MaM
Messaggio del 2 maggio 2009:Cari figli! Già da lungo tempo vi do il mio Cuore materno e vi porgo mio Figlio. Voi mi rifiutate. Permettete che il peccato vi avvolga sempre di più. Permettete che vi conquisti e vi tolga la capacità di discernimento. Poveri figli miei, guardatevi intorno e osservate i segni del tempo. Pensate di poter vivere senza la benedizione di Dio? Non permettete che la tenebra vi avvolga. Anelate dal profondo del cuore a mio Figlio. Il Suo Nome dissipa la tenebra più fitta. Io sarò con voi, voi solo chiamatemi: “Eccoci Madre, guidaci!”. Vi ringrazio! La Madonna era molto triste. Ha dato solo il messaggio e ci ha benedetti.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 29-23 Giugno 23, 1931 Come la Creazione manifesta la Paternità Divina e come Dio si sente Padre di chi lo riconosce nelle opere sue.

(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione per seguire gli atti fatti in essa dalla Divina Volontà, mi pareva che in ciascuna cosa creata stava come nobile Regina, come centro di vita la Volontà adorabile, per fare in ogni cosa il suo dolce incontro con le creature, ma riceveva questo incontro chi la riconosceva in ciascuna cosa creata. In questo incontro felice si aprono le corrispondenze d’ambi le parti, si festeggia insieme, e la Divina Volontà dà e la creatura riceve. Ma mentre la mia mente si perdeva col girare nelle cose create, il mio sommo bene Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutta la Creazione manifesta la Paternità Divina, la Potenza, l’Amore, l’armonia di Colui che l’ha creata. Ma sai tu di chi ci sentiamo Padre? Di chi ricorda e riconosce tutta la Creazione come proprietà del suo Creatore, che volendo manifestare la sua Paternità per le creature ha creato tante belle cose per amor loro, quindi chi le riconosce per contraccambiarlo coll’amarlo e ringraziarlo, si stringe intorno al suo Padre Celeste come figlia che riconosce i beni suoi, e che se li ha creati significa che vuole che la figlia sua possieda i suoi possedimenti nei possedimenti del Padre suo. Se tu sapessi qual’è la nostra gioia e felicità nel sentirci Padre, e nel vedere i nostri figli stretti a Noi d’intorno per mezzo delle nostre cose create. Sicché la creatura col ricordarsi e riconoscere ciò che Dio ha fatto per essa, ci ama da Padre e Noi l’amiamo da figlia, ci sentiamo che la nostra Paternità non è Paternità sterile, ma feconda. Così chi ricorda e riconosce ciò che feci e patì nella mia Vita e Passione, mi sento Redentore e do a possedere i beni della Redenzione, sicché le mie pene, le mie opere, i miei passi, si schierano intorno alla felice creatura per aiutarla, santificarla, e farla sentire gli effetti in essa di tutta la mia Vita. E chi riconosce ciò che il nostro Amore ha fatto e può fare nell’ordine della grazia, mi sento Amante appassionato e le do il possesso del mio Amore, in modo che sentirà tal amore per Me da non poter vivere senza amarmi, e siccome il vero amore sta nel fare sempre la mia Volontà, Io ne faccio un prodigio del mio Amore e del mio Volere. Qual dolore non sarebbe per un padre avere i figli e non vederli intorno per amarsi a vicenda e godersi il frutto delle sue viscere? E se questi figli non possedessero i beni del padre, non sarebbe un dolore maggiore? Tal’è la nostra Divinità, abbiamo disteso la nostra Paternità in modo infinito in tutta la Creazione; come Padre siamo tutt’occhio sui nostri figli affinché nulla li manchi, le nostre braccia sentono l’estremo bisogno d’amore di stringerli al nostro seno per dargli amore e ricevere amore, e quando vediamo la creatura che corre a Noi, vuole i nostri amplessi, oh! come ci sentiamo felici ché la nostra Paternità è riconosciuta e può svolgere l’ufficio di Padre per i nostri figli. La nostra generazione è quasi innumerevole, eppure pochi figli ci circondano, tutti gli altri sono lontani da Noi, lontani col cuore, con la volontà, lontani dalla nostra somiglianza, e nel nostro dolore nel vedere i pochi figli intorno a Noi diciamo: “E gli altri figli nostri dove sono? Come non sentono il bisogno d’avere un Padre Celeste, di ricevere le nostre carezze Paterne, di possedere i nostri beni? ” Perciò sii attenta, riconosci i nostri beni, le opere nostre e sentirai la nostra Paternità nel cielo tempestato di stelle, che nel loro mite scintillio ti chiamano figlia e ti attestano l’amore del Padre tuo. La nostra Paternità si stende nel sole, che con la sua luce vibrante ti chiama figlia e ti dice: “Riconosci nella mia luce il gran dono del Padre tuo, che ti ama tanto che vuole che sia la posseditrice di questa luce”. La nostra Paternità si stende ovunque, nell’acqua che bevvi, nel cibo che prendi, nelle varietà delle bellezze di tutta la natura, hanno una voce comune, che tutte ti chiamano figlia del gran Padre Celeste, e come figlia sua vogliono essere possedute da te. Ora, qual sarebbe il nostro contento, se in tutte le cose da Noi create, alla nostra voce tenera di chiamarti figlia, sentissimo la tua voce che ci chiamasse Padre e ci dicessi: “Questo è dono del Padre mio, oh! come mi ama, ed io voglio amarlo assai assai”.