MaM
Messaggio del 25 gennaio 1989:Cari figli, anche oggi vi chiamo sulla strada della santità. Pregate per conoscere la bellezza e la grandezza di questo cammino dove Dio si manifesta a voi in modo particolare. Pregate per poter essere aperti a tutto ciò che Dio opera attraverso di voi e per poter, nella vostra vita, ringraziare Dio e rallegrarvi per tutto ciò che Egli fa mediante ciascuno di voi. Io vi benedico. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 29-15 Maggio 10, 1931 Chi vuol ricevere deve dare. Modi che tiene Gesù. I doni divini portatori di pace. Come la Divina Volontà tiene la virtù fermentatrice. Qual bene racchiude un’atto compiuto di Divina Volontà.

(1) Sono sempre nella cara eredità della Divina Volontà, dovunque rivolgo la mente, il passo, la trovo come Regina imperante, che col suo dolce impero vuol regnare sulla povera anima mia, e con la voce più eloquente, soave e forte, mi dice spirante amore, da poter convertire in fuoco tutto il mondo intero: “Come Regina ti aspetto in ciascuna opera mia, perché tu venga a formare e stendere il tuo piccolo regno divino nelle stesse opere mie; guardami, sono Regina, e chi è Regina tiene il poter di dare ai figli suoi quello che vuole, molto più che il mio regno è universale, il mio potere è senza limiti, e come Regina amo di non essere sola nel mio regno, ma voglio il corteggio, la compagnia dei figli miei, e di dividere insieme con loro il mio impero universale. Perciò la tua via siano le opere mie, che come tanti segni ti additeranno di fare tanti incontri con la tua Celeste Regina che ti aspetta per darti i suoi doni come pegno certo del suo regno”.

(2) Onde, mentre la mia povera mente si perdeva nell’immensa luce della Divina Volontà, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(3) “Figlia mia, chi vuol ricevere deve dare; il dare dispone la creatura a ricevere, e Dio a dare. Molte volte anche il tuo Gesù tiene questo modo, quando voglio dalla creatura do, e se voglio dei grandi sacrifici, do molto, affinché essa guardando il molto che l’ho dato, si vergognerà e non avrà il coraggio di negarmi il sacrificio che le chiedo. Il dare è quasi impegnare la persona che riceve, è attirare la sua attenzione, il suo amore, il dare è apprezzare, il dare è speranza, il dare è far sorgere nel cuore il ricordo del donatore; e quante volte persone che non si conoscevano diventano amici per mezzo d’un dono? Ora, nell’ordine divino il donatore è sempre Iddio, che fa da primo a mandare i suoi doni alla creatura, ma se essa non si muove a dare nulla al suo Creatore, fosse pure il suo piccolo amore, la sua gratitudine, un piccolo sacrificio, perché se abbiamo dato è perché volevamo, non più si spediscono da Noi altri doni, perché col non darci nulla ha chiuso la corrispondenza e ha spezzato la bella amicizia che doveva far sorgere il nostro dono. Ora figlia mia, dar e ricevere sono atti primi ed indispensabili che a chiare note additano che Noi amiamo la creatura, ed essa ci ama; ma non basta, si deve saper ricevere col convertire in natura il bene ricevuto, col mangiarlo e masticarlo ben bene, in modo da convertire il dono in sangue dell’anima. È questo il nostro scopo nel dare i nostri doni, voler vedere convertito in natura il dono che abbiamo dato, perché allora i nostri doni non sono in pericolo, e ci dispongono a dare doni più grandi; e la creatura avendolo convertito in natura, mette al sicuro il nostro dono, ne resta posseditrice e sentirà in sé il bene, la sorgente, e convertito in natura il dono ricevuto. E siccome i doni nostri sono portatori di pace, di felicità, di fortezza invincibile, di aria celestiale, quindi sentirà in sé la natura della pace, della felicità, della fortezza divina, che formeranno in sé l’aria del Cielo. Ecco perciò la causa che quando ti faccio il gran dono della mia parola, dopo faccio silenzio, è perché sto aspettando che tu ti alimenti e mastichi bene la mia parola, in modo da vedere in te cambiata in natura tua ciò che ti ho detto, e quando veggo ciò, allora sento l’irresistibile bisogno d’amore di parlarti di nuovo, perché un mio dono chiama l’altro, né sanno stare soli, ed Io tengo sempre da dare, sempre da dire e da fare con chi converte in natura i miei doni”.

(4) Dopo di ciò stavo pensando alla Divina Volontà, come mi sembrava difficile che venisse il suo regno. Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, come il lievito tiene virtù di fermentare il pane, così la mia Volontà è la fermentatrice degli atti della creatura; come essa chiama la mia Volontà Divina negli atti suoi, così restano fermentati da Essa e formano il pane del regno del mio Volere. Ora non basta il lievito per fare molto pane, ma ci vuole molta farina, ci vuole chi deve compiere questi atti d’unire farina e lievito, ci vuole l’acqua, vincolo d’unione per poter impastare farina e lievito, per fare che il lievito comunicasse la virtù fermentatrice e la farina la ricevesse, poi ci vuole il fuoco per cuocere questo pane per formarlo pane alimentare e digestivo. Ora, non ci vuole più tempo, più atti per formarlo che per mangiarlo? Il sacrificio sta nel formarlo, a mangiarlo si fa subito e si sente il gusto del sacrificio. Onde figlia mia, non basta il lievito del mio Fiat Divino che tiene solo virtù di fermentare i tuoi atti, svuotarli dell’umano volere per convertirli in pane di Volontà Divina, ma ci vogliono una continuazione di atti, di sacrifici e per lungo tempo, in modo che il mio Volere con la sua virtù fermentatrice, fermenterà tutti questi atti per formare molto pane e tenerlo preparato e a riserba per i figli del regno suo. Quando il tutto sarà formato, resta disporre gli eventi, e questo è più facile e si fa più subito, perché sta in nostro potere muovere le cause seconde per fare quel che Noi vogliamo. Non feci altrettanto per la Redenzione? I miei lunghi trent’anni della mia vita nascosta, furono come il lievito in cui restarono fermentati tutti i miei atti per formare e fermentare il gran bene della Redenzione, la breve vita della mia vita pubblica e la mia Passione fu il mio pane fermentato che la mia Volontà Divina formò e fermentò negli atti miei, che come pane spezzai a tutti e diedi a mangiarlo per fare che tutti ricevessero il pane dei redenti, per acquistare le forze necessarie per mettersi in salvo. Perciò non ti dare nessun pensiero, pensa a fare il tuo dovere e non far sfuggire nessun’atto tuo in cui non ci metta il lievito della mia Divina Volontà, affinché l’essere tuo resti fermentato da Essa, ed Io ci penserò a tutto il resto”.

(6) Onde continuavo a pensare: “Ma che cosa ne ha Gesù di questo mio povero stato e perché ha tanto interesse che io cadesse nelle solite mie sofferenze con tanto disturbo e fastidio che mi fa dare agli altri, che potrei chiamarlo il mio martirio? Oh! come è duro aver che ci fare con le creature, sentire per pura necessità il bisogno di loro, questo mi umilia tanto che resto come annientata nel mio proprio nulla”. Ma mentre ciò ed altro pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(7) “Figlia mia, vuoi sapere che ne ho? La mia Volontà Divina compiuta, e questo è tutto per Me; un mio atto compiuto di mia Volontà racchiude tutto il cielo, il sole, la terra, e anche Me stesso, non c’è amore che non trovi, beni che non possieda, gloria che non mi dia, tutto resta accentrato in un’atto compiuto di mia Volontà, e la felice creatura che lo compie può dirmi: “Ti ho dato tutto, anche Te stesso, non ho più che darti”. Perché la mia Divina Volontà racchiude tutto, non c’è cosa o bene che le sfugga, quindi compiendola in ciò che Io voglio, la creatura trova ciò ch’è in sé stessa la mia Volontà, ed Io posso dire: “Col darti la grazia di farti fare un’atto compiuto di Essa, tutto ti ho dato”. Anzi col compirla, le mie pene sorgono, i miei passi, le mie parole, le mie opere si duplicano e si mettono in moto per darsi alle creature, perché la mia Divina Volontà operante anche nella creatura, mette in moto tutte le opere nostre per farle sorgere a novella vita. E tu mi dici, che ne ho? Figlia mia, pensa a farla e fa che la tua vita possa essere un’atto continuato di mia Volontà”.