MaM
Messaggio del 21 marzo 1985:Cari figli, desidero continuare a darvi i miei messaggi, e perciò oggi vi invito a vivere e ad accogliere i miei messaggi. Figli, vi amo ed ho scelto in modo speciale questa parrocchia che mi è prediletta in modo particolare, dove sono rimasta volentieri quando l'Altissimo mi ha invitato ad essa. Pertanto vi invito: Accoglietemi, cari figli, perché anche voi siate felici. Ascoltate i miei messaggi! Ascoltatemi! Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 31-17 Novembre 27, 1932 L’umana volontà è come carta in cui viene coniata l’immagine divina, e Dio vi mette il valore del numero che vuole. Esempio. Dio racchiuso nell’atto della creatura.

(1) Sono sempre in preda del Fiat Divino, la mia piccolezza non si stanca di girarle intorno e dentro di Esso, con la speranza certa di consumarmi nella sua luce, e con l’appetito di addentrarmi sempre più nelle sue conoscenze per poter gustare nuovi gusti divini, perché ogni conoscenza in più, è un gusto di più che si riceve, e stuzzica l’appetito a volerne gustare altro. Delle volte si sente una fame insaziabile che non sazia mai, e si vorrebbe stare sempre bocca aperta per ricevere questo alimento celeste. Quindi la mia mente era affollata di tante cose che riguardavano la Divina Volontà, che se io volessi scrivere tutto, non so dove andrei a prendere la carta, perciò mi limito per quanto posso, e siccome qualche dubbio serpeggiava nella mia mente, il mio Celeste maestro Gesù, visitando la sua piccola neonata mi ha detto:

(2) “Figlia benedetta, un’atto allora ha più valore quando si conosce il bene che c’è dentro, e quanto più si conosce, tanto più acquista, perché la creatura fa quell’atto in base del valore che conosce, e la nostra paterna bontà non sa ingannare, né burlare nessuno, se facciamo conoscere che c’è quel valore in quell’atto e perché vogliamo dare il valore da Noi manifestato, ed il segno certo è la stessa conoscenza che già possiede per sé stesso quel valore. Noi facciamo come un re che prende una carta che non ha valore e vi mette, dove cento, dove mille, dove un milione. . . , la carta è la stessa qualità, la stessa forma, ma a secondo il numero così possiede il suo valore, quindi chi dà il valore alla carta è il numero e l’immagine del re, il quale se ne serve qual moneta del regno. Ora così facciamo Noi: La carta è l’atto della creatura, la conoscenza è la nostra immagine divina, il valore è il numero che mettiamo. Dunque, qual meraviglia se diciamo che un’atto solo nella nostra Volontà, supera in valore tutti gli atti insieme di tutte le altre creature fatti fuori di Essa? E’ la nostra immagine che si conia come su carta nell’atto umano, ed il valore della nostra conoscenza che vi mette il numero; non siamo Noi padroni di mettere il numero che vogliamo sulla carta dell’umano volere? Se è padrone il re di mettere il numero che vuole sopra d’una vilissima carta, molto più Noi per formare la moneta che deve correre nella nostra patria azzurra. Oltre di ciò, la nostra Volontà fu un dono gratuito che demmo all’uomo, nulla ci pagò per averlo, ne lui teneva monete o mezzi sufficienti per pagarci, se non che la vilissima carta della sua volontà umana, che per sua sventura, neppure ce la volle prestare per tenersi il nostro gran dono, e poi, Noi eravamo il suo Padre tenerissimo ed amantissimo e tra Padre e figli non si fanno i conti, perché si sa che il Padre deve dare ai figli, ed essi sono obbligati con dovere di giustizia ad amare e tenere con stima ciò che li dà il Padre. Ecco perciò la necessità delle conoscenze sulla Divina Volontà, e le facciamo a grado a grado, affinché la creatura apprezzi questo dono sì grande, che gratuitamente le vogliamo dare. La conoscenza genera l’appetito, il desiderio di conoscere di più, e l’umano volere si dispone a poco a poco a subire la trasformazione, l’unificazione della Divina Volontà, e Noi senza far conti, né badare se ci può pagare o no, metteremo la nostra immagine ed il numero incalcolabile d’un valore divino, e saremo contenti di vedere i nostri figli ricchi e felici, della nostra stessa felicità e ricchezza divina”.

(3) Oltre di ciò, il mio dolcissimo ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, tu devi sapere che come la creatura opera nella nostra Volontà, subisce nell’atto suo la fecondità divina, la quale forma il germe divino in tutti gli atti di essa, che diramandosi in tutta l’anima, forma il germe divino nel pensiero, nella parola, in tutto, in modo che si vede nel suo piccolo atto il dolce incanto del suo Creatore, felice di dar vita con la sua amabile presenza all’atto della creatura. Oh! se si potesse vedere da tutti la dolce sorpresa, il prodigio inaudito, l’Ente Supremo racchiuso nel breve giro dell’atto umano, resterebbero talmente stupiti, che tutto il prodigio dell’universo sarebbe un bel nulla a paragone di questo. Perciò c’è gran differenza tra chi opera nella mia Volontà, e tra chi opera senza di Essa. La prima è sorgente di cui la fonte si può vantare che mai finisce la sua acqua, e che può dare acqua a chi vuole senza mai seccare; la seconda è fonte che non sorge e si secca. La prima è terra feconda ed i suoi prati sono sempre fioriti; la seconda è terra sterile che appena produce qualche pianta selvatica. La prima tiene il Sole a sua disposizione, il quale le fa bere i suoi larghi sorsi di luce, di dolcezza, di santità, di pazienza invitta, di eroismo, di sacrifici; la seconda tiene la notte che le da i sorsi per mantenere le sue passioni, per debilitarlo e fargli perdere la vista del Cielo. La differenza tra l’una e l’altra è grande, perciò sii attenta e fa che la mia Volontà Divina ti consuma e ti trasformi tutta nella sua luce”.