(1) Passo giorni amarissimi, la mia povera esistenza si svolge sotto l’incubo d’una tragedia. Mio Gesù, aiutami! non mi abbandonare! Tu che sei stato sempre tanto buono con me e che con tanto amore mi hai sostenuta nelle lotte della mia vita, deh! non mi lasciare ora che le lotte sono più tremende e accanite. Deh! Amor mio, mostra la tua Potenza, vedi oh! Gesù, non sono demoni che mi lottano, che con un segno di croce li farei fuggire chi sa dove, ma sono superiori che solo Tu li puoi mettere a posto; sono la povera condannata, ed io stessa non so che ho fatto, oh! come è dolorosa la mia storia. Mi hanno detto che mi vogliono mettere sotto d’un altro prete delegato dal Vescovo, il quale chiamerà medici e farà tutte quelle prove che vuole, lasciandomi da tutti gli altri abbandonata, in balia di costui. A tale annunzio ho scoppiato in pianto, senza poter cessare dal piangere, i miei occhi erano diventati fontane, tutta la notte l’ho passata in pianto, e pregavo Gesù che mi desse la forza e che mettesse termine a tanta tempesta; vedi, dicevo, Amor mio, sono due mesi e più in lotte continue, lotte con le creature, lotte con Te che non mi facessi cadere nelle sofferenze, ed oh! quanto mi costa il lottare col mio Gesù, ma non perché non volessi soffrire, ma perché così vogliono chi mi sta sopra, ma ora non ne posso più, e allora cesserò dal piangere quando mi dica che mi concedi di liberarmi dal fastidio che do al sacerdote, tutto per questo è la guerra, e piangevo e piangevo, con tale amarezza che mi sentivo avvelenare il sangue nelle vene, tanto che spesso mi sentivo come senza vita, senza respiro, ma come mi sentivo così, continuavo a piangere e singhiozzare. Onde mentre mi trovavo in un mare di lacrime, il mio dolce Gesù mi ha stretto a Sé tra le sue braccia, e con voce tenera come se volesse anche Lui piangere, mi ha detto:
(2) “Mia figlia buona, non piangere più, il mio Cuore non ne può più, le tue lacrime sono scese fin nel fondo di esso, e sento la tua amarezza così viva che me lo sento scoppiare; figlia mia coraggio, tu sai che ti ho amata assai, assai, e ora questo Amore mi fa violenza a contentarti, se finora ti ho tenuta sospesa dallo stato di sofferenza qualche giorno, per farli comprendere che la mia Volontà era quella di continuare a tenerti come ti ho tenuto per ben quarantasei anni. Ma ora che ti vogliono mettere di spalle al muro, mi mettono in condizione di far uso della mia Volontà permissiva, non voluta, di sospenderti dallo stato di vittima. Perciò non temere, d’ora in poi non più ti comunicherò le mie pene, non più mi stenderò in te in modo che tu restava irrigidita e senza moto; quindi resterai libera senza aver bisogno di nessuno. Sta tranquilla figlia, fino a tanto che non si quietano e che non vogliono che tu cadi nelle sofferenze, non lo farò più. Ora tu devi sapere che lo stato di sofferenze in cui Io ti mettevo riguardavano la mia Umanità, la quale voleva continuare la sua vita di pene in te. Ora ti resta la cosa più importante, la mia Volontà; mi dai la parola che vivrai sempre in Essa? Che sarai la sacrificata, la vittima della mia Volontà? Che facendola dominare in te non cederai un solo atto di vita alla tua volontà? Assicurami figlia buona che nulla ometterai di ciò che ti ho insegnato di fare, e di seguire ciò che hai fatto finora nel mio Fiat. Questo è il punto culminante del tuo Gesù su di te, mettere in salvo i diritti della mia Volontà nell’anima tua. Perciò fa presto, dimmi che mi contenterai”.
(3) Ed io: “Mio Gesù lo prometto, lo giuro, lo voglio, di seguire ciò che Tu mi hai insegnato, però Tu non mi devi lasciare, perché con Te so far tutto, senza di Te non sono buona a nulla”. E Gesù ha ripreso a dire:
(4) “Non temere, non ti lascio; sappi che ti amo e se mi sono indotto a cedere che tu non cadessi nello stato di sofferenze, non è stato altro che un’amore grande, intenso, eccessivo verso di te, il mio Amore nel vederti tanto piangere ha vinto la mia Volontà, e ha messo un basta per ora; ma sappi che i flagelli pioveranno come pioggia dirotta, lo meritano, quando non vogliono le vittime come piace a Me, e nel modo voluto da Me, giustamente meritano che siano colpiti severamente, e non ti credere che lo farò oggi stesso, ma lascia che passi un poco di tempo, e poi vedrai e sentirai quello che la mia Giustizia tiene preparato”.
(5) Onde ho passato il primo giorno libero senza lottare col mio Gesù, perché avendomi Lui assicurato che non mi avrebbe fatto cadere nelle sofferenze, non sentivo più incitarmi, spingere, che accettassi di sottopormi alle pene che Gesù voleva darmi. Quindi mentre la lotta era cessata, mi era restato tale un timore ancora che il mio amato Gesù all’improvviso mi sorprendessi, e per quietarmi mi ha detto:
(6) “Figlia buona, non temere, te l’ha detto Gesù, e basta; non sono una creatura che posso mancare alla parola, sono Dio, e quando parlo non mi cambio, ti ho detto che fino a tanto non si quietano e non gustano le cose, non ti farò cadere, e così sarà, e ancorché il mondo andasse sotto sopra, perché la mia Giustizia vuol punire le creature, Io non muterò la mia parola, perché tu devi sapere che non vi è cosa che più placa la mia Giustizia, e che giunge a cambiare i più grandi castighi in rescritti di grazie, che il patire volontario, e si possono chiamare vere vittime, non quelli che soffrono per necessità, per malattia, per infortunio, tutto il mondo è pieno di queste sofferenze, ma quelli che volontariamente si esibiscono a patire quello che Io voglio e nel modo come voglio; queste sono le vittime che mi rassomigliano, il mio patire fu tutto volontario, nessuna pena potevano darmi, anche minima, se Io non il volessi. Ecco perciò quasi sempre ti domandavo quando dovevo farti cadere nelle sofferenze, se tu volontariamente accettavi, per avere il tuo patire volontario, non forzato; non è un gran che innanzi a Dio un patire forzato o per necessità, quello che innamora, che rapisce, e che giunge a legare lo stesso Dio, è il patire volontario. Se tu sapessi come mi feriva il cuore quando ti mettevi nelle mie mani come un’agnellina, affinché ti legasse e ti facesse quello che volevo, ti levavo il moto, ti impietrivo, posso dire che ti facevo sentire pene mortali, e tu mi facevi fare, e questo era nulla, il nodo più forte era che tu non potevi uscire da quello stato di pene in cui il tuo Sacrificatore Gesù ti aveva messo, se non venisse il mio ministro a chiamarti all’ubbidienza; era questo che ti costituiva vera vittima, a nessun malato, neppure agli stessi carcerati è negato il moto e di chiedere soccorso negli estremi bisogni, solo per te, aveva il mio Amore, aveva preparato la croce più grande, perché cose grandi volevo e voglio far di te, quanto più grandi sono i miei disegni tanta più croce singolare forma, e posso dire che non c’è stata mai nel mondo croce simile a quella che con tanto amore il tuo Gesù aveva preparato per te. Perciò il mio dolore è indescrivibile nel vedermi contrariato dalle creature, per quanta autorità abbiano, nei modi che voglio tener colle anime, vogliono dettarmi le leggi come se loro se la intendessero più di Me. Perciò il mio dolore è grande, e la mia Giustizia vuol punire coloro che sono stati causa d’un tanto mio dolore”.