(1) La mia povera mente pensava a tante cose sulla Divina Volontà, specie come poteva venire il suo regno, come poteva diffondersi e tant’altre cose che non è necessario scriverle sulla carta, ed il mio amato Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se Roma tiene il primato della mia Chiesa, lo deve a Gerusalemme, perché il principio della Redenzione fu proprio a Gerusalemme; di quella patria scelsi dalla piccola città di Nazaret la mia Madre Vergine, Io nacqui nella piccola città di Betlem, tutti i miei apostoli furono di detta patria, e sebbene questa, ingrata non volle conoscermi e rigettò i beni della mia Redenzione, non si può negare che l’origine, il principio, le prime persone che ricevettero il bene di Essa furono di questa città, i primi banditori del vangelo, quelli che fondarono in Roma il cattolicissimo, furono i miei apostoli, tutti di Gerusalemme, cioè di questa patria. Ora ci sarà uno scambio, se Gerusalemme diede la vita della religione e quindi della Redenzione a Roma, Roma darà a Gerusalemme il regno della Divina Volontà, ed è tanto vero questo, che come scelsi una Vergine dalla piccola città di Nazaret per la Redenzione, così ho scelto un’altra vergine in una piccola città d’Italia appartenente a Roma, a cui è stata affidata la missione del regno del Fiat Divino, che dovendosi conoscere a Roma come si conobbe a Gerusalemme la mia venuta sulla terra, Roma avrà il grande onore di ricambiare Gerusalemme del gran bene ricevuto da essa, cioè della Redenzione, col farla conoscere il regno della mia Volontà. Ed allora Gerusalemme si ricrederà della sua ingratitudine ed abbraccerà la vita della religione che diede a Roma, e riconoscente riceverà da Roma la vita ed il gran dono del regno della mia Volontà Divina, e non solo Gerusalemme, ma tutte le altre nazioni riceveranno da Roma il gran dono del regno del mio Fiat, i primi banditori di Esso, il suo vangelo tutto pieno di pace, di felicità e di ripristinamento della Creazione dell’uomo. E non solo le mie manifestazioni porteranno santità, gioie, pace e felicità, ma tutta la Creazione facendo gara con esse sprigionerà da ogni cosa creata ciascuna felicità che contiene e le riverserà sopra le creature, perché Noi nel creare l’uomo mettevamo nel suo essere tutti i germi delle felicità che ciascuna cosa creata possedeva, disponendo l’interno dell’uomo come un terreno in cui conteneva tutti i germi delle felicità, tanto, da tenere in sé tutti i gusti per assaporare e ricevere in sé tutte le felicità delle cose create, se non possedesse l’uomo questi germi, le mancherebbe il gusto, l’odorato per poter gustare ciò che Dio aveva messo fuori di Lui in tutta la Creazione. Ora, l’uomo col peccare ammalò tutti questi germi di felicità che Iddio nel crearlo gli aveva infuso e perciò perdette il gusto di poter godere tutte le felicità che ci sono nella Creazione; successe come ad un povero malato che non gode tutti i gusti che ci sono nei cibi, anzi sente il peso, lo stesso cibo si converte in dolore, tutto le nausea, e se lo prende, non perché lo gusti, ma per non morire, invece uno sano sente gusto, forza, calore, perché il suo stomaco tiene forza di assimilare i beni che ci sono nei cibi e gode di essi. Così successe nell’uomo, col peccare ammalò i germi, la stessa forza di poter gustare tutte le felicità che ci sono nella Creazione, e molte volte si convertono in dolore; ora, col ritornare l’uomo nel mio Fiat Divino, i germi acquisteranno la sanità ed acquisterà la forza di assimilare e gustare tutte le felicità che ci sono nell’ordine della Creazione, sicché per lui si formerà una gara di felicità, tutto le sorriderà e ritornerà l’uomo felice come Iddio lo aveva creato”.