(1) Mi sentivo, sebbene abbandonata nel Fiat Divino, mi sentivo pure tutta annientata, ma tanto che mi vedevo più piccola d’un atomo e pensavo tra me: come sono miserabile, piccola ed insignificante. Ed il mio adorabile Gesù interrompendo il mio pensiero, facendosi sentire e vedere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, o sei piccola o grande, appartieni alla nostra famiglia divina, sei un membro di essa e ciò ti basta, anzi è tutto per te ed è la gloria e l’onore più grande che potresti possedere”.
(3) Ed io: “Amor mio, tutti da Te siamo usciti e tutti a Te apparteniamo, quindi non è meraviglia che ti appartenga”.
(4) E Gesù: “Certo che tutti mi appartengono per vincoli di creazione, ma c’è gran differenza per chi mi appartiene non solo per vincoli di creazione, ma con vincolo di fusione di volontà, cioè che la mia è la sola ed unica Volontà sua; questi posso dire che mi appartengono con vincoli di vera famiglia nostra, perché la volontà è la cosa più intima che può esistere, tanto in Dio quanto nella creatura, è la parte essenziale della vita, è la dirigente, è la dominatrice che tiene virtù di vincolare con vincoli inseparabili Dio e la creatura, e da questa inseparabilità si riconosce che appartiene alla nostra famiglia divina. Non succede questo dentro d’un regno? Tutti appartengono al re, ma in quanti diversi modi appartengono, chi appartiene come popolo, chi come esercito, chi come ministro, chi come sentinella, chi come cortigiano, chi come regina del re e chi come figlio. Ora, chi appartiene alla famiglia reale? Il re, la regina, i figli; tutto il resto del regno non possono dirsi che sono appartenenti alla famiglia reale, ma appartengono al regno, sono obbligati alla legge, alla sudditanza, ed ai ribelli si mettono in carcere. Quindi, ad onta che tutti ci appartengono, ma in quanti diversi modi, e solo chi vive nel nostro Voler Divino vive in mezzo a Noi; il nostro Fiat Divino ce la porta nel suo grembo di luce nell’intimo del nostro seno divino, né Noi possiamo metterla fuori di Noi, per farlo dovremo mettere il nostro Voler Divino fuori di Noi,s ciò che non possiamo fare né vogliamo fare. Anzi, siamo contenti di tenerla, di vezzeggiarla come nostro caro ricordo, quando il nostro amore rigurgitante uscì fuori la Creazione, che voleva che la creatura vivesse nella nostra eredità della Divina Volontà, e che coi suoi innocenti sorrisi si trastullassi col suo Creatore. E se ti vedi piccola è l’amore esuberante del mio Fiat, ch’è tutto attenzione e gelosia sopra di te, che non ti conceda un’atto di tua volontà umana, quindi l’umano non tiene crescenza, e tu ti senti sempre piccola, e questo è perché il mio Volere vuol formare la sua Vita nella tua piccolezza, e quando cresce la sua Vita Divina, la vita umana non ha ragione di crescere; quindi ti devi contentare di restare sempre piccola”.
(5) Onde seguivo il mio abbandono nel Voler Santo ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, chi vive nel mio Fiat Divino vive in Dio, quindi possiede e può dare i beni che possiede. L’Essere Divino la circonda dappertutto, in modo che non vede, non sente, non tocca che Dio; in Lui si felicita, Lui solo comprende e conosce, tutto le scomparisce, e solo le resta il ricordo che mentre si trova nel suo Dio è viatrice ancora, e come viatrice deve perorare per i suoi fratelli, perché trovandosi in condizione di dare i beni che possiede, deve dare a secondo le loro disposizioni. Non ti ricorda tu, anni addietro, quando ti facevo vedere che ti mettevo nel mio cuore e tutto ti scompariva, e tu te la godevi e non volevi uscirne più, ed Io per farti ricordare che eri viatrice ti usciva alla porta del mio cuore oppure fra le mie braccia, per farti vedere i mali dell’umano genero, affinché tu perorassi per loro, e tu ti dispiacevi con Me ché non volevi uscire dal cuore mio. Era il principio del vivere nel mio Voler Divino che tu sentivi nel cuor mio essente da qualunque pericolo, libero da tutti i mali, perché Dio stesso vi si schiera d’intorno alla felice creatura per tenerla difesa da tutto e da tutti. Invece per chi fa la mia Divina Volontà e non vive in Essa, si trova in condizione di poter ricevere, ma non di dare, e siccome vive fuori di Dio, non in Dio, vede la terra, sente le passioni che la mettono in pericolo continuo e le danno una febbre intermittente che ora si sentono sani, ora malati, ora vogliono fare il bene ed ora si stancano, s’annoiano, s’infastidiscono e lasciano il bene. Sono proprio come quelli che non hanno una casa dove starsi al sicuro, ma vivono in mezzo alla strada, esposti al freddo, alla pioggia, al sole cocente, ai pericoli e vivono d’elemosina. Giusta pena di chi poteva vivere in Dio, invece si contenta di vivere fuori di Dio”.