MaM
Messaggio del 25 febbraio 1999: Cari figli, anche oggi sono con voi in un modo speciale meditando e vivendo nel mio cuore la passione di Gesù. Figlioli aprite i vostri cuori e datemi tutto ciò che vi è in essi: le gioie, le tristezze ed ogni dolore anche il più piccolo, perché io possa offrirli a Gesù, affinché Egli con il suo amore incommensurabile bruci e trasformi le vostre tristezze nella gioia della sua resurrezione. Ecco perché adesso vi invito, figlioli, in modo particolare ad aprire i vostri cuori alla preghiera, cosicché attraverso essa diventiate amici di Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 30-22 Marzo 20, 1932 Tre condizioni necessarie per ottenere il regno della Divina Volontà. Come tutti vivono nella Divina Volontà. Modo diverso di vivere.

(1) Stavo pensando alla Divina Volontà e dicevo tra me: “Se Nostro Signore ama tanto di far conoscere un Volere sì santo, e vuole che regni in mezzo alle creature, perché poi vuole che si preghi per ottenerlo? Mentre una volta che lo vuole lo può dare, anche senza tanto pregarlo. Ed il mio dolce Gesù, sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il conoscere la mia Divina Volontà è la cosa più grande che Io posso dare, e la creatura può ricevere, ed il suo regnare è la conferma del suo gran dono e lo svolgimento della sua Volontà conosciuta. Quindi è necessario chiederlo, col chiederlo si dispone, forma in sé la reggia dove riceverlo; col chiederlo acquista l’amore per amarlo, acquista le doti di sacrificio che ci vogliono per possederlo, e come si chiede, l’umano volere perde il suo terreno, si debilita, perde la forza e si dispone a ricevere il dominio del Volere Supremo, e Dio vedendosi pregato si dispone a darlo. Ci vogliono le disposizione d’ambi le parte per dare i nostri doni celesti, quanti doni vogliamo dare! Ma perché non vengono chiesti li riteniamo in Noi stessi, aspettando di darli quando saranno chiesti. Il chiedere è come se si aprisse il commercio tra il Creatore e la creatura. Se non si chiede il commercio è chiuso, ed i nostri doni celesti non scendono per mettersi in giro sulla faccia della terra. Quindi, prima necessità indispensabile per ottenere il regno della Divina Volontà, è chiederlo con preghiere incessanti, perché come si prega, così ci giungono le letterine, ora di premure, ora di suppliche, ora d’accordo che vogliono fare con la nostra Volontà, finché giungerà l’ultima lettera dell’accordo finale.

(3) Seconda necessità, più indispensabile della prima, per ottenere questo regno, è necessario sapere che si può avere. Chi mai può pensare ad un bene, desiderarlo, amarlo, se non sa che può ottenere? Nessuno. Se gli antichi non conoscessero che doveva venire il futuro Redentore, nessuno si sarebbe dato pensiero, né pregato, né sperato salvezza, perché la salvezza, la santità di quei tempi stava fissata, accentrata nel futuro Salvatore Celeste. Fuori di questo non c’era da sperare alcun bene. Conoscere che si può avere un bene forma la sostanza, la vita, l’alimento di quel bene nella creatura. Ecco perciò le tante conoscenze sulla mia Volontà che ti ho manifestato, affinché si possa conoscere che possono averlo il regno della mia Volontà. Quando si conosce che un bene si può avere, si usano le arti, le industrie, e si impegnano i mezzi per ottenere l’intento.

(4) Il terzo mezzo necessario è conoscere che Dio vuol dare questo regno, questo getta le fondamenta, la speranza certa per ottenerlo, e forma gli ultimi preparativi per ricevere il regno della mia Divina Volontà. Un bene che si vuole e sospira, conoscere che chi lo può dare, lo vuole già dare, si può chiamare l’ultimo colpo di grazia, ed atto finale per ottenere ciò che si vuole. Difatti, se Io non ti avessi manifestato che posso dare, e voglio dare la mia Volontà Divina dominatrice e regnante in mezzo alle creature, tu sareste stata indifferente come tutti gli altri per un bene sì grande, sicché il tuo interesse, le tue preghiere, sono state effetti e parti di ciò che hai conosciuto. Ed Io stesso quando venni sulla terra, i trent’anni della mia vita nascosta, si può dire che apparentemente non feci bene a nessuno, né neppure uno mi conobbi; stavo si in mezzo a loro inosservato, tutto il bene si svolgeva tra Me ed il Padre Celeste, la mia Celeste Madre ed il caro san Giuseppe, perché sapevano Colui che era; tutti gli altri nulla. Invece quando uscì dal mio nascondiglio, ed apertamente mi feci conoscere dicendo che ero proprio Io il Messia promesso, il loro Redentore e Salvatore, e sebbene col farmi conoscere mi attirai addosso calunnie, persecuzione, contraddizione, ira, odio degli Ebrei, e la stessa Passione e morte, tutti questi mali che come pioggia dirotta pioveva su di Me, ebbi origine ché Io facendomi conoscere, affermava ciò che Io ero in realtà, il Verbo Eterno sceso dal Cielo per salvarli. Tanto vero, che fin che stiedi nella casa di Nazareth, non conoscendo chi Io fosse, nessuno mi disse nulla, né mi calunniarono, né mi fecero alcun male; come mi svelai, tutti i mali mi piombarono addosso. Ma ciò era necessario di farmi conoscere, altrimenti sarei ripartito per il Cielo senza compire lo scopo per cui venni sulla terra. Invece col farmi conoscere, ad onta che mi attirai tanti mali, in mezzo a questa voragine di mali formai i miei apostoli, annunziai il Vangelo, operai prodigi, e la mia conoscenze istigò i miei nemici a farmi soffrire tante pene fino a darmi la morte di croce. Ma ottenni il mio intento, che molti mi conobbero in mezzo a tanti che non vollero conoscermi, e di compire la mia Redenzione. Io lo sapevo, che col farmi conoscere, la perfidia e superbia degli Ebrei me ne avrebbero fatto tanto, ma era necessario farmi conoscere, perché una persona, un bene se non si conosce, non è portatore di vita, né di bene. Il bene, la verità non conosciuti, restano inceppati in sé stessi, senza fecondità, come tante madre sterile che finisce con loro la generazione. Vedi dunque com’è necessario che si conosca che posso dare il regno della mia Volontà, e che voglio darlo. Posso dire che entra la stessa necessita come quella di farmi conoscere che Io ero il Figlio di Dio che venni sulla terra. E’ pur vero che molti col conoscere ciò, ripeteranno ciò che mi fecero quando mi feci conoscere che Io ero il sospirato Messia; calunnie, contraddizione, dubbi, sospetti, disprezzi come già l’hanno fatto, non appena l’inizio della stampa che accennava di far conoscere la mia Divina Volontà. Ma ciò dice nulla, è il bene, che possedendo la forza feritrice del male, le creature, l’inferno, sentendosi feriti, si armano contro del bene e vorrebbero annientare il bene, e colei o colui che vuol far conoscere il bene. Ma ad onta di tutto ciò che hanno voluto al primo inizio, sul suo voler nascere la conoscenza della mia Volontà e che vuol regnare, l’hanno come soffocato. Pure ha fatto i suoi primi passi, e ciò che non credevano alcuni, altri hanno creduto, i primi passi chiameranno i secondi, i terzi, e via, via, ad onta che non mancheranno coloro che susciteranno contraddizione e dubbi, ma è di assoluta necessità che si conosca la mia Divina Volontà, che posso darla, e voglio darla. Queste sono condizione, che senza di esse Dio non può dare ciò che vuol dare, e la creatura non può ricevere. Perciò prega, e non ti dare indietro a far conoscere la mia Divina Volontà. Il tempo, le circostanze, le cose, le persone, cambiano, non sono sempre quelle, perciò ciò che non si ottiene oggi, si potrà ottenere domani, però a confusione di chi ha soffocato un bene sì grande. Ma la mia Volontà trionferà ed avrà il suo regno sulla terra”.

(5) Onde continuavo a pensare alla Divina Volontà, e tutta mi abbandonavo nelle sue braccia divine, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(6) “Figlia buona, tu devi sapere che la mia Divina Volontà possiede e contiene dentro di Sé tutto, tutte le gioie, tutte le bellezze, da Essa tutto esce e senza sperdere nulla tutto contiene in Sé, si può dire che porta tutti e tutto nel suo grembo immenso di luce. Sicché tutti vivono in Essa, con questa differenza, che chi con tutta sua volontà vuol vivere in Essa, e si fa soggiogare dal suo dominio, vive da figlia, e come figlia viene costituita ereditiera delle gioie, delle bellezze, dei beni della Madre sua, in modo che questa Madre Divina è tutta intenta ad abbellire, arricchire ed a far gioire la figlia sua. Invece chi vuol vivere di volontà umana e non si fa soggiogare dal suo dominio, vive in questa Santa Volontà, ma vive non da figlia, ma da estranea, e tutte le gioie si convertono per la creatura in amarezza, le ricchezze in povertà, le bellezze in bruttezze, perché vivendo da estranea vive come appartata dai beni che la mia Divina Volontà possiede, e giustamente merita che nulla possieda di bene; il suo volere umano che la soggioga le dà quello che tiene, passioni, debolezze, miserie; nulla sfugge dalla mia Divina Volontà, neppure l’inferno, e siccome non l’hanno amato in vita, sono vissuti come membra distaccati da Essa, ma sempre dentro, non fuori, ora, in quelle tetre prigione le gioie, la felicità, le beatitudine della mia Divina Volontà si convertono in pene ed in tormenti eterni, perciò il vivere nella mia Volontà non è nuovo, come alcuni credono, tutti vivono in Essa, buoni e cattivi, se si vuol dire nuovo, è il modo di vivere, chi la riconosce come atto continuo di vita, chi le dà il dominio in tutti gli atti suoi, perché il vivere in Essa è la santità d’ogni istante che riceve la creatura, si può dire che cresce continuamente in santità, ma santità imboccata dalla mia Volontà, cresciuta insieme con Essa, sicché sente per vita, più la mia Volontà che la sua stessa vita. Invece chi non vive in Essa, ad onta che ci sta dentro, non la riconosce in ogni atto suo, e vive come se vivesse da Lei lontano e non ricevesse l’atto continuo della sua vita, ad onta che lo riceve. In questo modo non si forma la santità del vivere nel mio Volere, ma al più la santità delle circostanze, sicché si ricordano della mia Divina Volontà quando le opprime un bisogno, un dolore, una croce, le sentite esclamare: “sia fatta la Divina Volontà”. Ed in tutto il resto della loro vita, la mia Volontà dov’era? Non stava già con loro, contribuendo a tutti i loro atti? Stava, ma non la riconoscevano. Succede come ad una madre che vive nel suo palazzo, la quale ha dato alla luce molti figli, alcuni di questi se ne stanno sempre intorno alla madre, la quale infonde nei figli i suoi modi nobili, li nutrisce con cibi delicati e buoni, li vesti con abiti decenti, li affida i suoi segreti e li fa ereditieri dei suoi beni. Si può dire che la madre vive nei figli, ed i figli nella madre, si felicitano a vicenda e si amano con amore inseparabile; gli altri figli vivono nel palazzo della madre, ma non stanno sempre intorno ad essa, trovano piacere a vivere nelle stanze lontane da quella della madre, quindi non imparano i suoi modi nobili, non vestono con decenza, i cibi che prendono li fanno più male che bene, e se qualche volta vanno alla madre non è per amore, ma per bisogno. Onde la grande differenza tra l’uno e l’altro di questi figli, ad onta di tutto ciò, nel palazzo della madre vivono l’uno e l’altro. Così è, tutti vivono nella mia Volontà, ma solo chi vuol vivere di Essa, vive in Essa come figlio con la Madre sua, tutti gli altri, ad onta che vivono in Essa, neppure la conoscono, altri vivono da estranei, altri la conoscono per offenderla”.