MaM
Messaggio del 2 agosto 2010:Cari figli, oggi vi invito a cominciare insieme a me nei vostri cuori a costruire il Regno dei Cieli, a dimenticare ciò che è personale e, guidati dall’esempio di mio Figlio, a pensare a ciò che è di Dio. Che cosa Lui desidera da voi? Non permettete a satana di aprirvi le strade della felicità terrena, strade in cui non c’è mio Figlio. Figli miei, sono false e durano poco. Mio Figlio esiste. Io vi offro la felicità eterna e la pace, l’unità con mio Figlio, con Dio, vi offro il Regno di Dio. Vi ringrazio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 31-28 Febbraio 24, 1933 La verità, seme; agricoltore celeste e seminatore umano. Immutabilità dei modi divini. A che servono le pene e le contraddizioni.

(1) La mia piccola mente era tutta occupata dalle tante verità che il benedetto Gesù mi aveva manifestato sulla Divina Volontà, e ciascuna di esse mi si presentava come portento distinto l’uno dall’altro, ma portento divino, non umano, non di terra ma di Cielo e stavano come tutte in atto di voler assalire la creatura per comunicarle e trasformarla nella loro portentosa virtù tutta celestiale e divina, ma mentre la mia mente era così occupata, pensavo tra me: “Eppure innanzi a verità così celesti e divine, cui l’ombra dell’umano non esiste, così amabili, così penetranti, sante, piene di luci, ciascuna delle quali racchiude la vita, l’amore, la santità di Colui che le ha manifestato, vi è che qualcuno leggendo qualche cosa di queste verità le mettono in dubbio, fanno difficoltà, e tu lo sai o Gesù, a te tutto è noto”. E mi sentivo tutta oppressa e sospiravo il mio dolce Gesù per dirgli la mia pena, e Lui sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Mia buona figlia, non ti affliggere per questo, tu devi sapere che una verità per conoscerla bisogna amarla, l’amore fa sorgere l’appetito, l’appetito dà il gusto, il gusto fa sorgere la fame di mangiarne a sazietà e masticarne ben bene la sostanza di un cibo, ossia delle mie verità, la masticazione produce la facile digestione in modo che si sente il possesso del gran bene che possiede e produce la mia verità, ed allora i dubbi cessano, le difficoltà si sciolgono come neve innanzi ai raggi di un sole cocente. Ora, se appena le hanno sfiorate senza mangiarle con uno studio profondo, con un amore che genera l’appetito, che maraviglia che fanno dubbi e difficoltà? Oh! come avrebbero fatto meglio dire: “Non è cibo per noi, né abbiamo volontà di mangiarlo”, anziché dare giudizi. Ma si sa che le mie verità trovano posto, più nei cuori semplici che nei dotti. Ciò successe nella mia Redenzione, con mio dolore nessun dotto mi seguì; ma tutti i poveri, ignoranti e semplici. Tu devi sapere che le mie verità sono semi che Io, agricoltore celeste continuo a seminare nelle anime, e se faccio la mia semina con certezza il frutto lo devo raccogliere. Molte volte succede a me come al povero seminatore che getta il suo seme nella terra, la quale per mancanza di umido, la terra non tiene la forza di mangiarsi il seme per digerirlo e convertirlo in terra, e dalla sostanza che ha assorbito dal seme dare al povero agricoltore il dieci, il venti, il cento del seme che si ha mangiato; altre volte, mentre getta il seme, per mancanza di pioggia la terra si fa dura sopra del seme, e non trova la via di far uscire la vita, la sostanza del seme che racchiude, ed il povero agricoltore deve aver pazienza a ricevere il raccolto dei suoi semi. Ma però con l’aver seminato il seme, ha già fatto una cosa e può tenere speranza, chissà una pioggia dia l’umido alla terra, la quale possedendo la sostanza del suo seme, metterà fuori ciò che ha seminato, oppure togliendo la durezza, smovendola, forma le vie per fare riprodurre il suo seme, sicché il seminatore ad onta che la terra non produce subito la molteplicità del seme che ha ricevuto, il tempo, le circostanze, la pioggia, può far produrre un raccolto più abbondante che non si aspettava. Ora, se l’agricoltore ad onta di tutte le difficoltà della terra può sperare e ricevere un abbondante raccolto, molto più Io, agricoltore celeste, avendo uscito dal mio seno divino tanti semi di verità celesti, per seminarli nel fondo dell’anima tua, e dal raccolto riempirò tutto il mondo. Vuoi tu dunque credere che per dubbi e difficoltà di alcuni, che chi, come terra senza umido, e chi, come terra dura ed incallita, Io non devo fare il mio raccolto sovrabbondante? Figlia mia, ti sbagli! il tempo, le persone, le circostanze cambiano, e ciò che oggi si può vedere nero, domani si potrà vedere bianco, perché molte volte si vede a secondo le predisposizioni che hanno, ed a secondo la vista lunga o corta che l’intelletto possiede. Poveretti, bisogna compatirli, ma il tutto sta che Io ho già fatto la semina, la cosa più necessaria, più sostanziosa, più interessante, era manifestare le mie verità. Se il mio lavoro l’ho fatto, la parte principale è stata messa in opera, ho trovato la tua terra per gettare il mio seme, il resto verrà da per sé, ed i dubbi, le difficoltà, le pene, serviranno come al povero agricoltore potessero servire la legna, il fuoco, per cuocere il seme raccolto e farne suo cibo. Così possono servire a me ed a te come soli per farli maturare nei cuori, come legna e fuoco per darle non con le sole parole, ma con la pratica e col sacrificio del fuoco della propria vita cuocerle, per convertirlo in cibo dolcissimo ed imboccarlo alle creature. Figlia mia, se Io avessi voluto dare ascolto a ciò che si diceva di me, ed alle contraddizioni che mi facevano alle verità che manifestai quando venni sulla terra, non avrei formato né la Redenzione, né manifestato il mio Vangelo. Eppure erano i più dotti, la parte nobile, coloro che avevano studiato le scritture e che insegnavano al popolo la religione, li lasciai dire e sopportai con amore e pazienza invitta le loro continue contraddizioni, e me ne servii come legna delle pene che mi diedero, per bruciarmi e consumarmi sulla croce per amore loro e di tutti. Così oggi, se Io volessi dare ascolto a ciò che dicono sulle verità della mia Divina Volontà, avrei dovuto mettere un termine alle manifestazioni sopra di Essa, ed ai disegni che voglio compiere col manifestarle; ma no, non soffriamo di mutabilità, l’operato divino è immutabile, l’operato umano tiene questa debolezza, ed agisce a secondo l’apprezzamento che le fanno gli altri, ma Noi no, quando decidiamo non c’è chi ci sposta, né tutte le creature, né tutto l’inferno, però aspettiamo col nostro amore inestinguibile, tempi, circostanze e persone che devono servirci a ciò che abbiamo stabilito. Perciò non volerti preoccupare, e facendo tuo il nostro modo divino, se occorre, metti il sacrificio della tua vita per ottenere che la mia Divina Volontà sia conosciuta e regni in tutto il mondo”.

(3) Il mio dolce Gesù ha fatto silenzio ed io continuavo a pensare all’impossibilità che la Divina Volontà possa regnare come in Cielo così in terra, e Gesù sospirando ha soggiunto:

(4) Figlia benedetta, ciò che è impossibile agli uomini, tutto è possibile a Dio, e se fosse impossibile che la mia Volontà potesse regnare come in Cielo così in terra, la mia bontà tutta paterna non avrebbe insegnato la preghiera del Pater Noster, perché far pregare per cose impossibili non l’avrei né Io recitato con tanto amore per il primo, mettendomi a capo di tutti, né l’avrei insegnata agli apostoli affinché l’insegnassero a tutto il mondo come la preghiera più bella e la più sostanziosa della mia Chiesa. Cose impossibili Io non le voglio, né pretendo dalla creatura, né Io stesso le faccio le cose impossibili. Quindi se fosse stato impossibile che la mia Volontà Divina potesse regnare come in Cielo così in terra, avrei insegnato una preghiera inutile e senza effetto, ed Io cose inutili non ne so fare, al più aspetto anche secoli, ma devo far sorgere il frutto della mia preghiera insegnata, molto più che gratuitamente, senza che nessuno me l’avesse detto, che Io dessi questo gran bene che la mia Volontà si facesse come in Cielo così in terra, Io stesso come a seconda creazione, senza che nessuno mi pregò, Io distesi i cieli, creai il sole e tutto. Così di mia Volontà, tutto spontaneo Io dissi: “Pregate che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra”. E quando spontaneamente si dice pregate che ciò avvenga, senza che nessuno mi ha importunato, significa che prima guardai tutto nella mia onniveggenza, ponderai ben bene le cose e quando vidi che ciò era possibile, allora mi decisi d’insegnare il Pater Noster, volendo la volontà umana unita alla nostra che sospirasse che venisse a regnare come in Cielo così in terra. Sicché tutto ciò che ho manifestato sulla mia Volontà, sta racchiuso in quelle sole parole: “Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra”. In queste poche parole ci sono racchiusi abissi di grazie, di santità, di luce e abissi di comunicazioni e trasformazioni divine tra Creatore e creatura. Figlia mia, era il regalo che faceva il tuo Gesù alle umane generazioni, come compimento della mia Redenzione, il mio amore non era contento ancora, le mie pene non mi avevano portato piena sazietà, volevo, volevo dare ancora, volevo vedere il mio Cielo in terra in mezzo ai figli miei, perciò pochi giorni prima di partire per il Cielo, primo decisi di dare la mia Volontà come in Cielo così in terra, e dopo insegnai il Pater Noster, nel quale Io restai compromesso di dare questo gran dono, ed il tuo Gesù, quando si compromette, non viene mai meno, perciò non mettere dubbi, e se gli altri dubitano, lasciali fare, che ne sanno loro come devo svolgere le cose, Io ho potere e volere nelle mie mani e ciò mi basta, e tu resta in pace e segui sempre il mio Volere, fidati del tuo Gesù e vedrai”.