(1) Il mio povero cuore si trova tra due potenze insormontabili: Il Fiat Divino ed il dolore della privazione del mio dolce Gesù; ambedue potenti sul mio povero cuore, che mentre sento tutta l’amarezza d’essere priva di Colui che formava tutta la felicità della mia povera esistenza, ed ora mancandomi mi si è convertita in intensa amarezza, ed il Voler Divino soggiogandomi mi assorbe nella sua Divina Volontà per trasmutarla in Essa. Ora mentre mi trovavo sotto oppressioni tremende, il mio dolce Gesù facendomi una sorpresa mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non temere, sono qui con te, ed il segno è che senti in te la Vita del mio Fiat; Io sono inseparabile da Esso. Or tu devi sapere che la nostra Volontà è in continua attitudine nel nostro Essere Divino, il suo moto non cessa mai, le sue opere sono sempre in atto, quindi è sempre operante. Ma le sorprese meravigliose che succedono quando la creatura entra nella nostra Volontà, sono incantevoli e prodigiose; com’essa entra il nostro Volere si chiude nella creatura, e mentre si chiude fino a riempirla tutta, non potendo lei tutta abbracciarla né chiuderla tutta dentro di sé, straripa fuori di sé, in modo da riempire Cielo e terra, in modo che si vede che la piccolezza della creatura racchiude una Volontà Divina, la quale mantiene in essa il suo moto incessante e le sue opere operanti; non c’è cosa più santa, più grande, più bella, più prodigiosa che l’operare del mio Volere nella piccolezza della creatura. Mentre opera, siccome essa non può né chiuderla né abbracciarla tutta perché finita, quindi non tiene capacità di chiudere l’immenso e l’infinito, ma prende quanto più può contenere fino a straripare fuori, e mente straripa, si vede la creatura sotto d’una pioggia di luce e di varie e rare bellezze dentro e fuori, che il nostro Essere Divino ne prende tanto diletto che ci sentiamo rapire, perché vediamo che la piccolezza umana, in virtù del nostro Fiat che la riempie, trasmutata nelle bellezze delle nostre qualità Divine, le quali hanno tale forza da rapirci e farci godere nella creatura le nostre pure gioie e le nostre felicità indicibili.
(3) Ora tu devi sapere che ogni qualvolta la creatura chiama il mio Volere come vita operante in lei, e si tuffa per rimanervi sommersa, è tanto il nostro gradimento che tutto l’Essere nostro concorre e vi mettiamo tal valore per quanto valore contiene il nostro Essere Divino; molto più che il nostro Fiat Divino tiene il suo primo atto di vita nell’atto della creatura, lei non è stata che concorrente, quindi come atto nostro vi mettiamo tutto il peso della nostra Vita Divina. Vedi dunque che significa fare un’atto nella nostra Volontà, che significa moltiplicarli e la grande perdita di chi non opera in Essa”.