MaM
Messaggio del 25 aprile 1983:Il mio Cuore brucia d’amore per voi. La sola parola che desidero dire al mondo è questa: conversione, conversione! Fatelo sapere a tutti i miei figli. Chiedo solo conversione. Nessuna pena, nessuna sofferenza mi è di troppo pur di salvarvi. Vi prego soltanto di convertirvi! Pregherò mio figlio Gesù di non punire il mondo, ma vi supplico: convertitevi! Voi non potete immaginare ciò che accadrà, né ciò che Dio Padre manderà sul mondo. Per questo vi ripeto: convertitevi! Rinunciate a tutto! Fate penitenza! Ecco, qui c’è tutto ciò che desidero dirvi: convertitevi! Portate il mio ringraziamento a tutti i miei figli che hanno pregato e digiunato. Io presento tutto al mio divin figlio per ottenere che egli mitighi la sua giustizia nei confronti dell’umanità peccatrice.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 30-35 Giugno 26, 1932 Sublimità e potenza del sacrificio. Come Dio quando vuol dare un gran bene, chiede il sacrificio dalla creatura; esempio di Noè e di Abramo.

(1) Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà per rintracciare tutto ciò che ha fatto, per far mio gli atti suoi, per poter dire: “Io ero e sono con te, e faccio ciò che fai tu, sicché ciò che è mio è tuo, e ciò che hanno fatto i santi in virtù tua è anche mio, perché tu sei la sorgente che si dirama ovunque e produce tutti i beni. E mentre giravo, sono giunta al punto della storia del mondo quando Iddio chiedeva da Noè il sacrificio di fabbricare l’arca. Ed Io offrivo quel sacrificio come se fosse mio, per chiedere il regno della Divina Volontà sulla terra, ma mentre ciò facevo, il benedetto Gesù soffermandomi in quel punto della storia mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutto il bene della storia del mondo sta fondato nel sacrificio, voluto dalle creature dalla mia Volontà Suprema, e quanto più grande è il sacrificio che chiediamo da essa, tanto più bene racchiudiamo dentro. E questi grandi sacrifici li chiediamo quando coi loro peccati meritano che il mondo fosse distrutto, facendo uscire da dentro il sacrificio, invece della distruzione, la novella vita delle creature. Or tu devi sapere che in questo punto della storia del mondo, meritavano che le creature non più esistessero, tutti dovevano perire. Noè coll’accettare il nostro mandato e coll’esibirsi al grande sacrificio, e per sì lunghi anni di fabbricare l’arca, ricomprò il mondo e tutte le future generazioni; come si sacrificava in un tempo così prolisso, di stenti, di lavori, di sudori, così sborsava le monete, non di oro o di argento, ma di tutto l’essere suo in atto di seguire il nostro Volere, così metteva monete bastanti per ricomprare ciò che stava per distruggersi. Sicché se il mondo esiste tuttora, lo devono a Noè, che coi suoi sacrifici e col fare la nostra Volontà come Noi volevamo che la facessi, salvò l’uomo e tutto ciò che doveva servire all’uomo, un sacrificio prolisso, voluto da Dio, dice cose grandi, bene universale, catena dolce che lega Dio e gli uomini. Noi stessi non ci sentiamo di sfuggire dal labirinto di questa sì lunga catena che la creatura ci forma con un sacrificio prolisso; anzi, ci è tanto dolce e cara che ci facciamo legare da essa stessa come le pare e piace. Ora Noè col suo sacrificio prolisso ricomprò la continuazione delle umane generazione.

(3) Dopo un’altra distanza di tempo della storia del mondo, venne Abramo, ed il nostro Volere comandò a lui che sacrificasse suo figlio. Era un sacrificio duro per un povero padre; si può dire Dio cimentava l’uomo, ed esigeva una prova inumana e quasi impossibile ad eseguirsi, ma Dio tiene il diritto di chiedere ciò che vuole, e qualunque sacrificio che vuole. Povero Abramo fu messo a tale strettezze che le sanguinava il cuore e sentiva in sé stesso la morte, il colpo fatale che doveva vibrare sul suo unico figlio; il sacrificio era esuberante, tanto che la nostra paterna bontà ne volle l’esecuzione ma non il compimento, sapendo che lui non avrebbe potuto vivere, sarebbe morto di dolore dopo un atto sì straziante, d’uccidere il proprio figlio, perché era un atto che superava le forze della natura, ma Abramo tutto accettò, non badò a nulla, né al figlio, né a sé stesso, che si sentiva consumare di dolore nel proprio figlio. Se il nostro Volere, come lo comandò non avesse impedito l’atto fatale, ad onta che sarebbe morto insieme col suo amato figlio, avrebbe già fatto il sacrificio da Noi voluto. Ora questo sacrificio fu grande, esuberante ed unico, da Noi voluto nella storia del mondo. Ebbene, questo sacrificio lo elevò tanto, che fu costituito da Noi capo e padre delle umane generazioni, e col sacrificio di sacrificare suo figlio, sborsò monete di sangue e di dolore intenso per ricomprare il futuro Messia, per il popolo Ebreo e per tutti. Difatti, dopo il sacrificio di Abramo, ciò che non facevamo prima, ci facevamo sentire spesso in mezzo alle creature; il sacrificio tenne virtù di avvicinarci ad esse, formammo i profeti, fino a tanto che venne il sospirato Messia.

(4) Ora dopo un’altra distanza di tempo lunghissimo, volendo dare il regno della nostra Volontà, volevamo il sacrificio dove poggiarlo, e che mentre la terra è allagata dai peccati e merita d’essere distrutta, il sacrificio della creatura ce la ricompra, e col suo e nel suo sacrificio richiama la Divina Volontà a regnare e fa rinascere nel mondo la vita novella del mio Volere in mezzo alle creature. Ecco perciò chiedevo il sacrificio prolisso della tua vita sacrificata dentro d’un letto, e questo era nulla, perché altre anime sono state dentro d’un letto di dolore, era la nuova croce che non ho chiesto e dato a nessuno, che doveva formare il tuo martirio giornaliero, e tu lo sai qual’è, che tante volte me hai mosso lamento. Figlia, quando voglio dare un bene grande, un bene nuovo alle creature, do croce nuove e voglio sacrificio nuovo ed unico, croce che l’umano non si sa dar ragione, ma c’è la mia ragione divina cui l’uomo è obbligato a non investigarla ed a chinare la sua fronte ed adorarla. E poi si trattava del regno della mia Volontà, ed il mio amore doveva inventare e volere croce nuove e sacrifici non mai ricevuti per poter trovare pretesti, appoggio, forza, monete sufficiente e catena lunghissima per farsi legare dalla creatura. E il segno certo quando vogliamo dare un bene grande ed universale nel mondo, è chiedere da una creatura un grande sacrificio e la prolissità in esso sono assicurazioni e certezze del bene che vogliamo dare, e quando troviamo chi accetta, lo facciamo un portento di grazia, e nel suo sacrificio formiamo la vita di quel bene che vogliamo dare. Sicché la mia Volontà vuole formare il suo regno nel sacrificio delle creature, circondarsi di esso per star sicuro, e col suo sacrificio disfare l’umana volontà ed erigere la sua, e con ciò viene a formare tante monete di luce divina dinanzi alla nostra Divinità per ricomprare il regno della nostra Divina Volontà e darlo alle umane generazioni. Perciò non ti meravigliare del tuo lungo sacrificio, né di ciò che abbiamo disposto e facciamo in te, era necessario alla nostra Volontà, né ti dar pensiero che non vedi e senti negli altri gli effetti del tuo sacrificio, è necessario che col tuo sacrificio faccia la compra con la nostra Divinità, e quando hai patteggiato con Dio, la compra è sicura, a suo tempo avrà la vita, il regno del Voler Divino con certezza, perché la compra fu fatta dal sacrificio di una apparentemente all’umana famiglia”.