(1) Mi sento sotto l’impero della Divina Volontà, e se qualche minuto non sento il suo impero, mi sento senza vita, senza cibo, senza calore, sento che la vita divina finisce, perché non vi è né chi la forma, né chi l’alimenta, e nel mio dolore vo ripetendo: “Gesù, aiutami, senza del tuo Volere io muoio di fame, deh! fammi sentire il suo dolce impero, affinché alimentandomi la tua vita viva in me ed io viva di Te”. Ed il mio amato Gesù, avendo di me pietà, tutt’amore e tenerezza mi ha stretto fra le sue braccia e mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, coraggio, non ti abbattere, la vita divina formata ed alimentata dal mio Volere non può morire, e se senti la fame, è piuttosto che non sempre senti il mio dire sulle altre meraviglie e novità che possiede la mia Volontà, questo mio dire interrotto ti fa sentire la fame dell’alimento sempre nuovo che Essa possiede, ma questo ti prepara a ricevere il nuovo alimento delle sue conoscenze, per farti crescere ed alimentare solo di Voler Divino, né tu ti assoggetteresti a prendere altro cibo, né faresti schivo e ti contentereste di morir di fame, perché chi l’ha gustato tante volte, non si sa adattare a prendere altri alimenti. Ma questa fame è anche una fortuna, perché ti può servire come sbocco nella patria celeste, e tu devi sapere che l’unico alimento di queste divine regioni è l’atto nuovo, non mai interrotto della mia Divina Volontà. Questo alimento che possiede tutti i gusti, tutte le delizie è il cibo giornaliero e di tutti gli istanti della celeste Gerusalemme. E poi il sentire la fame dice vita, non morte, perciò aspetta con pazienza invitta l’alimento della mia Volontà, la quale ti rifarà della fame patita, con tale abbondanza, che non sarai capace di prenderlo tutto”.
(3) Ed io interrompendo il dire di Gesù ho detto: “Amor mio, il cuore mi sanguina nel dirvelo, a me sembra piuttosto che non hai più quell’amore per me continuato, che ti faceva sempre dire, e facendomi tante nuove sorprese incantevole del tuo Essere e del tuo Volere, io sentivo e toccavo con mano il tuo amore palpitante per me, tanto che ero costretta a dire: “Quanto mi ama Gesù”. Ora questo tuo dire interrotto mi sembra che non sono sempre amata da te, e passare da un amore continuo ad un amore interrotto è il più crudo dei tormenti, e vo ripetendo: “Non sono amata! non sono amata! da Colui che tanto amo”. E Gesù, spezzando il mio dire ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, che dici? Tu devi sapere che quando la creatura ci ama, e non amarla, agiremo contro natura del nostro Essere Divino, essere amato e non amare, non è dell’Ente Supremo, e se ciò si potesse dare, e fossimo capaci di pena, l’amore della creatura ci metterebbe in ergastolo di tormenti, e diventerebbe il nostro persecutore, né ci darebbe pace, fino a tanto che fusi insieme, l’amore dell’uno e dell’altro, si bacerebbero e riposerebbero insieme. Ah! tu non sai che significa amare e non essere amato di colui o colei che si ama, tutta la pena, l’irrequietezza la porta chi non ama, perché chi ama sta al suo posto, adempisce il più sacrosanto dei doveri. In tale stato si trova il nostro Essere Divino, perché amiamo troppo e l’uomo non ci ama, il nostro amore perseguita colui che amiamo, lo mette in ergastolo, lo tormenta, non gli dà pace, l’irrequietezza è il certo segno che la creatura è stata presa di mira dal nostro amore, che vuol vincere a via di persecuzione l’amore della creatura. Perciò quietati, se tu ci ami, il nostro amore ti ama prima di te, ed è tanta l’inseparabilità del nostro e del tuo amore, che il tuo forma il piccolo calore, ed il nostro, alimentando il tuo, forma l’immensità della luce, in modo che l’uno e l’altro perdono la virtù separativa, e come se fossero una sola natura vivono sempre insieme per formare l’una la vita dell’altra. Perciò se il mio dire non è continuo, non significa amore spezzato, no, sarebbe interrotto se non sentisse di voler fare anche a costo della tua vita la mia Volontà, questo sarebbe non averla più in tuo potere, e se la mia bontà è giunta a tanto, di darla in tuo potere, questo ti assicura che il mio amore è continuo per te. Perché tu devi sapere che chi fa e vive nel mio Voler Divino, non è altro che la vita operante di Dio stesso nella creatura. Il nostro amore è tanto per chi si fa dominare dal nostro Volere Divino, che si fa dolce prigioniero di essa; si restringe, s’impiccolisce e prende un piacere sommo: Amare, operare nella sua anima. Ma mentre si restringe resta immenso ed opera con modi infiniti, come amiamo ed operiamo in Noi stessi, perché la natura nostra è quella, l’immensità, l’infinità, e tutto ciò che facciamo resta immenso ed infinito quali siamo, ed oh! il nostro contento che mentre ci ristringiamo nella sua piccolezza, diamo corso all’amore ed alle opere nostre, ed essa resta riempita, sbocca fuori, riempie Cielo e terra e Noi abbiamo la grande gloria ed onore di amare ed operare da Dio nella sua piccolezza, e se tu sapessi che significa un solo atto d’amore, una sola opera fatta da Noi in te, tu ne morresti di gioia, e non ti basterebbe tutta l’eternità per ringraziarci d’un tanto bene. Perciò lasciami fare, fammi fare quello che voglio di te, e sii certa che resteremo contenti tu ed Io”.