(1) Sono sempre in preda del Fiat Divino, Egli mi aspetta in tutte le cose create per duplicare l’amore che ebbe nel creare tante cose per me, sembra che il Voler Divino sospira l’amore della sua amata creatura, per poter trovare il piccolo appoggio d’amore, dove poggiare il suo grande amore. Onde, cieli, soli, venti, non sono altro che chiamate insinuanti e continue per dirci: “Io ti ho prevenuta col mio amore, e tu non lasciarmi senza del tuo”. Ma mentre mi sentivo che tutti mi chiamavano ad’amare il mio Creatore, il mio amato Gesù, sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come creai un cielo, che si stende sul tuo capo, tempestato di stelle, così creai un cielo dentro di te, e questo cielo è l’anima tua che si stende ovunque, dalla sommità del capo, fino all’estremità dei piedi, non vi è parte di te dove questo cielo non si stenda, sicché hai un cielo al di fuori, ed un cielo al di dentro, più bello ancora, e tutto ciò che fa questo cielo per mezzo della tua natura, cioè, se pensa, se parla, se opera, se soffre, non sono altro che stelle fulgidissime con cui si va adornando questo cielo dell’anima. Il sole che splende dentro di esso è la mia Volontà, il mare che scorre è la mia grazia, il vento le mie sublime verità che formano i prati fioriti delle più belle virtù, la Creazione è tutta racchiusa nella creatura. Non era né della nostra sapienza, né del nostro potente amore, creare la Creazione solo al di fuori della creatura, ed al di dentro, la parte vitale e sostanziale di essa, senza cielo, stelle e soli, no, no, quando Noi facciamo un’opera, la riempiamo dentro e fuori delle opere nostre, e della stessa nostra vita, ma tanto, che non ci dev’essere particella del suo essere che non deve sentire la nostra vita e la forza delle nostre opere creatrici. Perciò amiamo tanto la creatura, perché opera nostra e lasciammo la nostra vita in essa per conservare ciò che noi avevamo fatto. Ecco perciò, che chi non senta in sé la vita della mia Divina Volontà, significa che la conosce teoricamente, ma non in pratica, perché quando si conosce un bene e si pratica, tiene virtù di formare la sostanza della vita del bene che si conosce, altrimenti resterebbe senza pratica, come una pittura dipinta, che non avendo vita, non tiene virtù di formare la sua vita in chi la mira. La mia Volontà è vita, le nostre opere sono opere vive, non morte, eppure per chi non le conosce, o non cerca di conoscerle, o non le metta in pratica, possono essere per essa opere morte e senza vita. Quindi è alla pratica che aspetto la creatura per realizzare, formare e crescere la vita del mio Volere, e rendere vive per essa le opere nostre”.
(3) Dopo di ciò mi sentivo un timore, un dubbio, se nell’anima mia stesse il mio dolce Gesù, oppure si era ritirato lasciandomi sola ed abbandonata. Ahimè che spina crudele che punge e fa sentire la morte più spietata, ma il mio sempre amabile Gesù, sorprendendomi mi ha detto:
(4) “Figlia mia, non temere, e per rassicurarti voglio dirti il segno quando vi dimoro e quando parto. Quindi se l’anima si sottomette alla mia Volontà, l’ama, le dà il primo posto, è segno che Io vi dimoro, perché la mia presenza tiene virtù di tenere l’umana volontà sottoposta alla mia, invece se si sente ribelle alla mia Volontà, allora è segno certo che Io mi son ritirato. Perciò quietati e non temere”.