(1) È da qualche tempo che non scrivo, perché il mio povero cuore gonfio d’amarezze intense, fino a travolgermi tutta nelle onde altissime e burrascose del dolore e umiliazioni profonde, non aveva la forza di mettere su carta una pagina, la più dolorosa della mia esistenza quaggiù. Nella foga del mio dolore ho ripetuto più volte il detto del nostro Signore: “Cercai un consolatore in tante pene e non lo trovai, un’amico che mettesse una parola in mia difesa e non vi fu”. Anzi chi doveva sostenermi e darmi un respiro di coraggio me lo sentivo cambiato, come se fosse il mio più crudele nemico. Ah! sì, posso ben ripetere col mio dolce Gesù: “Una flotta di cani mi ha circondato per sbranarmi e divorarmi”. Credo che i Cieli hanno pianto sulla mia dura sorte, come tante volte ha pianto con me il mio dolce Gesù. Oh! com’è vero che solo Gesù rimane nel dolore e umiliazioni, le creature sanno stare in torno quando tutto ci sorride e ci porta gloria e onore, ma quando succede il rovescio, fuggono e lasciano la povera vittima sola e abbandonata. Oh! mio Sommo Bene Gesù, non mi lasciare sola in un periodo sì doloroso della mia vita, o lasciati con me o portami con Te, mi sento affogata, la forza mi vien meno, deh! aiutami! aiutami oh Gesù! E poi, quello che più mi tormenta sono le stesse lotte che devo sostenere col mio dolce Gesù; per causa della stampa della Divina Volontà mi accusano al Santo Uffizio di cose che io non conosco, né dove abitano, né dove stanno, e sono lontane da me quanto il cielo dalla terra; sono quarantasei anni che vivo nel letto, si può dire che sono una povera sepolta viva, la terra non la conosco, né ricordo mai che ho avuto amore ad interesse, il mio dolce Gesù ha vigilato sempre il mio cuore, e me lo ha tenuto in pieno distacco, sia sempre ringraziato il Signore; hanno malignato pure presso il Santo Uffizio per la venuta del sacerdote che viene a chiamarmi all’ubbidienza nello stato delle mie sofferenze, quindi imposizioni e proibizioni. Onde qui si apre una lotta col mio amato Gesù, io lo prego che mi liberasse oppure che facesse tutto Lui, cioè il farmi cadere nelle pene ed il liberarmi quando a Lui piacesse. E Gesù tutto bontà diceva:
(2) “Figlia mia, ma credi tu che non lo posso? Lo posso! Ma non lo voglio, a Me costa più il volere che il potere, per Me il potere è nulla, in un istante posso fare cielo e terra, in un’altro istante lo posso distruggere, tanta è la forza del mio potere, ma distruggere un’atto del mio Volere, né lo voglio e né lo posso, distruggerei l’ordine degli atti della mia Volontà, che fin dall’eternità sono dalla Divinità stabiliti, anderei contro della mia Sapienza, contro dei miei stessi disegni, contro del mio Amore, la farei non da Dio, ma da uomo che facilmente cambiano a seconda che le cose le vanno a gusto o disgusto, e che le pare e piace. Io sono l’Immutabile e non mi muto nei disegni ed atti che ha stabilito di fare, e con somma sapienza, la mia Santa Divina Volontà. E poi, non la farei da Dio, solo perché hanno voluto accusarti di nere calunnie servendosi della loro autorità e malvagia perfidia fino ad arrivare al Santo Uffizio, (perché là si giunge quando un male giunge all’eccesso e che nessun’altra autorità può mettere rimedio, e solo da questo si vede somma perfidia,) Io dovrei cambiare i miei disegni ed i modi che per sì lunghi anni ho tenuto sopra di te? Oh! se tu sapessi qual dolore hanno dato al mio cuore, che non potendone sopportare lo strazio, sono costretto a colpire tutti quelli che hanno contribuito ad una accusa sì nera, e non ti credere che lo farò proprio oggi, a tempo ed a circostanza la mia Giustizia sta armando il suo braccio contro di loro, nessuno, nessuno sarà risparmiato, è troppo il dolore che mi hanno dato”.
(3) Ed io: “Amor mio, se Tu mi lasci cadere e non mi aiuti a liberarmi, come farò? Tu non vuoi cambiare i tuoi modi che hai tenuto sopra di me, e se le autorità che vogliono diversamente non vorranno cedere a quello che vuoi Tu, come farò? Almeno assicurami che mi porti al Cielo e resteremo Tu, io e loro, tutti contenti; non vedi in che labirinto mi hanno messo, sono l’accusata, la condannata, come se avessi diventata la creatura più infame che esiste sulla terra, e una maledizione piove sulla mia povera esistenza. Gesù! Gesù! aiutami, non mi abbandonare, non mi lasciare sola, se tutti sono stati così barbari che mi hanno lasciata, non me lo farai Tu, non è vero, oh! Gesù? ” Ed era tanto il mio dolore che sfogavo in pianto amarissimo. E Gesù, sfogandosi in pianto anche Lui, mi diceva:
(4) “Figlia buona, coraggio, tu devi sapere che la mia Volontà Divina agisce in due modi, in modo voluto ed in modo permissivo; quando agisce in modo voluto sono disegni che compie, santità che forma, e la creatura che riceve quest’atto voluto della mia Volontà, lo riceve corredato di luce, di grazia, di aiuto, nulla deve mancare a questa fortunata creatura di compiere quest’atto voluto dalla mia Volontà. Invece quando agisce in modo permissivo, e questo succede quando le creature col libero arbitrio della volontà che hanno, cercano di legare le mani all’Onnipotente, come in questo che vogliono da te, che vogliono cambiare le cose a modo loro, e non com’Io con tanto amore e per bene di tutti ho disposto fin’oggi, e mi costringono ad agire in modo permissivo, e la mia Volontà permissiva, è con giustizia e castigo accecamento, che chi sa dove vanno a precipitarsi; quindi agirò con la mia Volontà permissiva. Giacché non vogliono nel modo voluto da Me, ti terrò sospesa dallo stato di vittima, e la mia Giustizia non trovando il suo appoggio, si sfogherà liberamente contro le gente, sto facendo il primo giro per tutte le nazioni, tanto che spesso, spesso, ti sospendo dallo stato di vittima perché ti veggo troppo amareggiata per causa mia e per causa di ciò che vogliono, e di tanta perfidia che hanno avuto contro di te, e nel vederti così amareggiata non mi dà il cuore di gettarti nel tuo solito stato di pene, che tu con tanto amore ricevevi, ed Io con amore più grande ti comunicavo; perciò ti passo avanti, ma se tu sapessi il mio dolore, e nel mio dolore vo’ ripetendo: “Ingratitudine umana, quanto sei orrenda”. E sto per riprendere il secondo giro dei castighi per tutte le nazioni, ripetendo terremoti, mortalità, fenomeni imprevisti, mali d’ogni genero, da gettare terrore e spavento; i castighi pioveranno come nebbia fitta sui popoli e molti ne resteranno nudi e digiuni, e quando avrò finito il secondo giro, ne farò il terzo, e dove più infieriranno i castighi, là saranno più accanite le guerre e le rivoluzioni.
(5) Figlia mia, quello che ti raccomando, pazienza, deh! non darmi il dolore che la tua volontà si oppone alla mia, ricordati quante grazie ti ho dato, quanto amore non ti ho voluto per vincere la tua volontà per farla mia, se vuoi rendermi contento assicurami che non farai mai, mai, la tua volontà”.
(6) Ed io mentre assicuro Gesù di non voler fare mai la mia volontà, le circostanze presenti sono tante che vivo con un timore continuo che mi avvelena continuamente, che potessi incorrere nella grande disgrazia di non fare sempre la Divina Volontà. Mio Dio, che pena, che strazio al mio povero cuore, molto più per il mio stato incostante, perché passo giorni senza cadere nello stato di sofferenze, e allora sono torturata che Gesù mi ha lasciato, non più avrò il bene di vederlo, e nel mio dolore vo ripetendo: “Addio o Gesù, non ci rivedremo più, tutto è finito”. E piango Colui ch’era per me più che la mia stessa vita, e passo due tre giorni in queste torture. E quando mi persuado che non più ricadrò in quello stato di pene, allora Gesù improvvisamente mi sorprende e mi fa cadere nelle sofferenze, e allora sono torturata: Come farò per ubbidire. Sicché od in un modo od un’altro, sento tale tristezza e amarezza che non so io stessa come posso continuare a vivere, e nel mio dolore, spero che il mio dolce Gesù avrà pietà di me e porterà la sua povera esiliata nella sua patria celeste. Solo ti prego oh! Gesù, di mettere termino a questa tempesta, con la tua Potenza comanda che si calmi e dando luce a chi l’ha suscitata, possano conoscere il male che hanno fatto, affinché se ne possano servire per santificarsi.