(1) La mia piccola mente si sentiva riempita delle dolci lezioni del mio amabile Gesù, ed impensierita voleva suscitarmi dubbi e timori, e sebbene so che quando Gesù vuole, fa giungere l’anima dove vuole e come vuole, né ci sono leggi per Lui, né si fa dettare leggi da nessuno, né dà retta alle vedute umane, anzi ne fa sempre delle nuove per confonderli, né si fa mettere il passo avanti alla potenza del suo amore chiunque sia, per quanti dubbi e difficoltà possano dire e fare, anzi se ne fa una burla di loro e li fa restare nelle loro chiacchiere e fa i fatti con l’anima che ha eletto, ma con tutto ciò, la mia fragilità ricordava le mie vicende dolorose e mi sentivo scossa e dicevo: “Chi sa quanti dubbi faranno su questo modo di dire di Gesù”. E mi sentivo tutta afflitta ed oppressa, ma Gesù che vigila la povera anima mia, ripetendo la sua visitina, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia benedetta, non ti dar pensiero di nulla, la mia Volontà tiene virtù di far morire tutto ciò che ad Essa non appartiene, e di ricambiare in vita di luce le stesse debolezze e miserie della creatura, tutto ciò che ti dico non è virtù di essa, ma è virtù e potenza della mia Volontà che tutto può; la mia Volontà simboleggia il sole, che come sorge mette in fuga le tenebre, le fa scomparire e morire, e come investe la terra, così dà a tutte le cose la sua vita di luce, così il mio Volere, come la creatura si fa investire dalla potenza della sua luce, così le tenebre la lasciano, i suoi mali muoiono e vengono ricambiati in vita di luce, e chi ciò non comprende significa ch’è analfabeto, e perciò non comprende né che cosa è la mia Volontà, né che può fare, né dove può giungere chi vive in Essa e che si fa investire dalla sua luce. Quindi lasciali dire, Io farò i fatti e loro resteranno con le parole, se non hanno fatto uno studio profondo, che vuoi che comprendano? Forse saranno dotti, dottori di altre cose, ma della mia Volontà saranno sempre ignorantelli, perciò mettiamoli da parte e pensiamo a fare non parole, ma veri fatti.
(3) Tu devi sapere che chi opera nella mia Divina Volontà, le sue opere, i suoi atti, le sue adorazioni, il suo amore verso Dio, vengono fatti e formati nell’ambito dell’eternità, perché la mia Divina Volontà è eterna, e tutto ciò che si può fare in Essa non esce da dentro l’eternità, e restano confermate per sempre in opere, adorazioni, amore divino e perenne, si possono chiamare opere della creatura trasfuse in Dio, nelle quali Dio stesso ha operato, l’umano non entra né nel Voler Divino, né nell’eternità, e se entra deve perdere la vita per riacquistare la vita e le opere di Dio medesimo, perciò chi vive nel nostro Volere viene guardato da Noi non nel tempo, ma nell’eternità, e per decoro ed onore nostro i suoi atti devono essere atti nostri, il suo amore, amor nostro. Sentiamo che la creatura viene nel nostro Volere per darci l’occasione di farci operare e di darle il nostro amore per farci amare col nostro medesimo amore. Tutto dev’essere nostro e tutto ciò che fa dev’essere coniato con l’immagine del suo Creatore, invece chi opera fuori della mia Volontà Divina, opera nel tempo, ama, adora nel tempo, viene guardato nel tempo, e tutto ciò che si fa nel tempo, sono opere senza conferma, anzi devono aspettare il giudizio per essere: O confermate o condannate, oppure purificate dal fuoco del purgatorio, e sono guardate come opere di creature nelle quali può mancare pienezza di santità, pienezza d’amore e pienezza di valore infinito. Tutto al contrario chi vive ed opera nella nostra Volontà, essendo atti nostri, tutto è pienezza di santità, d’amore, di bellezza, di grazia, di luce e di valore infinito. C’è tale distanza tra l’uno e l’altro, che se tutti la comprendessero, oh! come sarebbero attenti a vivere nel nostro Volere, affinché restassero svuotati dell’atto umano e riempiti dell’atto operante d’una Volontà Divina. Quindi sii attenta, e non fare nulla che non sia trafilato e svuotato dalla luce della mia Volontà, e mi darai il sommo contento di mettermi all’opera, e di farmi operare da quel Dio che sono. Perciò in Essa ti aspetto sempre, per muovere il passo per venirti incontro, per stenderti le braccia, affinché operi in te, per aprire la bocca e trattenermi con te in dolce conversazione per manifestarti gli arcani segreti del mio Fiat Supremo”.
(4) Dopo di ciò stavo pensando a tutto ciò che il mio Sommo Bene Gesù mi aveva detto, come se volessi sorgere in me dubbi e difficoltà, e Lui con una maestria indicibile mi ha detto:
(5) “Mia figlia buona, non ti meravigliare di ciò che ti dico, tutto è possibile alla mia Volontà, l’impossibile non esiste, purché la creatura si faccia condurre da Essa tutto è fatto. Tu devi sapere che tutto ciò che ti dico serve per formare, ordinare, armonizzare il regno della mia Divina Volontà; sto ripetendo il modo che tenni nella Creazione: “Pronunziavo il Fiat e tacevo, e sebbene dicono giorni, a quei tempi il giorno non esisteva, quindi potevano essere anche epoche in cui formai la gran macchina dell’universo, parlavo ed operavo, ed era tanto il mio compiacimento dell’opera che produceva la mia parola, che con un mio “Fiat” mi disponeva e mi rapiva un’altro mio “Fiat”, e poi un’altro ancora, fino a tanto che il mio “Fiat” allora si arrestò quando vidi che nulla mancava all’opera sua, anzi tutto era sontuosità, bellezza, ordine ed armonia, e per godermi le mie opere restai come vita e a guardia il mio stesso “Fiat”. Lo stesso mio “Fiat” con la sua potenza mi legò nelle mie opere e mi rese inseparabile da esse. Il tutto sta il pronunciare il mio primo “Fiat”, dare le mie prime lezioni, deporre nell’anima la potenza e l’opera del mio “Fiat”, e quando ho incominciato, posso dire non la finisco più, fino ad opera compiuta. Che avresti detto se fossi fatto la Creazione a meta? Non sarebbe stata un’opera degna di me, né un amore esuberante il mio, perciò un “Fiat” mi tira e mi rapisce l’altro, forma il vuoto nella creatura dove mettere l’ordine, l’armonia del mio “Fiat” operante, la dispone e s’impone su di me a farmi dare altre lezioni, da poter formare tanti atti insieme, i quali uniti tra loro, formano la nuova creazione più bella, più artificiosa della macchina dell’universo, la quale deve servire per il regno della mia stessa Volontà. Quindi ogni mia parola è un’opera, è un sbocco d’amore di più, è un mettere termino al mio primo “Fiat” incominciato, il quale, dandosi la mano il primo e l’ultimo che verrà pronunciato, formeranno l’intreccio della nuova creazione del mio regno nel fondo dell’anima, il quale trasmesso ai posteri sarà portatrice più dello stesso universo, di beni, di santità, di grazie alle umane generazione. Vedi dunque che significa una parola in più, una parola in meno, una lezione in più, una lezione in meno. Sono opere, le quali se non vengono ricevute, con non farne conto, il mio “Fiat” non tira e rapisce a pronunziare altri “Fiat”, e quindi non sarà completa, ed Io aspetterò e ripeterò le mie lezioni, e se le ripeto è segno che non hai tenuto conto di quello che ti ho detto, ed Io non voglio che manchi nulla, perché è stabilito tutto quello che debbo dirti della mia Volontà. Perciò sii attenta e lasciami fare ciò che voglio”.
(6) Dopo di ciò stavo pensando a ciò che sta scritto a principio di questo capitolo, cioè, che chi opera nella Divina Volontà opera nella eternità, chi opera fuori di Essa opera nel tempo, e pensavo tra me: “E perché questa gran differenza?” Ed il mio sommo amore Gesù ha soggiunto:
(7) “Figlia mia, è facile il comprenderlo. Supponi che ti fosse dato un metallo di oro in cui tu, lavorandolo, formeresti tanti belli oggetti d’oro, ma se invece dell’oro ti fosse dato un metallo di rame, di ferro, tu non potresti cambiare il rame ed il ferro in metallo d’oro, quindi faresti oggetti di rame, oppure di ferro. Ora paragoni gli oggetti di ferro con quelli d’oro, quale ne è la differenza del valore? Oppure hai impiegato lo stesso tempo nel lavorarli, hai fatto oggetti simili, ma per diversità di metallo, quelli di oro superano in modo sorprendenti in valore, in bellezza, in finezza, quelli di ferro. Ora, chi opera anche il bene con la sua volontà umana, siccome si trova nel tempo a valicare la sua via, si può dire che tutto ciò che fa sono opere temporanee, soggette a mille miserie, saranno sempre opere umane di minimo valore, perché le manca il filo d’oro di luce della mia Volontà. Invece chi opera in Essa, avrà il filo d’oro in suo potere, non solo, ma avrà il suo Creatore operante nell’atto suo, avrà non il tempo, ma l’eternità in suo potere. Quindi la sola differenza tra Volontà Divina ed umana, non c’è paragone che regge tra l’una e l’altra. E’ proprio questo il vivere nella mia Volontà, Essa tiene l’atto primo ed operante nella creatura, fa come un maestro che vuole essere svolto il tema che ha dato al suo alunno, lui stesso le dà la carta, le mette la penna in mano, mette la sua mano sopra la stessa mano del discepolo e svolge il tema, scrivendo insieme la mano del maestro e quella del discepolo. Ora, non si deve dire che il maestro è stato operante, ed ha messo in quel tema la sua scienza, la sua bella calligrafia in modo che nessuno potrà trovare ombra di difetto? Ma però l’alunno non si è spostato, ha subito l’opera del maestro, si ha fatto condurre la mano senza alcuna resistenza, anzi felice nel vedere le belle idee, i preziosi concetti nei quali si sentiva rapire. Ora non si deve dire che il fortunato discepolo possiede il valore, il merito del lavoro del suo maestro? Così succede a chi vive nella mia Volontà: La creatura deve subire l’atto che vuol fare il mio Volere, non si deve mettere da parte, ed Essa deve mettere l’occorrente che conviene al suo atto divino, ed è tanta la nostra bontà, che la facciamo posseditrice dei nostri stessi atti. Invece chi non vive nel nostro Volere, succede come quando il maestro dà il tema al suo discepolo, ma non si fa lui attore del tema del discepolo, lo lascia a libertà sua, in modo che può fare degli errori e lo fa a secondo la sua piccola capacità, perché non sente sopra e dentro di sé, né la capacità, né l’atto operante del suo maestro, ed il tema non è altro; ché la nostra grazia non lascia mai la creatura anche nel piccolo bene che fa, ed a secondo le disposizioni della creatura, si presta o come atto operante, o come atto assistente, perché non c’è bene che si fa che non viene aiutato e sostenuto dalla grazia Divina”.