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Messaggio del 25 aprile 2021:Cari figli! Oggi vi invito a testimoniare la vostra fede nei colori della primavera, che sia la fede della speranza e del coraggio. Figlioli, la vostra fede non venga meno in nessuna situazione e neanche in questo tempo di prova. Camminate coraggiosamente con Cristo Risorto verso il Cielo che è la vostra meta. Io vi accompagno in questo cammino di santità e vi metto tutti nel mio Cuore Immacolato. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 25-17 Dicembre 25, 1928 La festa che prepara la piccola figlia al bambino Gesù, come lo rende felice. Adamo, primo sole. Esempio dell’artefice.

(1) Stavo pensando alla nascita del bambino Gesù, e lo pregavo che venisse a nascere nella povera anima mia. E per inneggiare e fargli corteggio nell’atto del suo nascere, mi fondevo nel Santo Divino Volere, e scorrendo in tutte le cose create, volevo animare il cielo, il sole, le stelle, il mare, la terra, e tutto col mio ti amo, volevo mettere tutte le cose create come in aspettativa nell’atto di nascere Gesù, affinché tutti gli dicessero ti amo e vogliamo il regno del tuo Volere sulla terra. Ora mentre ciò facevo, mi pareva che tutte le cose create si mettessero sull’attenti nell’atto di nascere Gesù, e come il caro bambino usciva dal seno della sua Mamma celeste, il cielo, il sole, e fin il piccolo uccellino, come tutti in coro dicevano: “Ti amo e vogliamo il regno della tua Volontà sulla terra”. Il mio ti amo nel Voler Divino scorreva in tutte le cose cui che la Divina Volontà teneva la sua vita, e perciò tutti inneggiavano alla nascita del loro Creatore, ed io vedevo il neonato bambino, che slanciandosi nelle mie braccia tutto tremante mi ha detto:

(2) “Che bella festa mi ha preparata la piccola figlia del mio Volere, com’è bello il coro di tutte le cose create che mi dicono ti amo e vogliono che regni la mia Volontà, chi vive in Essa tutto può darmi e può usare tutti gli stratagemmi per rendermi felice e farmi sorridere anche in mezzo alle lacrime, perciò Io stavo aspettandoti per avere una tua sorpresa d’amore, in virtù del mio Voler Divino. Perché tu devi sapere che la mia vita sulla terra non fu altro che patire, operare e preparare tutto ciò che doveva servire per il regno della mia Divina Volontà, che dev’essere regno di felicità e di possedimento, perciò i miei lavori allora avranno i loro pieni frutti e si cambieranno per Me e per le creature in dolcezze, in gioie ed in possesso”.

(3) Ora mentre ciò diceva mi è scomparso, ma dopo poco è ritornato dentro d’una cullina d’oro, vestito con una piccola vestitine di luce, e ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, oggi è la mia nascita e sono venuto per renderti felice con la mia presenza, mi sarebbe troppo duro non rendere felice in questo giorno chi vive nella mia Divina Volontà, non darle il mio primo bacio e dirti ti amo, come contraccambio del tuo, e stringendoti forte al mio piccolo cuore farti sentire i miei palpiti che sprigionano fuoco, che vorrebbero bruciare tutto ciò che alla mia Volontà non appartiene, ed il tuo palpito facendo eco nel mio mi ripete il tuo gradito ritornello: “La tua Volontà regni come in Cielo così in terra”. Ripetilo sempre se mi vuoi rendere felice e quietarmi il mio pianto infantile. Guarda, il tuo amore mi ha preparata la culla d’oro, e gli atti nella mia Divina Volontà mi hanno preparata la vestitine di luce, non ne sei contenta?”.

(5) Dopo di ciò seguivo i miei atti nel Fiat Divino riandando nell’Eden, nei primi atti della creazione dell’uomo, ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(6)Figlia mia, Adamo, primo sole umano, investito dal nostro Volere, i suoi atti erano più che raggi di sole, che allungandosi e allargandosi dovevano investire tutta l’umana famiglia, in cui si dovevano vedere tanti in uno, come palpitanti in questi raggi, accentrati tutti nel centro di questo primo sole umano, i quali tutti dovevano tenere virtù di formare il loro sole senza uscire dal vincolo del primo sole, perché avendo principio la vita di ciascuno da questo sole, ciascuno poteva essere sole per sé stesso. Come fu bella la creazione dell’uomo. Oh! come superò tutto l’universo intero, il vincolo, l’unione di uno in tanti, era il più gran prodigio della nostra onnipotenza, cui la nostra Volontà una in sé doveva mantenere l’inseparabilità di tutti, la vita comunicativa e unitiva di tutti. Simbolo ed immagine della nostra Divinità, che siamo inseparabili, e che sebbene siamo tre Divine Persone, siamo sempre uno, perché una è la Volontà, una è la santità, una è la potenza nostra; perciò viene guardato da Noi l’uomo sempre come se fosse uno solo, ad onta che doveva tenere la sua generazione lunghissima, ma sempre accentrata nell’uno, era l’amore increato che veniva da Noi creato nell’uomo e perciò doveva dar di Noi e rassomigliarsi a Noi, e la nostra Volontà unica, agente in Noi, doveva agire unica nell’uomo per formare l’unità di tutti, ed il vincolo inseparabile di ciascuno. Perciò l’uomo col sottrarsi dal nostro Fiat Divino si deformò e disordinò, e non sentì più la forza dell’unità ed inseparabilità, né col suo Creatore né con tutte le generazioni, si sentì come un corpo diviso e spezzato nelle sue membra, che non possiede più tutta la forza del suo corpo intero. Ecco perciò vuole entrare di nuovo come atto primo nella creatura la mia Divina Volontà, per riunire le membra spezzate e dargli l’unità e l’inseparabilità come uscì dalle nostre mani creatrici. Noi ci troviamo nella condizione di un artefice che ha fatto la sua bella statua da far stupire Cielo e terra, l’artefice ama tanto questa statua che vi ha messo la sua vita dentro di essa, sicché ogni atto o movimento che essa fa, l’artefice sente in sé la vita, l’atto, il movimento della sua bella statua. L’artefice l’ama con amore di delirio, né sa distaccare il suo sguardo da essa, ma in tant’amore la statua riceve un incontro, urta e resta spezzata nelle membra e nella parte vitale che la teneva vincolata e unita con l’artefice, quale non sarà il suo dolore e che non farà costui per rifare la sua bella statua? Molto più che lui l’ama ancora, e all’amore delirante si è aggiunto l’amore dolorante. Tale si trova la Divinità a riguardo dell’uomo, è il nostro delirio d’amore e di dolore che vogliamo rifare la bella statua dell’uomo, e siccome l’urto successe nella parte vitale della nostra Volontà, che lui possedeva, ristabilita Essa in lui, la bella statua ci sarà rifatta ed il nostro amore resterà appagato. Perciò non voglio altro da te, che la mia Divina Volontà abbia la sua vita”.

(7) Poi ha soggiunto con uno accento più tenero:

(8) “Figlia mia, nelle cose create la Divinità non creava l’amore, ma le sfioriture della sua luce, della sua potenza, della sua bellezza, eccetera. Sicché si può dire che nel creare il cielo, le stelle, il sole, il vento, il mare, la terra, erano le opere nostre che mettevamo fuori e le sfioriture delle nostre belle qualità. Solo per l’uomo questo prodigio grandissimo di creare la vita, e la vita del nostro amore medesimo, e perciò è detto che fu creato a nostra immagine e somiglianza. E perciò l’amiamo tanto, perché è vita e opera ch’è uscita da Noi, e la vita costa più che tutto”.