(1) Mi sentivo tutta impensierita sulle tante verità che Gesù benedetto mi ha detto sulla sua Divina Volontà, e mentre sentivo in me il sacro deposito delle sue verità, sentivo insieme un santo timore del come le custodivo nella povera anima mia, e molte volte malamente esposto, senza quell’attenzione che si conviene a verità che contengono valore infinito, ed oh! come vorrei imitare i beati, che mentre ne conoscono tanto della Divina Volontà, non dicono nulla a nessuno ai poveri viatori, se le tengono tutte con loro, si beatificano, si felicitano, ma da lassù non mandano neppure una parola per far conoscere una sola verità delle molte che conoscono. Ma mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ogni parola che ti ho detto sulla mia Divina Volontà, non sono stat’altre che tante visitine che ti ho fatto, lasciando in te la sostanza del bene che ciascuna mia parola contiene, e non fidandomi di te, perché tu eri incapace di custodire una sola mia parola, mi lasciavo Io a custodia de valore infinito delle mie verità che deponevo nell’anima tua. Quindi i tuoi timori non sono giusti, sto Io a guardia di tutto, sono verità celesti, robe di Cielo, sbocchi d’amore, repressi della mia Volontà, e di tanti secoli. E prima di decidermi a parlarti, già mi decideva a restare in te per custodire ciò che in te deponevo, tu entri nell’ordine secondario; il primo custode sono Io. Ora, essendo queste mie visitine portatrice di robe celesti, te le porterai con te nella patria celeste come trionfo della mia Volontà, e come garanzia che il suo regno non solo verrà sulla terra, ma che ha stabilito il suo principio del suo regnare. Quelle che resteranno sulla carta lasceranno a memoria perenne che la mia Volontà vuol regnare in mezzo alle umane generazioni, e saranno sproni, incitamenti, suppliche divine, forza irresistibile, messaggeri celesti, condottieri del regno del mio Fiat Divino, ed anche rimproveri potenti a chi dovrebbe occuparsi a far conoscere un tanto bene, e che per pigrizie e per vani timori non le lasceranno girare per tutto il mondo, affinché portino la lieta novella dell’era felice del regno della mia Volontà. Perciò abbandonati in Me e lasciami fare”.
(3) Onde continuavo i miei atti nella Divina Volontà, nella quale tutto ciò che ha fatto nella Creazione sta tutto in atto, come se allora la stesse creando, per darle come sfoggio del suo amore alla creatura, e siccome sono troppo piccola, non posso prenderle tutte insieme, e vado a poco a poco fin dove posso arrivare; ed il divino amore mi aspetta in ogni cosa creata per ripetere e duplicare l’atto creante e dirmi: “Vedi quanto ti amo, per te li creai, per te conservo l’atto creante in atto, per dirti non con le sole parole, ma coi fatti: “Ti amo!” Ti amo tanto che sono affogato d’amore, smanio, deliro, che voglio essere amato, tanto, che col creare la Creazione prima di te, ti preparavo la via tutta d’amore, col mantenere l’atto creante in atto, ti dico in ogni istante ti amo e voglio amore”. Quindi io percorrevo le cose create, per non lasciare dolente l’artefice amoroso, che io non avessi ricevuto il suo amore che aveva messo in ciascuna cosa creata, che aveva messo per me, e giunta nell’atto esuberante dell’amore della creazione dell’uomo, io mi sentivo sotto alla pioggia di quest’amore intenso, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia benedetta, il nostro modo con le creature non si cambia mai, come ebbe il principio di esternarsi nella creazione, così continua e continuerà sempre, sempre. Ora chi entra nella nostra Volontà, tocca con mano il nostro atto creante, sempre in atto, ed il nostro amore sempre nuovo, in atto da darsi alla creatura; ma non è solo il nostro amore, ma il grande nostro amore, ci fa sprigionare dal nostro seno e mette in vita sopra di esse nuova bontà, nuova potenza, nuova santità, nuova bellezze, in modo che teniamo la creatura sotto la pioggia dei nostri atti nuovi, sempre nuovi, e sempre in atto. Sicché la Creazione tutta sta sempre in atto di ripetersi e darsi a loro. E siccome i nostri modo sono sempre eguali e non si cambiano mai, ciò che facciamo coi beati nel Cielo, alimentando la loro beatitudine col nostro atto nuovo senza mai cessare, così facciamo per chi vive nella nostra Divina Volontà in terra, alimentiamo la loro vita con nuova santità, nuova bontà, nuovo amore, la teniamo sotto alla pioggia dei nostri atti nuovi e sempre in atto, con questa differenza: Che i beati nulla acquistano di nuovo, solo nuotano nelle nuove gioie del loro Creatore. Invece la fortunata viatrice che vive nel nostro Volere, sta sempre in atto di fare nuove conquiste. Onde chi non fa e non vive nella nostra Volontà Divina, si rende estranea dalla famiglia celeste, né conosce i beni del suo Padre Celeste, ed appena le goccioline prende dell’amore e dei beni del suo Creatore, essa stessa si rende figlia illegittima che non ha pieni diritti nei possedimenti del suo Padre Divino. Solo la mia Volontà dà il diritto di figliolanza, e la libertà di prendere ciò che vuole dalla casa del suo Padre Celeste. Chi vive nella nostra Volontà è come il fiore che rimane alla pianta, e la madre terra sente il dovere di dare il posto alla radice del fiore nella sua propria casa, di alimentarlo coi suoi umori vitali che essa possiede, di tenerlo esposto ai raggi del sole per colorirlo, ed aspetta la rugiada notturna, perché il suo fiore ricevesse umori sufficiente per farlo resistere ai baci ardenti del sole, per farlo sviluppare e ricevere il colorito ed il profumo più intenso e più bello. Sicché la madre terra, si può dire che è l’alimento e la vita del fiore. Così è l’anima che vive nella nostra Volontà, dobbiamo darle il posto in casa nostra, e più che madre alimentarla, crescerla, e darle tanta grazia da poter sostenere e stare esposta innanzi e dentro alla luce ardente dell’immensità della nostra Volontà. Invece chi non fa e non vive in Essa è come il fiore strappato dalla pianta e messo nei vasi, povero fiore, già ha perduto la sua mamma che con tanto amore lo alimentava, lo teneva esposto al sole per riscaldarlo e colorirlo, e sebbene c’è l’acqua nel vaso, non è la madre che ce la dà, quindi non è acqua alimentatrice, e con tutto ciò che è conservato nel vaso, pure è soggetto ad appassire e morire. Tale è l’anima senza della mia Volontà, le manca la Mamma Divina che lo ha generato, le manca la virtù alimentatrice e fecondatrice, le manca il calore materno che lo riscalda e con la sua luce le dà le sue pennellate di bellezza per renderlo bello e florido. Povera creatura senza le tenerezze e l’amore di chi l’ha dato la vita, come cresceranno esile e senza bellezza, e come appassite nel vero bene”.
(5) Dopo di ciò giravo nella Divina Volontà per trovare tutti gli atti delle creature per mettervi il mio ti amo, e chiedere in ciascun atto di creatura il regno della Divina Volontà sulla terra, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, la mia Divina Volontà nell’atto della creatura quando è invocato, toglie l’asprezza alla volontà umana, raddolcisce i suoi modi, reprime i modi violenti, e con la sua luce riscalda le opere intirizzite dal freddo dell’umano volere. Sicché chi vive nella mia Divina Volontà prepara la grazia preventiva alle umane generazioni per farle conoscerla, ed ogni suo atto in Essa forma lo scalino per salire, prima lei ed appresso le creature alle conoscenze del Fiat Supremo. Sicché chi vive nella mia Divina Volontà, Essa le dà le virtù materne e le dà l’ufficio da fare presso Dio e presso le creature l’ufficio di vera mamma. Vedi dunque la necessità dei tuoi atti nella mia Volontà, per formare una scala lunga che deve toccare il Cielo, in modo da violentare con la sua stessa forza divina, che il mio Fiat scenda sulla terra e vi formi il suo regno, facendo trovare sopra di questa scala il primo popolo che lo riceva e si presti a farlo regnare in mezzo a loro. Senza scala non si può salire, quindi è necessario che una creatura la faccia per dare il campo a far salire gli altri, e per fare che questa si prestasse, dobbiamo darle l’ufficio di madre che amando le creature come figli suoi, datogli dalla mia Divina Volontà, essa accetti il mandato e non risparmi, né fatiche, né sacrifici, e se occorre anche la stessa vita per amore di questi figli. Molto più che nel darle l’ufficio di madre, il mio Voler Divino dota l’anima d’amore materno e le fa sentire nel proprio cuore questi figli, e le dà tenerezza divina ed umana per vincere Dio e la creatura, ed unirli insieme per fargli fare la sua Divina Volontà. Non c’è onore più grande che possiamo dare alla creatura che la maternità, essa è portatrice di generazione e le diamo grazia di formarsi il nostro popolo prediletto. E sebbene la maternità dice dolore, ma sentirà la gioia tutta divina, di vedere uscire da dentro il dolore i figli della mia Volontà. Perciò ripeta sempre i tuoi atti, e non indietreggiare, l’indietreggiare e dei vili, dei pigri, degli incostanti, non dei forti, molto meno dei figli della mia Volontà”.