(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, sebbene sotto l’incubo delle privazioni del mio dolce Gesù; povero mio cuore, com’è torturato, affannato ché non trova Colui che le fa respirare la sua aria celestiale, e palpitare la vita del suo stesso palpito. Mio Gesù, vita mia, non mi dicevi Tu stesso che volevi che vivesse e respirasse la tua aria divina, e che formassi la mia vita nel tuo stesso palpito affinché la mia si sperdesse nella tua, e vivesse del tuo palpito, e quindi del tuo amore, delle tue pene e di tutto Te stesso? Ma mentre il mio povero cuore si sfogava per il dolore della privazione del mio amato Gesù, me l’ho sentito muovere sensibilmente nel mio interno, e con voce chiara le sue parole risuonavano al mio udito, che diceva con tenerezza indicibile: “Padre Santo, vi prego per i figli miei e per tutti quelli che mi hai dato, e che Io riconosco che sono miei, in queste miei braccia Io me le stringo affinché restino difesi e al sicuro della tempesta che stanno armando contro della mia Chiesa”. Poi ha soggiunto:
(2) “Figlia mia, quante voltafaccia ci saranno, quante maschere si smascherano. Io non potevo sopportare più la loro ipocrisia, la mia Giustizia era colma di tante finzioni, e perciò non hanno potuto più tenere la maschera che li copriva. Perciò prega insieme con Me, affinché restino salvi coloro che devono servire alla mia gloria, e confusi coloro che vogliono colpire la mia Chiesa”.
(3) Onde ha fatto silenzio, e la mia povera mente vedeva tante cose funeste e tragiche, e mentre pregavo, il mio sommo bene Gesù ha ripetuto:
(4) “Figlia mia, per comunicare il bene agli altri è necessario possedere la pienezza del medesimo bene, perché col possederlo ne conosce gli effetti, la sostanza, la pratica come si acquista quel bene; quindi terrà virtù di poterlo infondere negli altri, di saperne dire le bellezze, le prerogative, i frutti che produce quel bene. Invece se appena un sorso d’un bene, d’una virtù, l’anima ha acquistato e vuole incominciare ad insegnarla agli altri, non ne conoscerà a fondo la pienezza di quella virtù, perciò non saprà ridire il suo gran bene, né dare la pratica come acquistarla; onde farà la figura d’un bambino che avendo imparato appena le vocali, vuol fare da maestro agli altri, povero bambino, farà il maestro da burla perché non potrà andare avanti negli altri insegnamenti. Ecco perciò i veri santi prima si sono riempiti loro d’amore, di conoscenze divine, di pazienza invitta, e altro, e quando si sono talmente riempiti da non poterlo più contenere dentro di essi, lo sbocco che usciva dei beni che possedevano l’hanno comunicato ai popoli, e la parola loro era fuoco, era luce, ed insegnavano non in modo superficiale, ma in modo pratico e sostanzioso il bene che possedevano. Ecco la causa perché tanti vogliono fare da maestri e non fanno nessun bene, perché manca il cibo sufficiente in loro, come possono nutrire gli altri? ”
(5) Onde dopo di ciò mi sono tutta abbandonata nel Fiat Supremo, e la mia povera mente si perdeva in Esso, e sono restata come rapita nel vedere innanzi a me l’Essere Divino e una luce interminabile disposta in tanti innumerevoli raggi uscivano dal centro di Esso, questi raggi erano intrecciati spesso spesso da piccole luci che stavano legati ai raggi interminabili della Maestà Adorabile, le quali parevano parto della stessa luce, e che si nutrivano di luce per formarsi la vita di luce e crescere come Iddio le volesse. Che incanto è l’Altezza Divina, la sua presenza rapisce, l’occhio si sperde nella sua immensità ed è tanta la sua bellezza, la molteplicità delle sue gioie infinite, che pare che più che pioggia dirotta cadono dal suo Essere Divino, sicché si sente ammutolire e perciò, o poco o nulla si sa dire. Quindi, mentre era tutta immersa in ciò che stava presente alla mia mente, il mio amato Gesù mi ha detto:
(6) “Figlia del mio Voler Divino, guarda, questa Luce immensa non è altro che le emanazione della nostra Volontà dal centro del nostro Essere Divino; come pronunziammo il Fiat, così si distendeva per formare con la sua forza creatrice ciascuna cosa creata, e per fare che nessuna cosa uscisse da dentro della sua Luce, rimaneva in Essa ciò che usciva dalle nostre mani creatrici. Sicché quei intrecci che tu vedi ai raggi della nostra Luce, non sono altro che tutte le cose create, alcune stanno come in custodia nella nostra Luce affinché non subiscano nessun cambiamento, altre, e sono le creature che vivono nel nostro Volere, stanno non solo in custodia, ma in atto di ricevere continuamente da Dio per crescere, per alimentarsi di luce, e con le loro piccole luci formare intreccio allo stesso Voler Divino per farlo operare nella piccola luce; sicché queste piccole luci danno il campo al nostro Fiat Divino di renderlo operante continuamente in loro, pare che ci danno da fare e ci fanno continuare il lavoro che con tanto amore incominciammo nella Creazione. E quando la creatura ci dà occasione di continuare il nostro lavoro dandoci libertà di operare nella sua piccola luce, Noi la gradiamo tanto, che rendiamo operante la piccola luce insieme col nostro lavoro, e non ci sentiamo isolati da parte delle creature, ma godiamo il bello della sua compagnia, ed essa gode la nostra. Perciò col vivere di Volontà Divina non ci lasci mai soli, e tu avrai il gran bene di godere la nostra compagnia”.