(1) Sono sotto il torchio della privazione del mio dolce Gesù, mi sento premuta, disfatta, come se la mia vita volesse finire, ma il Voler Divino trionfante sul mio piccolo essere sorge nell’anima mia, e mi chiama a fare la mia giornata nella sua Volontà, mi sembra che mentre mi sente morire senza morire, Essa forma la sua vittoria ed è il suo trionfo, e risorge sulla mia volontà morente la sua Vita, più bella, tutta piena di maestà e di duplicato amore. Oh! Volontà Divina, quanto mi ami, tu mi fai sentire la morte per accentrare maggiormente la tua Vita in me. Onde seguivo la mia giornata nei suoi atti divini, e giunta all’Incarnazione del Verbo si sentiva tale un’amore, da sentirsi bruciare, consumare nelle sue fiamme divine. Ed il mio sommo bene Gesù, come affogato nelle sue fiamme d’amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, il mio amore fu tanto nell’incarnarmi nel seno della mia Madre Celeste, che Cieli e terra non potevano contenerlo, l’atto d’incarnarmi avvenne in un’atto d’amore sì intenso, sì forte, sì grande, che era più che bastante a bruciare tutto e tutti d’amore. Tu devi sapere, prima d’incarnarmi, il mio Padre Celeste guardò in Sé stesso, e nella foga del suo amore, non potendo contenerlo usciva da Sé torrenti, mari d’amore, in questa foga d’amore guardò suo Figlio, ed Io mi trovavo nelle stesse fiamme d’amore e mi comandò che m’incarnassi; Io ciò lo volevo, ed in un impeto d’amore, senza lasciare mio Padre, né lo Spirito Santo, successe il gran portento dell’Incarnazione. Restai con mio Padre, e nel medesimo tempo scesi nel seno di mia Madre. Le tre Divine persone eravamo inseparabili, né soggette a separarci, perciò posso dire: “Restai in Cielo e scesi in terra, ed il Padre e lo Spirito Santo scesero con Me in terra e restarono in Cielo”. Quindi, in quest’atto sì grande il nostro Essere Divino straripò tanto in amore, che i Cieli stupirono e gli angeli sorpresi e muti, tutti avvolti nelle nostre fiamme d’amore. L’Incarnazione non fu altro che un’atto di nostra Volontà Divina, che cosa non sa fare e può fare? Tutto; giunge con la sua Potenza e col suo Amore infinito, fino ad operare il prodigio non mai sentito, né fatto, di farci restare in Cielo e scendere nella prigione del seno Materno. Così volle la nostra Volontà, così si fece.
(3) Ora figlia mia, ogni qualvolta l’anima vuol fare la mia Volontà, il mio Padre Celeste primo guarda dentro di Sé, chiama come in consiglio la Trinità Sacrosanta, per riempire quell’atto di nostra Volontà di tutti i beni possibili ed immaginabili, poi lo sprigiona da Sé e fa investire la creatura dalla sua Volontà operante, comunicante, trasformante, e come nell’incarnazione le tre Divine Persone restarono in Cielo e scesero nel seno dell’Immacolata Vergine, così la mia Volontà con la sua Potenza trasporta con Sé nel suo atto operativo la Trinità Divina nella creatura, mentre la lascia nel Cielo, e vi forma nella volontà umana il suo atto Divino. Ora, chi può dirti le maraviglie che vengono rinchiuse in questo atto della nostra Volontà? Il nostro Amore sorge e si diffonde tanto, da non trovar posto dove mettersi, e quando tutto ha riempito si ritira nella nostra sorgente; la nostra Santità si sente onorata con atto Divino dalla nostra stessa Volontà operante nella creatura, e si diffonde con grazia sorprendente per comunicare la sua santità a tutte le creature; sono prodigi inenarrabili che Essa compie quando la creatura la chiama ad operare in essa. Perciò fa scomparire tutto nella mia Volontà, e Noi ti daremo tutto in tuo potere e tu potrai darci tutto, anche Noi stessi”.
(4) Dopo ciò la mia piccola intelligenza me la sentivo così piena della Volontà Divina, che non potevo contenerla, e seguivo il mio giro nei suoi atti divini, e giunta nell’atto quando fu concepita l’Immacolata Regina, comprendevo come l’Ente Supremo prima di chiamarla a vita, le versarono tanto amore, che come sentì la vita sentì il bisogno d’amare il suo Creatore, sentiva in sé stessa quell’amore che esternava fuori. Io sono restata sorpresa, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, non ti meravigliare, è nostro solito che a ciascuna creatura quando la mettiamo fuori alla luce del giorno nell’atto di crearla, diamo una dose d’amore, dandole così parte della nostra Sostanza Divina, ed a secondo i nostri disegni che facciamo sopra di essa, così accresciamo la dose del nostro Amore. Sicché ogni creatura tiene in sé stessa la particella della Sostanza dell’Amore Divino, altrimenti come poteva amarci se Noi stessi non mettevamo del nostro per farci amare? Sarebbe chiedere ciò che non teneva, Noi già lo sappiamo, che la creatura nulla ha da sé, perciò dobbiamo chiudere come dentro d’un sacrario il nostro Amore, la nostra Volontà, per chiedere che ci ami e faccia il nostro Volere. E se chiediamo è perché sappiamo che tiene in suo potere il nostro Amore, ed il nostro Volere, che Noi stessi abbiamo messo nel fondo della sua anima. Ora, se ci ama, questa dose del nostro Amore sorge, s’ingrandisce, e più sente potentemente il bisogno d’amarci e di vivere della Volontà del suo Creatore; se non ci ama non cresce, e le debolezze umane, le passioni, formano la cenere sul nostro Amore, in modo che giunge a non sentire nessun bisogno d’amarci, la cenere ha coperto e soffocato il nostro fuoco divino, e mentre il fuoco esiste, essa non lo sente, mentre ogni volta che ci ama, non fa altro che soffiare per mettere in fuga la cenere, così sentirà il vivo fuoco che le brucia in seno, lo ingrandirà tanto da non potersi stare senza amarci.
(6) Ora figlia mia, l’Immacolata Regina, dal primo istante del suo concepimento, dato che sentiva in sé l’amore per il suo Creatore e la nostra Volontà operante più della sua stessa vita, ci amò tanto che non perdette un istante senza amarci, e coll’amarci e riamarci ingrandì tanto questa dose d’amore, da poterci amare per tutti e dare amore a tutti, ed amare tutti sempre senza mai cessare; tu devi sapere che il nostro Amore è tanto, che col mettere questa dose d’amore nella creatura, Noi mettevano il germe della felicità dentro di essa, perché la vera felicità deve tenere il suo posto reggio dentro dell’anima, la felicità di fuori se non risiede dentro, non si può chiamare vera felicità, anzi amareggia la povera creatura ed è come un vento impetuoso, che subito la disperde, lasciando le tracce appena convertite in spine che l’amareggiano, non così la felicità di dentro, messa da Noi, essa è duratura e cresce sempre; e poi amare è felicitarsi e felicitarci, chi non ama non può essere mai felice, chi non ama non ha nessuno scopo né interesse di compiere opere, né sente l’eroismo di far bene a nessuno, il sacrificio che dà le più belle tinte all’amore non esiste per lei. Onde la Vergine Santissima possedeva il pelago della felicità, perché possedeva tante vite d’amore per quante creature esistono, non solo, ma col non fare mai la sua volontà, ma sempre la mia, formava tante vite di mia Volontà Divina in Essa, in modo che può dare a ciascuna creatura una vita d’amore e una vita di Voler Divino. Ecco perciò con diritto è Regina dell’amore, e Regina della Volontà Suprema. Perciò la Sovrana Regina ama, sospira d’uscire queste vite per deporle nelle creature e formare il regno del puro amore ed il regno della nostra Volontà, e così giungerà al punto massimo di amare il suo Creatore, e al punto massimo di amare e di far bene alle creature”.