(1) La mia povera mente nuota nel mare immenso della Divina Volontà, in questo mare si mormora continuamente, ma che cosa si mormora? Amore, lode, ringraziamenti, e l’Ente Supremo si fa incontro col suo mormorio a quello della creatura, e dà amore per ricevere amore, che dolce incontro tra il Creatore e la creatura, che si danno amore a vicenda, ed in questo scambio d’amore si formano le onde d’amore, di luce, di bellezze indescrivibile, cui la povera creatura, non essendo capace di rinchiuderle tutti in sé, si sente affogare, e mentre ha preso chi sa quanto, l’affogamento che sente l’impedisce di poter ridire ciò che sente in sé, dei segreti ineffabile d’amore, di luce, di conoscenze divine, che il mormorio dell’Eterno ha rinchiuso nell’anima sua. Ma mentre mi perdevo in tante conoscenze da non saper ridire, mi sento balbuziente, mi mancano i vocaboli adatti, e per non spropositare passo avanti. Ed il mio amabile Gesù, compassionando la mia incapacità e piccolezza, mi ha stretto a Sé fra le sue braccia, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, tu hai ragione, ché la tua piccolezza si sente affogare sotto l’immensità della mia luce, del mio amore e delle innumerevoli verità che contiene il nostro Essere adorabile e santo, ma la nostra potenza ed immensità si diletta di riempire tanto la creatura di luce, d’amore, di svariate nostre conoscenze, di santità, fino ad affogarle, è una delle scene più belle, vedere la creatura come affogata nella nostra immensità, che vuol parlare e si affoga di luce, d’amore, di verità sorprendenti. Oh! come è bello che vuol parlare di ciò che sente, e le nostre onde la investono e la riducano al silenzio. Però Noi con questo modo facciamo sfoggio di Noi con la nostra amata creatura, e facciamo come un maestro che vuol far sfoggio della sua scienza al suo piccolo discepolo, mette tutto fuori di ciò che sa ed il discepolo ascolta, si riempie la mente, il cuore; ma siccome sono state tante le cose che le ha detto, non sa ridire nulla, ma però le giova ad apprezzare ed amare il maestro, ed a sperare dove può giungere l’altezza della sua scienza. Stando sotto la sua direzione le giova al maestro per farsi conoscere e riscuotere l’attenzione e l’affetto e fedeltà del discepolo. Così facciamo Noi per farci conoscere e per farci amare, quando vediamo la creatura vuota di tutto, che non vuole altro che la nostra Divina Volontà, ci dilettiamo tanto, fino ad affogarla di luce, d’amore e delle nostre verità che ci appartengono, e poi le andiamo sminuzzando a poco a poco ciò che le abbiamo infuso tutto insieme, e così pure ci dilettiamo di adattarci alla sua piccola capacità.
(3) Ora, tu devi sapere che chi vive nella Divina Volontà, riacquisterà, tra tante prerogative, il dono della scienza infusa, dono che le sarà di guida per conoscere il nostro Essere Divino, che le faciliterà lo svolgimento del regno del Fiat Divino nell’anima sua, le sarà di guida nell’ordine delle cose naturale, sarà come la mano che la guida in tutto e farà conoscere la vita palpitante del Voler Divino in tutte le cose create ed il bene che continuamente le porge. Questo dono fu dato ad Adamo nel principio della sua creazione, insieme con la nostra Divina Volontà possedeva il dono della scienza infusa, in modo che conosceva con chiarezza le nostre verità divine, non solo, ma tutte le virtù benefiche che possedevano tutte le cose create a bene della creatura, dalla cosa più grande, fino al più piccolo filo di erba. Ora come respinse la nostra Divina Volontà col far la sua, il nostro Fiat ritirò la sua vita ed il dono di cui era stato portatore, quindi rimase all’oscuro senza la vera e pura luce della conoscenza di tutte le cose. Onde col ritornare la vita della mia Volontà nella creatura, ritornerà il suo dono della scienza infusa. Questo dono è inseparabile dalla mia Divina Volontà, com’è inseparabile la luce dal calore, e dove Essa regna forma l’occhio pieno di luce nel fondo dell’anima, la quale, guardando con quest’occhio divino, acquista la conoscenza di Dio e delle cose create per quanto a creatura è possibile. Ora, ritirandosi la mia Volontà l’occhio resta cieco, perché Colei che animava la vista è partita, cioè non è più vita operante della creatura. Succede come al corpo, fino a tanto che l’occhio è sano essa vede, distingue i colori, gli oggetti, le persone, ma se la pupilla si oscura e perde la luce, rimane cieco, quindi non sa distinguere più nulla, al più si aiuterà a via di sentire, per sapere e comprendere qualche cosa, ma la sua luce si è spenta ed è finita. Forse avrà l’occhio, ma non più pieno di vita di luce, ma di dense tenebre che sono portatrice di dolore alla vista perduta. Tale è la mia Volontà, dove Essa regna accentra nell’anima questo dono della scienza infusa, che più che occhio vede e comprende, ma senza sforzo, le verità divine, le conoscenze più difficile del nostro Ente Supremo, ma con una facilità meravigliosa, senza artifizio e senza studio, molto più le cose naturali, nessuno può conoscere la sostanza, il bene che c’è dentro, se non chi le ha create, quindi nessuna meraviglia se il nostro Voler Divino si fa rivelatore, nell’anima dove regna, del nostro Essere Divino e delle cose che Lui stesso ha creato, e non regnando tutto è tenebre per la povera creatura, i nostri figli sono ciechi e non conoscono, né amano Colui che li ha creati, che più che padre li ama e sospira l’amore dei figli suoi. La mia Volontà Divina, dove regna, non va con le mani vuote, ma porta tutti i beni che possiede, e se ingrati la costringono a ritirarsi, tutto si porta con Sé, perché è inseparabile dai beni suoi. Essa fa come il sole, come sorge il mattino così fa dono della sua luce e dei suoi benefici effetti alla terra, e come si ritira la sera, tutta la luce se la porta con sé, nulla vi resta, neppure una stilla di luce per la notte, e perché? Perché non può, né le viene dato di poter distaccare una sola particella di luce, perché è inseparabile dalla sua luce e dove va, con la pienezza di luce che possiede forma il pieno giorno. Perciò sii attenta, perché dove regna la mia Volontà, vuol fare cose grandi, vuol dar tutto, né si adatta a fare cose piccole, ma vuol formare il pieno giorno e sfoggiare in doni e con magnificenza”.