MaM
Messaggio del 2 maggio 2015:Cari figli aprite i vostri cuori e provate a sentire quanto vi amo e quanto desidero che amiate mio Figlio. Desidero che Lo conosciate di più perché è impossibile conoscerlo e non amarLo, perché Lui è l’amore. Figli miei, io vi conosco: conosco i vostri dolori e le vostre sofferenze perché le ho vissute. Gioisco con voi nelle vostre gioie. Piango con voi nei vostri dolori. Non vi abbandonerò mai. Vi parlerò sempre con mitezza materna e, come madre, ho bisogno dei vostri cuori aperti, affinché con la sapienza e la semplicità diffondiate l’amore di mio Figlio. Ho bisogno di voi aperti e sensibili verso il bene e la misericordia. Ho bisogno della vostra unione con mio Figlio, perché desidero che siate felici e Lo aiutiate a portare la felicità a tutti i miei figli. Apostoli miei, ho bisogno di voi, affinché mostriate a tutti la verità divina, affinché il mio cuore, che ha sofferto e soffre anche oggi immensamente, possa nell’amore trionfare. Pregate per la santità dei vostri pastori, affinché nel nome di mio Figlio, possano operare miracoli, perché la santità opera miracoli. Vi ringrazio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 31-13 Ottobre 30, 1932 Chi vive nella nostra Volontà Divina emette tre atti: Concorrente, assistente e ricevente. Tutte le qualità divine chiamano continuamente chi vive nella sua Volontà, per formarla e crescerla simile ad esse.

(1) Il mare del Voler Divino continua a mormorare nell’anima mia, oh! come è dolce, penetrante e travolgente il suo mormorio, mi travolge tanto, che mormoro insieme come se fosse mio questo mare divino, e fuso insieme non so fare altro che ciò che fa la stessa Volontà Suprema. Ma mentre mormoravo amore, adorazione, gioie, felicità, bellezza, le quali come tante vene entravano in me, il mio dolce Gesù visitando la sua piccola figlia mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, la tua piccolezza nel mare interminabile del nostro Volere è la nostra gioia più grande; tu devi sapere che chi vive in Esso emette atti concorrenti, assistenti e riceventi. Nel primo concorre con gli stessi atti del suo Creatore, essendo l’una la volontà dell’altro, questa Divina Volontà non vi è cosa che Essa faccia, cui non mette la creatura a concorrere insieme nel suo operato, ed ecco che il mio Volere non è più solo, sente l’inseparabilità di chi vive in Esso, negli atti suoi sente una volontà finita nell’infinita, che ama insieme e concorre alla molteplicità ed operato incessante delle nostre opere, sicché chi vive nella nostra Volontà spezza la nostra solitudine, e come connaturale ce la sentiamo concorrente nel nostro mare Divino, e con un riversamento continuo della sua piccolezza in Noi, acquista i diritti del nostro Volere per fare ciò che Esso fa. Ah! tu non puoi comprendere qual’è il nostro contento, la nostra gioia nel sentire la creatura concorrere insieme per fare non altro, ma solo quello che Noi facciamo. Dell’atto concorrente sorge l’atto assistente, concorre ed assiste, non vi è cosa che Noi facciamo che essa non conosce ed assista, come nasconderci da chi già è con Noi, concorre e tiene il suo posto nel nostro Volere? Ma concorrerà ed assisterà solamente? Ah! no, un’altro atto sorge, ed è quello di ricevere come suo, e come nostro, l’infinità del nostro amore e delle nostre opere, tanto che la sua piccolezza non ha dove mettere un’amore ed operato sì grande, e perciò si lascia essa nel nostro Volere con tutto il deposito dei beni che ha ricevuto, e questo con diritto, perché tiene del suo. Tu devi sapere che tutto ciò che si fa nella nostra Volontà è tanto grande, che la creatura è incapace di poterlo possedere e restringerlo in sé stessa, perciò sente il bisogno di servirsene della stessa Volontà in cui ha operato per tenerne il deposito. Molto più che tutto ciò che fa la creatura nel nostro Volere, anche il piccolo “ti amo”, le piccole offerte delle sue azioni, la sua piccolezza in balia della nostra Volontà, non sono altro che posti che prende nella nostra Volontà, e quanto più posto prende, tanti più diritti acquista, e sente in sé la forza divina che continuamente la rapisce, le dà il volo per fare che la sua vita venga formata tutta nella Divina Volontà. E siccome questo modo di vivere doveva essere di tutte le creature, questo era lo scopo della nostra Creazione, ma con somma nostra amarezza vediamo che quasi tutti vivono nel basso della loro volontà umana. Ora, chi vive nell’alto del nostro Volere, vede il gran male di chi vive nel basso, ed avendo a sua disposizione il nostro atto ricevente, cioè l’infinità del nostro amore e la molteplicità delle nostre opere, le mette a disposizione nostra e delle creature, affinché Noi restiamo ricambiati dell’amore di tutti, ed esse ricevono grazie, luce, amore, per quanto compete la loro piccolezza. Sicché tra il Cielo e la terra teniamo l’intermediaria presso Noi, e presso le creature, che con la potenza del nostro Fiat Divino vuole vincolare Cielo e terra, e come non contentare chi vive nella nostra Volontà? Sarebbe come se volessimo scontentare Noi stessi”.

(3) Onde continuavo il mio abbandono nel Voler Supremo, ed oh! come mi sentivo felice nel pensare che nel Fiat, io concorrevo a tutto ciò che faceva l’Ente Supremo, la mia volontà fusa nella Loro era il gran segreto, ed il portentoso prodigio, che la mia piccolezza era presa come nel laccio di fare e concorrere a tutto ciò che fa la Maestà Divina; né io mi potevo mettere da parte, né loro si potevano disfare di me, perché era la loro stessa Volontà che mi aveva preso nel mezzo, la quale era tanto immensa, che io non trovavo la via per uscirmene, e dovunque potesse andare, trovavo la Divina Volontà operante, che mi chiudeva nella stessa opera sua a concorrere, ne io ero una intrusa, essa stessa mi aveva steso le braccia per tenermi come sua conquista, molto più che d’ambi le parti c’era somma felicità, io di starmi, ed il Voler Divino di tenersi la mia piccolezza avvinta a Sé. Quindi io non so dire con chiarezza come spaziavo in questa luce interminabile, e mentre stavo tutta sorpresa, la cara mia vita, il mio sovrano Gesù, ha soggiunto:

(4) “Mia piccola figlia del mio Volere, il vivere nella mia Volontà è un richiamo continuo che facciamo alla creatura nelle nostre qualità divine. Il nostro Essere è sempre operante, ed i nostri attributi sono sempre in moto, ma siccome il nostro Volere è quello che forma l’opera ed il moto dentro dell’Essere nostro, quindi chi vive in Esso sente che il nostro Volere la chiama ora nella potenza, ora nella nostra sapienza, ora nel nostro amore, ora nella misericordia, ora nella giustizia, bontà e bellezza divina, insomma tutti i nostri attributi, con voci potenti chiamano la creatura dentro di essi, perché si forma e cresca a secondo delle loro qualità. Si sentirebbero disonorate, se si potesse dare, che chi vive con quello stesso Volere, di cui sono animati, non fosse conforme ad essi, ne godrebbe le loro prerogative, che tollerano la piccolezza, questa non le nuoce, perché si sa che il finito non può raggiungere mai l’infinito, ma che la piccolezza, anzi le fa più onore la piccolezza, perché tutto il bello ed il buono che veggono in essa, è tutta opera loro, ma che sia dissimile da loro, questo non mai. Ecco perciò il sussurrio ed il vocio continuo che sente chi vive nella nostra Volontà, sono le chiamate continue che il nostro Ente Supremo, per mezzo delle sue qualità, che fa alla sua amata creatura; prima che non vuole e non sa stare, e non può stare, perché la nostra Volontà essendo una, tiene tale virtù d’unione, e d’inseparabilità, che tutto ciò che liberamente entra in Essa, perde la virtù separativa, e la nostra somma bontà sente il bisogno d’amore di tenere con sé ciò che è suo, e che forma una particella della sua stessa Volontà. Ecco perciò le nostre qualità divine reclamano colei nel moto ed opere di esse, chi è animata dalla stessa loro Volontà, per far vita insieme, si sentirebbero uno strappo e la volontà spezzata se non l’avessero con loro; non fu uno strappo che fece il primo uomo da dentro la nostra Volontà, col sottrarsi da Essa? E questo strappo fu tanto grave, che capovolse tutto l’ordine della Creazione per lui, e giunse a respingere il suo Creatore con tutta la corrente delle sue grazie divine. Perciò chi vive nel nostro Volere è il rifacimento di questo strappo sì doloroso che ci costò tanto, ed il nostro Essere Divino arma tutti i nostri attributi intorno, intorno ad essa, acciò non ci si ripete lo stesso tiro, e vivendo insieme con Noi restiamo felice, essa e Noi, e se tu volessi dubitare di ciò che dico, è segno che non hai compreso bene quanto amo la creatura, e per averla con me e tutta mia, il mio amore mi fa giungere agli eccessi, al delirio, ed alle follie; del resto ne ho tutti i diritti d’amarla, perché è mia e fatta da me, e se tu sei mia, Io sono tuo, e perciò, anche tu tieni i diritti d’amarmi, e se non mi amassi, mancheresti ad un dovere più sacro santo verso chi ti ha dato l’essere e t’ama tanto. Quindi, d’ambi le parti amiamoci sempre ed assai, e l’amore non se ne starà cheto, farà risorgere nuovi ritrovati d’amore”.