettiamo a disposizione tua le nostre ricchezze, la nostra Luce, la nostra Santità, il nostro Amore, perché ciò ch’è nostro è tuo, e ciò ch’è tuo è nostro, non rest’altro che vivere e operare insieme”.
(3) Dopo di ciò stavo accompagnando l’Ascensione di Gesù al Cielo, com’era bello, tutto maestà, vestito di luce fulgidissima che rapiva ed incatenava i cuori ad amarlo, ed il mio dolce Gesù tutto bontà e amore mi ha detto:
(4) “Figlia mia benedetta, non vi è tratto della mia Vita che non simboleggia il regno della mia Divina Volontà, in questo giorno della mia Ascensione Io mi sentivo vittorioso e trionfante, le mie pene erano già finite, anzi lasciava le mie pene già sofferte in mezzo ai miei figli, che lasciava sulla terra, per aiuto, per forza e sostegno, e come rifugio dove nascondersi nelle loro pene, per attingere dalle mie l’eroismo nei loro sacrifici, posso dire che lasciavo le mie pene, i miei esempi e la mia stessa Vita come semenza, che maturandosi e crescendo doveva sorgere il regno della mia Divina Volontà. Sicché partivo e restavo, restavo in virtù delle mie pene, restavo nei loro cuori per essere amato, dopo che la mia Santissima Umanità saliva al Cielo sentivo più stretto il vincolo dell’umana famiglia, quindi non mi sarei adattato a non ricevere l’amore dei miei figli e fratelli che lasciavo sulla terra; restai nel Santissimo Sacramento per darmi continuamente a loro, e loro a darsi a Me per fargli trovare il riposo, il ristoro ed il rimedio a tutti i loro bisogni. Le nostre opere non soffrono di mutabilità, ciò che facciamo una volta ripetiamo sempre. Oltre di ciò, in questo giorno della mia Ascensione Io avevo doppia corona, la corona dei miei figli che portavo con Me nella Patria Celeste, e la corona dei miei figli che lasciavo sulla terra, simbolo essi dei pochi che avranno principio del regno della mia Divina Volontà; tutti quelli che mi videro asceso al Cielo ricevettero tante grazie, che tutti misero la vita per far conoscere il regno della Redenzione, e gettarono le fondamenti per formare la mia Chiesa, per far raccogliere nel suo grembo materno tutte le umane generazioni; così i primi figli del regno della mia Volontà, saranno pochi, ma saranno tali e tante le grazie di cui saranno investiti, che metteranno la vita per chiamare tutti a vivere in questo Santo regno. Una nube di luce m’investì, la quale tolse a la vista dei discepoli la mia presenza, i quali stavano come estatici nel guardare la mia persona, ch’era tanto l’incanto della mia beltà, che teneva rapite le loro pupille, tanto che non sapevano abbassarle per guardare la terra, tanto che ci volle un’angelo per scuoterli e farli ritornare al cenacolo. Anche questo è simbolo del regno del mio Volere, sarà tale e tanta la luce che investirà i suoi primi figli, che porteranno il bello, l’incanto, la pace del mio Fiat Divino, in modo che facilmente si arrenderanno a voler conoscere e amare un bene sì grande. Ora, in mezzo ai discepoli c’era la mia Mamma che assisteva alla mia partita per il Cielo, questo è il più bel simbolo. Sicché Essa è la Regina della mia Chiesa, l’assiste, la protegge, la difende, così siederà in mezzo ai figli della mia Volontà, sarà sempre Essa la motrice, la vita, la guida, il modello perfetto, la Maestra del regno del Fiat Divino che tanto le sta a cuore, sono le sue ansie, i suoi desideri ardenti, i suoi deliri d’amore materno, che vuole i suoi figli in terra nel regno dove Essa visse, non è contenta che tiene i suoi figli in Cielo nel regno della Divina Volontà, ma li vuole anche sulla terra, si sente che il compito datogli da Dio come Madre e Regina non l’ha compiuto, la sua missione non è finita fino a tanto che non regni la Divina Volontà sulla terra in mezzo alle creature. Vuole i suoi figli che la somigliano e che posseggano l’eredità della Mamma loro. Perciò la gran Signora è tutt’occhio per guardare, tutto cuore per amare, per aiutare chi vede in qualche modo disposti che vogliono vivere di Volontà Divina. Quindi nelle difficoltà pensa che Essa ti sta d’intorno, ti sorregge, ti fortifica, prende il tuo volere nelle sue mani materne per farlo ricevere la Vita del Fiat Supremo”.