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Messaggio del 10 maggio 1986: Pregate perché in tutto il mondo venga il regno dell’amore! Come sarebbero felici gli uomini se regnasse l’amore!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 32-3 Marzo 26, 1933 La piccolezza nella Volontà Divina. Come le opere più grandi, Dio le fa gratuitamente. Esempio, la Creazione e Redenzione, così il regno della Divina Volontà. Nell’incarnazione i Cieli si abbassano.

(1) Mi sento come assediata, investita della luce dell’Eterno Volere, la mia piccolezza è tanta, che temendo di me stessa non faccio altro che nascondermi sempre più in questo celeste soggiorno. Oh! come amerei di distruggere questa mia piccolezza, affinché non sentisse altro che il solo Volere Divino, ma comprendo che non lo posso, né Gesù lo vuole che sia del tutto distrutta, ma la vuole piccola, ma viva per potere operare dentro d’un volere vivo, non morto, per potere avere il suo piccolo campicello d’azione nella mia piccolezza, la quale essendo piccola, incapace, debole, con ragione deve prestarsi a ricevere l’operato grande del Fiat Divino. Ora, in questo soggiorno, delle volte tutto è silenzio, pacifico, con una serenità che neppure un’alito di vento si sente, altre volte spira un lieve venticello che refrigera e corrobora, ed il Celeste abitatore Gesù si muove, si svela, e con tutto amore parla della sua reggia e di ciò che ha fatto e fa il suo amabile ed adorabile Volere. Quindi la cara mia Vita, svelandosi mi ha detto:

(2) “Mia piccola figlia della mia Volontà, tu devi sapere che la piccolezza della creatura ci serve come spazio dove poter formare le opere nostre, ci serve come il nulla della Creazione, e perché nulla, chiamiamo a vita dentro di essa le nostre opere più belle; vogliamo che questa piccolezza sia vuota di tutto ciò che a Noi non appartiene, ma viva, affinché sentissi quanto l’amiamo e la vita delle opere della nostra Volontà che svolge in essa, perciò ti devi contentare di restare viva senza che tu ne sia la padrona, che questo è il grande sacrificio ed eroismo di chi vive di Volontà Divina, sentirsi viva per subire la padronanza divina, affinché faccia ciò che vuole, come vuole, quanto vuole, questo è il sacrificio dei sacrifici, l’eroismo degli eroismi. Ti par poco sentire la vita del proprio volere perché servissi non a sé stesso, come se non avesse diritto, perdere la propria libertà volontariamente, perché servissi alla mia Volontà, dandole i suoi giusti diritti?”

(3) Gesù ha fatto silenzio, poi, come se leggesse nell’anima mia, a certi miei dubbi passati in me sulla Divina Volontà, ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, le più grandi opere fatte dal nostro Ente Supremo, sono state fatte tutte gratuite, senza badare se le creature se lo meritassero o ce lo dicessero; se a ciò badassimo, ci conveniva legarci le braccia e non fare più opere, e se le creature ingrate non ci glorificano, neppure avere il bene di farci glorificare e decantare dalle nostre stesse opere, ah no! no! una sola nostra opera ci glorifica di più di tutte le opere unite insieme di tutte le umane generazioni, un’atto di nostra Volontà compiuto, riempie Cielo e terra, e con la sua virtù e potenza rigenerativa e comunicativa, ci rigenera tanta gloria che non finisce mai, e che le creature appena le goccioline li è dato di comprendere. Difatti, che merito aveva l’uomo ché creammo il cielo, il sole e tutto il resto? Lui non esisteva ancora, nulla ci poteva dire. Sicché la Creazione fu un’opera grande di magnificenza meravigliosa, tutta gratuita di Dio.

(5) E la Redenzione, credi tu che l’uomo la meritasse? Affatto, fu tutta gratuita e se ci pregò fu perché Noi gli facemmo promessa del futuro Redentore, non fu lui il primo a dircelo, ma Noi, era nostro decreto tutto gratuito che il Verbo prendesse umana carne, e fu compiuto quando il peccato, l’ingratitudine umana galoppava ed allagava tutta la terra, e se qualche cosa parve che facessero, erano appena goccioline che non potevano bastare a meritare un’opera sì grande, che dà dell’incredibile, che un Dio si faccia simile all’uomo per metterlo in salvo, e che per giunta lo aveva tanto offeso.

(6) Ora, l’opera grande di far conoscere la mia Volontà affinché regnasse in mezzo alle creature, sarà un’opera nostra tutta gratuita, e questo è l’inganno, che credono che ci sarà il merito e la parte delle creature, ah! si, ci sarà, come le goccioline degli Ebrei quando venni a redimerli, ma la creatura è sempre creatura, quindi ci sarà la parte nostra tutta gratuita, che abbondandole di luce, di grazia, d’amore, la travolgeremo in modo che sentirà forza non mai sentita, amore non mai provato, sentirà più viva la nostra Vita palpitante nell’anima sua, tanto che le sarà dolce il far dominare la nostra Volontà. Questa nostra vita esiste tuttora nell’anima, le fu data da Noi dal principio della sua creazione, ma sta tanto repressa e nascosta, che sta come se non la tenesse, sta come il fuoco sotto alla cenere, che coperto e come schiacciato sotto di essa non fa sentire il beneficio della vita del suo calore. Ma supponi un vento gagliardo, la cenere fugge da sopra il fuoco e fa vedere e sentire la sua vita; così il vento gagliardo della luce del mio Fiat metterà in fuga i mali, le passioni, che come cenere nascondono la Vita Divina in loro, e sentendola viva, avranno vergogna di non fare dominare la nostra Volontà. Figlia mia, il tempo dirà tutto, e quelli che non credono rimarranno confusi”.

(7) Dopo di ciò seguivo la Divina Volontà nell’Incarnazione del Verbo, per far correre il mio amore, la mia adorazione e ringraziamento in quest’atto sì solenne e pieno di tenerezza e di amore eccessivo, che Cielo e terra sono tremebondi e restano muti, non trovando parole degne come inneggiare ad un eccesso d’amore sì strabiliante, ed il mio dolce Gesù con una tenerezza da farmi spezzare il cuore, mi ha detto:

(8) “Figlia carissima, nella mia incarnazione fu tanto l’amore, che i Cieli si abbassarono e la terra si elevò; se i Cieli non si abbassavano, la terra non aveva virtù di elevarsi, fu il Cielo del nostro Ente Supremo che preso da un eccesso d’amore, il più grande non mai udito, si abbassò, baciò la terra elevandola a Sé e si formò la veste della mia Umanità per coprirsi, nascondersi, immedesimarsi, unificandosi insieme per fare vita comune con Essa, e formando non un solo eccesso d’amore, ma una catena di continui eccessi, restringeva la mia immensità nel piccolo cerchio della mia Umanità, per me la potenza, l’immensità, la fortezza era natura, ed usarlo non mi avrebbe costato nulla, quello che mi costò fu che nella mia Umanità dovevo restringere la mia immensità, e restarmi come se non avessi né potenza, né fortezza, mentre erano già con me ed inseparabili da me, e dovevo adattarmi ai piccoli atti della mia Umanità, e solo per amore, non perché non potevo. Quindi scesi in tutti gli atti umani per elevarli e dargli la forma e l’ordine divino. L’uomo col fare la sua volontà distrusse in sé il modo e l’ordine divino, e la mia Divinità coperta dalla mia Umanità, venne a rifare ciò che lui aveva distrutto; si può dare amore più grande verso di una creatura così ingrata?”