(1) La mia povera mente si sperde nel Voler Divino, ma tanto che non so ridire ciò che comprende, né quello che provo in quel celeste soggiorno del Fiat Divino, so dire solo che sento la Paternità Divina, che con tutto amore mi aspetta fra le sue braccia per dirmi: “Siamo come tra figli e Padre, vieni a godere le mie tenerezze Paterne, i miei tratti amorosi, le mie dolcezze infinite, lasciami che ti faccia da Padre, non vi è gusto maggiore che Io provi, che poter svolgere la mia Paternità, e tu vieni, senza timore, vieni a darmi la tua figliolanza, dammi l’amore, le tenerezze di figlia. Essendo la mia Volontà una con la tua, a Me mi dà la Paternità verso di te, e a te ti dà il diritto di figlia”. Oh! Volontà Divina quanto sei ammirabile e potente, tu sola hai la virtù di unire qualunque distanza e dissomiglianza col nostro Padre Celeste, mi sembra che è proprio questo il vivere in Te, sentire la Paternità Divina e sentirsi figlia dell’Ente Supremo. Ma mentre la mia mente era affollata da tanti pensieri sopra di Essa, il mio dolce Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Mia figlia benedetta, è proprio questo vivere nella mia Volontà, acquistare il diritto di figlia, e Dio acquistare la supremazia, il comando, il diritto di Padre, solo Essa sa unire insieme l’uno e l’altra, e formarne una sol vita. Ora tu devi sapere che chi vive nel mio Voler Divino acquista tre prerogative:
(3) 1°. - Diritto di Vita Divina. Tutto ciò che fa è vita che sente, se ama sente la vita dell’amore, e come vita si la sente scorrere nella mente, nel respiro, nel cuore, in tutto, sente la virtù vitale che forma in sé non l’atto che è soggetto a cessare, ma la continuazione d’un atto che forma la vita; se prega, se adora, se ripara, sente la vita incessante della preghiera, dell’adorazione, della riparazione divina, non umana, che non è soggetta ad interruzione, sicché ogni atto fatto nella mia Volontà è un atto vitale, che l’anima acquista, in Essa tutto è vita e l’anima acquista la vita del bene che fa in Essa, che gran differenza tra un bene che possiede la vita ed un bene o atto che come lo fa, finisce la vita di quell’atto, come vita lo tiene in suo potere e sente la continuazione della vita di quel bene, invece come atto non lo terrà in suo potere, né sentirà la continuazione di esso, e ciò che non è continuo, non si può chiamare vita. E solo nella mia Volontà si trovano questi atti pieni di vita, perché hanno per principio la Vita Divina, la quale non è soggetta a finire, e perciò può dare vita a tutto e a tutti, invece fuori di Essa tutte le cose, anche le opere più grandi, trovano la fine, ed oh! che bella prerogativa che solo la mia Volontà può dare, sentirsi nell’anima cambiati i suoi atti in Vita Divina perenne.
(4) 2°. - Ora alla prima prerogativa esce in campo la 2a, cioè il diritto di proprietà. Ma chi è che la dota? Chi la costituisce proprietaria? La mia stessa Volontà, perché in Essa non ci sono povertà, tutto è abbondanza, abbondanza di santità, di luce, di grazie, d’amore, e siccome queste le possiede come vita, è giusto che possieda come sue queste proprietà divine, sicché si sente padrona della Santità, padrona della Luce, della Grazia, dell’Amore e di tutti i beni divini, e solo nella mia Volontà c’è questa padronanza, fuori di Essa si dà tutto a misura e senza renderli proprietari, che differenza tra l’uno e l’altro.
(5) 3°. - Dalla seconda nasce la 3a prerogativa, diritto di gloria. Non vi è cosa che fa, piccola o grande, naturale o soprannaturale, che non le viene dato il diritto di gloria, diritto di glorificare in ogni cosa, anche nel respiro, nel palpito, il loro Creatore, diritto di restare glorificati loro stessi nella gloria di Colui che non vi è gloria che da Lui non viene. Perciò nella mia Volontà troverai tutto, e tutto a tua disposizione e con diritto, non umano ma Divino, di cui la mia stessa Volontà ama cederti questi suoi diritti divini, amando la creatura come sua vera figlia”.