(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, oh! con quale tenerezza mi aspetta nel suo grembo materno per dirmi: “Figlia del mio Volere, non mi lasciare sola, la Mamma tua ti vuole insieme; voglio la tua compagnia nel lavoro incessante che faccio per tutte le creature. Io faccio tutto per esse, non le lascio un istante, perché se le lasciasse perderebbero la vita. Eppure vi è chi non mi riconosce, anzi mi offendono, mentre Io sono tutta per loro. Oh! come è dura la solitudine, perciò ti sospiro figlia mia, oh! come mi è cara la tua compagnia negli atti miei! La compagnia rende dolce il lavoro, ne svuota il peso ed è portatrice di nuove gioie”.
(2) Ma mentre la mia mente si perdeva nella Divina Volontà, il mio amabile Gesù facendomi la sua visitina mi ha detto:
(3) “Figlia mia, la mia Volontà è instancabile, volendo mantenere la vita, l’ordine, l’equilibrio di tutte le generazioni e dell’universo intero, non può né vuole cessare dal suo lavoro, molto più che ogni moto è come partorito da Essa e legato con vincoli inseparabile. Immagine dell’aria che mentre nessuno la vede, pure partorisce il respiro nelle creature, ed è inseparabile dalla respirazione umana, oh! se l’aria cessasse il suo lavoro di farsi respirare, dentro d’un colpo cesserebbe la vita a tutte le creature. Più che aria è la mia Volontà, quella non è altra che simbolo, immagine e che produce la vita della respirazione, dalla virtù vitale del mio Volere Divino, mentre la mia è vita in Sé stessa ed increata. Ora, Dio tiene stabiliti tutti gli atti delle creature ed il numero degli atti di esse. Onde l’impegno di questi atti, perché stabilite da Dio vengono presi dalla mia Divina Volontà, li ordina e vi mette la sua vita dentro, ma chi dà il compimento a questi atti stabilite dall’Ente Supremo? Chi vi coopera e si fa dominare dalla Volontà Divina, con la cooperazione e col suo dominio sente il vincolo e la inseparabilità da Essa, e vi sente scorrere la sua vita divina negli atti suoi. Mentre quando non vi coopera, perde il dominio della mia Volontà Divina ed invece di fare la mia, fa la sua volontà, ed ogni atto di umana volontà forma un vuoto per il divino nell’anima. Questi vuoti sfigurano la povera creatura, e siccome è stata fatta per Dio, solo Lui può riempire questi vuoti, perché gli atti, stabiliti il loro numero, dovevano servire a riempirla dell’Essere Divino. Oh! come sono orribili questi vuoti, si veggono in essi vie storte, atti senza principio divino e senza vita, perciò non vi è cosa che più rovina la creatura che la sua volontà. Onde, la mia Volontà è atto operante ed incessante dentro e fuori della creatura, ma chi riceve il suo atto operativo? Chi la riconosce in tutti gli atti suoi, chi la riconosce, l’ama, la stima, la apprezza; col essere riconosciuta, la mia Volontà fa toccare con mano il suo atto operativo ed incessante, e la creatura sente le braccia di Essa nelle sue, la potenza del suo moto nei suoi, la sua virtù vivificatrice nel suo respiro, la formazione della sua vita nel palpito del suo cuore, dovunque, da fuori, da dentro, si sente vivificare, toccare, abbracciare, baciare dalla mia Volontà. Ed Essa come vede che la creatura sente i suoi abbracci amorosi, se la stringe di più al suo seno divino e va formando le sue dolce catene d’inseparabilità tra Essa e la sua creatura amata. Pare che si sente ripagata col essere riconosciuta dal suo lavoro incessante e con la sua potenza toglie il velo che la nascondeva alla creatura, e la fa conoscere chi è che forma la vita di tutti gli atti suoi. Perciò quanto più la riconoscerai, tanto più sentirai quanto ti ama e tu l’amerai di più.
(4) Oltre di ciò, tu devi sapere che l’anima senza della mia Divina Volontà, è come un fiore colto dalla pianta; povero fiore, l’hanno tolto la vita, perché non è più legato alla radice, e distaccato non più riceve gli umori vitali, che come sangue circolavano e lo mantenevano vivo, fresco, bello, odoroso, perché ha perduto la radice che come madre lo amava, lo alimentava e lo teneva stretto al suo seno, e mentre la radice se ne sta sotto terra, come sepolta viva per dar vita ai fiori, figli suoi, e fargli fare la bella comparsa, tanto d’attirare l’attenzione umana col suo dolce incanto, ma come viene colto dalla pianta, come se avesse perduta la madre, pare che si atteggia a mestizia, perde la sua freschezza e finisce col appassire. Tale è l’anima senza della mia Divina Volontà, si distacca dalla radice divina, che più che madre l’amava, l’alimentava e mentre vive come sepolta, vive in tutti gli atti suoi e nel fondo della sua anima per somministrarle gli umori divini, che come sangue fa circolare in tutti gli atti suoi, per mantenerla fresca, bella, profumata dalle sue virtù divine, da formare il più bello e dolce incanto alla terra ed a tutto il Cielo. Quindi come si distacca dalla mia Divina Volontà, perde la sua vera Mamma, che con tante cure materne se la custodiva, la teneva stretta al suo seno, la difendeva di tutti e di tutto e finisce col sfigurarsi ed appassire a tutto ciò ch’è bene, e giungono a sentire la triste mestizia perché vivono senza di Colei che l’ha generata, senza la vita, le carezze della Mamma loro. Sicché si possono chiamare poveri orfanelli derelitti, senza tutela, e forse in mano di nemici e tiranneggiata dalle passioni del proprio io. Oh! se la radice avesse ragione, quanti gridi strazianti di dolore non emetterebbe nel vedersi strappare la vita dei suoi fiori, e che l’hanno costretto, come madre sterile, a rimanere senza la corona dei figli suoi? Ma se non piange la pianta, piange la mia Volontà nel vedere tanti suoi figli orfani, ma orfani volontari, che sentono tutte le pene della orfanità, mentre la loro Madre vive e non fa altro che rimpiangere e chiamare la corona dei figli suoi a Sé, d’intorno”.