(1) La mia povera mente, mentre valicava il mare del Fiat Divino, a secondo la mia piccola capacità, comprendeva il suo valore, la sua santità ed il gran prodigio che la creatura, purché vivesse in Essa, può racchiudere in essa una Volontà sì santa ed interminabile, e si fa portatrice e posseditrice di questo Volere sì santo, che coinvolge e racchiude tutto. Che il grande racchiuda il piccolo, non c’è niente di maraviglia, ma che il piccolo racchiuda il grande, dà dell’incredibile, e solo Iddio può fare questi prodigi. Bontà divina, quanto sei ammirabile e più che madre tenera ed amorosa che vuol racchiudersi nel figlio per metterlo al sicuro, e farsi ripetitrice della vita del suo stesso parto, per avere la gloria di poter dire: “Il figlio è tutto simile alla madre sua”. Ma mentre la mia mente si felicitava nelle pure gioie del Fiat Divino, un turbine triste ha funestato le mie gioie, e comprendevo il gran male e l’affronto terribile che si fa a Dio quando arbitrandoci facciamo la nostra volontà. E l’amato Gesù ripetendo la sua breve visitina, tutto amareggiato mi ha detto:
(2) “Mia figlia buona, ahi, la volontà umana! essa guerreggia Iddio e guerreggia sé stessa, le armi che muove contro il suo Creatore feriscono sé stessa, e la sua anima resta come un corpo fatto a brandelli innanzi a Dio; ogni atto di volontà umana la divide dal suo Creatore, dalla sua santità, dalla sua fortezza, potenza, dal suo amore ed immutabilità. Senza della mia Divina Volontà, diventa la creatura come una città assediata, che i nemici la costringono a morire di fame, ed a martoriarla in tutte le membra, con questa differenza, che i carnefici che le strappano le membra è la propria volontà, non sono i nemici che la tormentano, ma lei stessa, si fa nemica di sé stessa. Se tu sapessi il dolore che sento quando veggo le anime fatte in brandelli, ogni atto di sua volontà è una divisione che forma tra Dio ed essa, è uno spostarsi dalla bellezza della sua creazione, è un raffreddarsi dal vero e puro amore, è smarrirsi dalla sua origine, è un prepararsi se la volontà precipita nel mal grave, o un inferno anticipato, o un purgatorio se il male è leggero. La volontà umana è come la cancrena al corpo, che tiene virtù di far cadere le carni a brandelli, e di deformare la bellezza della creatura. Povere anime senza della mia Volontà Divina, perché Essa sola tiene la virtù unitrice che unificando tutto insieme, il pensiero, il desiderio, l’affetto, l’amore, la volontà umana, dà la bella forma unitiva all’anima della creatura. Invece, senza della mia Volontà, il pensiero vuole una cosa, la volontà un’altra, il desiderio ne vuole un’altra, l’affetto un’altra, in modo che si dibattono tra loro, si arruffano, si dividono, ahi! non vi è pace né unione senza della mia Volontà, manca chi vi metta il cemento, per riunire le parti divise e renderla forte contro tutti i mali che possono insorgere. Perciò il tuo Gesù non fa altro che piangere sulle ruine di queste più che Gerusalemme sconvolte, che invece di riconoscere il loro Messia, lo disconobbero e gli diedero la morte. Così la mia Volontà viene disconosciuta mentre sta in mezzo a loro ed in loro, e formano delle loro anime, piccole città sconvolte che mi costringono a farmi ripetere la minaccia, che di loro non rimarrà pietra sopra a pietra, perché senza della mia Volontà sono cittadelle senza re, quindi non hanno né chi le protegge, né chi le difende, né chi le somministri gli alimenti necessari per fare il bene e per non farli intrinsichire nel male. Ed Io piango sulla loro sorte, e prego che riconoscano la mia Volontà, l’amino e la facciano regnare, e tu prega insieme con me”.
(3) Dopo di ciò seguivo gli atti che il mio dolce Gesù fece stando su questa terra, e lo pregavo di cuore che in virtù dei suoi atti facesse conoscere a tutti la sua Volontà, e seguendolo nelle vie che percorreva, la mia mente si è fermata nell’atto quando il mio eterno amore Gesù attraversava i campi e si dilettava di guardare i fiori e coglierli con le sue mani creatrici, ed io volevo mettere il mio ti amo sopra di ciascun fiore, affinché si cambiassero in voce e fiori parlanti che chiedessero che il suo Volere fosse conosciuto ed amato. E Gesù facendosi sentire, tutto bontà ha soggiunto:
(4) “Figlia benedetta, voglio dirti i miei dolori ed il segreto del mio cuore, tu devi sapere che la volontà umana fu il chiodo più trafiggente del mio cuore, Io nel percorrere le vie, i campi, guardavo i campi fioriti, gli alberi carichi di frutti e sentivo le gioie della mia Creazione, e quei campi fioriti mi simboleggiavano più che fiori, le bellezze, le vivacità, la freschezza ed il bel colorito della creatura, ed Io ne gioivo, ma subito il chiodo dell’umano volere me li faceva vedere trasformati in fiori appassiti, scoloriti, secchi, declinando sullo stelo in atto di morire, che invece di profumo cambiati in cattivo odore, ed i frutti degli alberi acerbi ed infraciditi, simbolo del male in cui riduce la volontà umana la creatura, l’opera più bella delle nostre mani creatrici. Io avevo un dolore e quei fiori mi strappavano le lacrime dagli occhi, perché mi sentivo più forte addentrare il chiodo dell’umano volere. Ed è tanto forte il mio dolore, che aspetto il tuo ti amo che mi chieda che si conosca il bene della mia Volontà, ed il male dell’umana volontà, affinché si faccia la mia ed aborriscano la loro. Molte volte guardavo il cielo azzurro tempestato di stelle, ed il sole con la sua maestà sfolgorante luce, che dominava tutta la terra, simbolo del cielo dell’anima, ed il sole della mia Volontà che doveva sfolgorare dentro di questo cielo sì incantevole, che doveva dominare con la sua luce il cielo dell’anima e la bella terra fiorita dei loro corpi, ed il mio cuore aveva dei sussulti di gioia, ma che, erano brevi istanti, subito il chiodo dell’umano volere usciva in campo e formando nubi nerissime, cariche di tuoni, lampi, grandine, occultava il sole, toglieva la bella vista del cielo sereno e scaricandosi sulla povera creatura devastava il cielo dell’anima e la terra dei loro corpi, gettando ovunque desolazione e raccapriccio. Posso dire che non feci un passo quando vissi quaggiù, che il chiodo dell’umano volere non mi trafiggesse, dacché nacqui finché Io morii, fu proprio esso che formò il più duro e continuo mio martirio, perché mi trasformò da bella in brutta la mia più bella opera creatrice, ed Io in tutto ciò che facevo e soffrivo, avevo di mira sempre l’umana volontà per metterla in salvo. Ed oh! come amo chi chiama gli atti miei, si unisce insieme con me, e sul rogo del mio stesso sacrificio e del mio amore sacrifica sé stessa, per ottenere il gran bene che la mia Volontà fosse conosciuta e dominasse l’umano volere, fonte di tutti i mali della povera creatura. Perciò sempre insieme con me ti voglio, non mi lasciare mai solo per poter ripetere la mia Vita in te”.