(1) Il mio volo nel Fiat Divino continua, né la mia povera mente si sa stare senza girare nei suoi atti innumerevoli, mi sento che una forza suprema me la tiene come fissata nelle opere del mio Creatore, ed essa gira e rigira sempre senza mai stancarsi, ed oh! quante belle sorprese trova, ora nella Creazione, ora nella Redenzione, cui Gesù benedetto si fa narratore come in ciò che mi sorprende non è altro che un’invenzione più grande del suo Amore. Onde, mentre giravo nell’Eden e nei tempi prima della sua venuta sulla terra, pensavo tra me: “E perché Gesù stiede tanto tempo per venire a redimere il genero umano? ” E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la nostra Sapienza infinita quando deve dare un bene alla creatura, non conta il tempo, ma gli atti delle creature, perché innanzi alla Divinità non esistono giorni e anni, ma un solo giorno perenne, e perciò non misuriamo il tempo, ma vengono contati da Noi gli atti che hanno fatto. Quindi, in quel tempo che a te sembra sì lungo, non erano stati fatti gli atti voluti da Noi per venire a redimere l’uomo, e solo gli atti determinano a fare venire il bene, e non il tempo. Molto più che costringevano la nostra Giustizia a sterminarli dalla faccia della terra, come successe nel diluvio, che solo Noé meritò, coll’ubbidire alla nostra Volontà, e con la prolissità del suo lungo sacrificio di fabbricare l’arca, di salvarsi con la sua famiglia e di trovare nei suoi atti la continuazione della nuova generazione in cui doveva venire il promesso Messia. Un sacrificio prolisso e continuo possiede tale attrattiva e forza rapitrice presso l’Ente Supremo, che lo fanno determinare a dare beni grandi e continuazione di vita all’uman genero. Se Noé non ci fosse ubbidito e non si fosse sacrificato a compiere un lavoro sì lungo, sarebbe stato travolto lui nel diluvio, e non salvando sé stesso, il mondo, la novella generazione sarebbe finita. Vedi che significa un sacrificio prolisso e continuo, è tanto grande che mette in salvo sé stesso, e fa sorgere la vita novella negli altri ed il bene che abbiamo stabilito di dare. Ecco perciò per il regno della mia Divina Volontà ho voluto il tuo lungo e continuo sacrificio di tanti anni di letto. Il tuo lungo sacrificio metteva te in salvo, più che arca nel regno della mia Divina Volontà, ed inclina la mia Bontà a dare un bene sì grande di farla regnare in mezzo alle creature”.
(3) Dopo di ciò continuavo il mio giro nel Fiat Divino per portare tutti gli atti delle creature in omaggio al mio Creatore, e pensavo tra me: “Se potrò raccogliere tutto ciò che esse hanno fatto e chiudere tutto nel Voler Divino, non si cambieranno in atti di Divina Volontà? ” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutti gli atti delle creature, ciascuno dei quali possiede il suo germe a seconda com’è stato fatto, se non è stato fatto nel mio Fiat Divino, non possiede il suo germe, quindi non potrà mai essere atto di mia Volontà, perché nell’atto di farlo mancava il suo germe di luce che tiene virtù di cambiarlo in sole, standovi il suo germe di luce come atto primo nell’atto della creatura. Negli atti delle creature succede, che se una persona tiene il seme dei fiori, seminandolo avrà fiori, e se semina il seme dei frutti, avrà frutti; e né il seme dei fiori darà frutti, né quello dei frutti darà fiori, ma ciascuno darà a seconda la natura del suo seme. Così gli atti delle creature, se nell’atto c’è stato un fine buono, uno scopo santo, per piacermi, per amarmi, in ciascun’atto si vedrà il germe della bontà, nell’altro il germe della santità, il germe di piacermi, il germe d’amarmi; questi germi non sono luce, ma simboleggiano chi il fiore, chi il frutto, chi una pianticella, e chi una gemma preziosa, ed Io sento l’omaggio del fiore, del frutto, e così di seguito, ma non l’omaggio che mi può dare un Sole; e raccogliendo tu tutti questi atti per chiuderli nel mio Fiat, restano quali sono, ognuno la natura che il seme l’ha dato, e si veggono che sono atti che può fare la creatura, non atti che può fare la mia Divina Volontà col suo germe di luce nell’atto di esse. Il germe di Volontà Divina non viene ceduto da Essa, se non quando la creatura vive in Essa, e negli atti suoi le dà il primo posto d’onore”.