(1) Sento la forza onnipotente del Fiat Divino che tutta mi investe, mi assorbe e mi trasforma nella sua luce; questa luce è amore e fa palpitare in me la Vita del mio Creatore, questa luce è parola e mi dà le più belle notizie del principio della mia esistenza, i rapporti, i vincoli d’unione, la virtù comunicante, l’inseparabilità che esiste tuttora tra me e Dio; ma chi mantiene tutto ciò in pieno vigore se non che il Voler Divino? Oh! potenza del Fiat Supremo, prostrata nell’immensità della tua luce io vi adoro profondamente, ed il mio piccolo nulla amandoti si sperde in te. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Mia buona figlia, solo il mio Volere mantiene e conserva intatto, con un’atto continuo, il principio della creazione della creatura. Il nostro Ente Supremo dava il principio e animava la sua vita con la potenza del nostro alito divino, quest’alito non doveva essere mai spezzato, molto più che quando Noi diamo e facciamo un’atto non lo ritiriamo giammai, e questo serve per formare opere compiute dell’essere che mettiamo alla luce. Questo nostro primo atto, mentre serve per dar principio e formare la vita, la continuazione serve per fare della creatura un nostro atto compiuto, e come l’alitiamo così formiamo in essa i nostri atti continui per completare la nostra Vita Divina. Il nostro alito, come lo diamo, forma a sorsi a sorsi la crescenza di questa Vita nostra nella creatura. Il nostro alito, come si dà, così forma il nostro atto compiuto di santità, di bellezza, d’amore, di bontà, e così di seguito, e quando l’abbiamo riempita tanto, in modo che non abbiamo dove più mettere dell’atto nostro nella creatura, perché essa è limitata, il nostro alito cessa e termina la sua vita in terra, e per eternare il nostro alito nel Cielo, trasportiamo la nostra Vita formata in essa, il nostro atto compiuto, nella nostra patria celeste come trionfo della nostra Creazione. Non vi è rarità più bella di queste vite ed atti compiuti nostri nel celeste soggiorno, esse sono le narratrici della nostra potenza, della foga del nostro Amore, sono voci parlanti del nostro alito onnipotente, che solo poteva formare la Vita Divina, il nostro atto compiuto nella creatura. Ma sai tu dove possiamo formare questa Vita e questo nostro atto compiuto, per quanto a creatura è possibile ed immaginabile di ricevere dal suo Creatore? L’anima che vive nella nostra Divina Volontà e si fa dominare da Essa. Ah! solo in lei possiamo formare la Vita Divina e svolgere il nostro atto compiuto; il nostro Volere dispone la creatura a ricevere tutte le qualità e colori divini, ed il nostro alito non mai interrotto, come pennello peritissimo, dipinge con maestria ammirabile ed inimitabile le più belle sfumature e vi forma i facsimili del nostro Essere Supremo; se non ci fosse per questi facsimili, non sarebbe stata un gran che l’opera della Creazione, né grande opera della Potenza delle nostre mani creatrici, creare il sole, il cielo, le stelle, e tutto l’universo sarebbe stato un bel nulla per la nostra Potenza. Ma invece tutta la nostra Potenza, l’arte delle nostre arti divine, l’indescrivibile eccesso del nostro intenso Amore, è fare il nostro atto compiuto nella creatura, col formare la nostra Vita in essa, ed è tanto il nostro compiacimento, che Noi stessi restiamo rapiti nell’atto nostro che svolgiamo. Per Noi fare un’atto compiuto è la gloria più grande che più ci glorifica, è l’amore più intenso che più ci decanta, è la potenza che ci inneggia continuamente. Ma ahimè! per chi non vive nel nostro Volere, quanti nostri atti spezzati senza compimento, quante nostre Vite Divine appena concepite o al più nate senza crescere. Spezzano la continuazione del nostro lavoro e ci legano le braccia senza poter andare avanti; ci mettono nell’impotenza di un padrone che tiene il suo terreno e le viene impedito dai suoi servi ingrati di fare il lavoro che ci vuole nel suo terreno, di seminarlo, di piantare le piante che vuole, povero padrone, tenere il terreno sterile senza il frutto che poteva ricevere, per causa dei suoi servi iniqui. Il nostro terreno sono le creature, ed il servo ingrato è l’umano volere, che opponendosi al nostro ci mette nell’impotenza di formare la nostra Vita Divina in esse. Ora tu devi sapere che in Cielo non si entra se non si possiede la nostra Vita Divina, o almeno concepita o nata, e tale sarà la gloria, la beatitudine del beato, per quanta crescenza ha formato della nostra Vita in esso. Ora, qual sarà la differenza di chi appena è stata concepita, nata, o cresciuta con piccole proporzioni, da chi ci ha fatto formare Vita compiuta? Sarà tanta la differenza che si rende incomprensibile all’umana creatura. Quelli saranno come il popolo del regno celeste, invece i nostri facsimili saranno come principi, ministri, la corte nobile, l’esercito regio del gran Re. Perciò chi fa la mia Divina Volontà e vive in Essa, può dire: “Faccio tutto e appartengo anche da questa terra alla famiglia del mio Padre Celeste”.