(1) Stavo seguendo i miei atti nel Voler Divino e pensavo tra me: “Come potrà venire a regnare la Divina Volontà? Quali saranno i mezzi, gli aiuti, le grazie per disporre le creature per farsi dominare da Essa?” Ed il mio sempre amato Gesù, movendosi nel mio interno, tutto bontà e tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, i mezzi principali per far regnare sulla terra il mio Fiat Divino sono le conoscenze di Esso. Le conoscenze formeranno le vie, disporranno la terra per essere regno suo, formeranno le città, faranno da telegrafi, da telefono, da poste, da trombettieri per comunicare tra città e città, tra creature e creature, tra nazioni e nazioni le notizie, le conoscenze importanti sulla mia Divina Volontà, e le conoscenze di Essa getteranno nei cuori la speranza, il desiderio di ricevere un tanto bene; da qui non si può sfuggire, un bene non si può volere, né ricevere se non si conosce, e se si ricevesse senza conoscerlo, è come se non si ricevesse. Quindi le fondamenta, la speranza, la certezza del regno della mia Divina Volontà verranno formate dalle conoscenze di Essa, perciò ne ho detto tante, perché esse saranno le ricchezze, l’alimento, ed i nuovi soli, i nuovi cieli che possederanno i popoli del regno del mio Volere. Ora quando le conoscenze sul mio Fiat si faranno strada, disponendo coloro che avranno il bene di conoscerle, la mia più che paterna bontà, per mostrare l’eccesso del mio amore, metterà in ciascuna creatura, a sua disposizione, la mia stessa Umanità, tutto il bene che operai, in modo che sentiranno tale forza e grazia, da farsi dominare dalla mia Divina Volontà, e la mia Umanità starà in mezzo ai figli del regno mio, come cuore in mezzo a loro, per decoro e onore del mio Fiat, e per antidoto, grazia e difesa a tutti i mali che ha prodotto l’umano volere. È tale e tanta la foga del mio amore che vuole che Essa regni, che farò tali eccessi d’amore da vincere le volontà più ribelli”.
(3) Io nel sentir ciò sono rimasta stupita, e come se volessi mettere dubbio a ciò che Gesù mi aveva detto. E Lui riprendendo il suo dire ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, perché ne dubiti? Non sono Io forse padrone di fare quello che voglio e darmi come mi piace di darmi? Non è forse la mia Umanità il primo fratello primogenito che possedette il regno della mia Divina Volontà, e come primo fratello tengo il diritto di comunicare il diritto agli altri fratelli di possederlo, mettendomi Io a disposizione di loro per darli un tanto bene? Non son’Io il capo di tutta l’umana famiglia, che posso far fluire nelle membra di esse la virtù del capo e far scendere l’atto vitale della mia Volontà Divina nelle membra? E poi, non è forse la mia Umanità che risiede in te continuamente che ti dà tale forza e grazia di voler vivere solo del mio Volere, e ti fa sentire tale pace e felicità da eclissarti il tuo umano volere, in modo che lui stesso si sente felice di vivere come senza vita sotto l’impero della mia Divina Volontà? Perciò quello che necessito sono le conoscenze sul mio Fiat che conoscono, il resto verrà da per sé”.
(5) Dopo ciò continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, mi sembrava che in Esso non ci sono fermate, c’è sempre da fare, ma un fare che non stanca, anzi fortifica, felicita e gioisci del suo lungo cammino; ma mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, chi vive nel mio Voler Divino cammina sempre, perché tiene il giro dell’eternità, che non finisce mai, a sua disposizione, e non fermandosi mai, prende sempre, e se si fermasse, una piccola fermata, un passo in meno, le costerebbe la perdita d’un passo e d’una felicità divina, perché il mio Fiat è un’atto sempre nuovo di felicità, di grazia e di bellezza indescrivibile ed inarrivabile, e l’anima se cammina prende, e se si ferma non prende, perché non avendo seguito passo passo il cammino del mio Voler Divino, non ha saputo nulla ciò che di felicità e bellezza ha messo fuori in quel passo il mio Volere. E chi può dirti la gran differenza di chi vive nella mia Divina Volontà e di chi vive nel volere umano? Chi vive nella volontà umana si ferma sempre, il suo giro è così piccolo, che se vuol allungare il passo non trova dove mettere il piede, ad ogni passo che fa, prende ora un dispiacere, un disinganno, e sente una debolezza di più, la quale la trascina anche al peccato. Oh! come è breve il giro dell’umana volontà, pieno di miserie, di precipizi e d’amarezze, eppure amano tanto di vivere nella sua cerchia! che pazzia, che stoltezza, da deplorarsi!”