(1) Stavo secondo il mio solito facendo il giro per tutta la Creazione, per seguire ciò che la Divina Volontà aveva fatto in essa, oh! come mi sembrava bella! come il Fiat Divino godeva il suo trionfo, riceveva la sua piena gloria, teneva il suo totale dominio e stendeva la sua vita ovunque e da per tutto, sicché, Esso è luce e distende la sua vita di luce, è potenza, è ordine, è purezza, e distende la sua vita di potenza, d’ordine, di purezza in tutte le cose create, e così di tutto il resto delle sue qualità divine, quindi ogni cosa creata è sacra, più che reliquia, perché dentro racchiudono la potenza, la Volontà creatrice, la stessa Vita di Colui che l’ha creato, ed io mentre giravo, mi sentivo d’amare, d’adorare, d’abbracciare e baciare il sole, il cielo, le stelle, il vento, il mare, perché dentro racchiudevano, velavano e formavano come tante abitazioni a Colui che le aveva creato. Ma mentre la mia mente si perdeva nella Creazione, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, guarda come son belle le opere nostre, pure, sante e tutte ordinate, e se ce ne servimmo della Creazione per formare i nostri veli, le nostre vaste abitazioni, però ci riserbammo di non dare ad essa nessuna ragione, perché lo scopo perché furono create fu per l’uomo, non per esse, e perciò ci riserbammo di dare capacità e ragione all’uomo di tutta la Creazione, affinché lui avendo ragione di essa, ci darebbe la gloria della luce del sole, del cielo, del vento e di tutto il resto, sicché mettevamo le cose create come membra dell’uomo, cui lui, avendo ragione di queste membra, se ne servirebbe per risalire dentro di questi veli, per ritrovare Colui che come re abitava dentro e portargli la gloria, l’amore di queste membra a lui date, ma l’uomo per far ciò e possedere la ragione che avrebbe tenuto il sole, il cielo, il vento e simile, e tenere le cose create come sue membra, doveva possedere la Vita ed il dominio del nostro Fiat Divino, il quale gli avrebbe dato capacità e vasta e sufficiente ragione di tutta la Creazione, ed avrebbe mantenuto la comunicazione ed il rannodamento e l’inseparabilità di tutte queste membra delle cose create, perché solo la nostra Volontà Divina possiede la totale ragione di ciò che ha fatto, e Noi demmo questa nostra Volontà all’uomo, acciocché le desse ragione di tutte le opere nostre, perché tutto uscì ordinato da Noi e concatenato insieme come membra al corpo dell’uomo, perché era lui il nostro primo amore, lo scopo di tutta la Creazione, e perciò in lui accentrammo tutta la ragione che ci voleva per essa. Ora figlia mia, l’uomo col sottrarsi dalla nostra Volontà Divina diede un colpo e recise le sue care e sante membra, e perciò poco intende del valore, della santità, della potenza, della luce, che come membra erano già sue, ed il Divino Artefice resta senza la gloria, l’amore, la riconoscenza del capo di queste membra. Vedi dunque com’è necessario il ritorno del mio Fiat Divino nel capo dell’uomo, per far ritornare l’ordine da Noi creato, ed il capo messo al suo posto e le membra riunite di nuovo a chi così barbaramente e con suo danno le tiene recise. Non lo senti tu stessa che il solo mio Volere tiene virtù di metterti in comunicazione con tutta la Creazione, e dandoti il volo ti dà la ragione della luce, del cielo, del mare, del vento, e volendo animare con la tua voce tutte le cose create, dalla più grande alla più piccola, ripete il tuo gradito ritornello: “Son’io che ti amo e ti glorifico nel cielo, nel sole, nel mare, nel vento ed anche nel piccolo uccellino che canta, nell’agnellino che bela, nel profumo del fiore che si eleva a Te”. E così via via. E’ la vita del mio Fiat, che siccome tiene vita in tutta la Creazione, tenendo vita in te ti fa amare in tutte le cose che sono già sue”.
(3) Io son rimasta pensosa nel sentire che l’uomo doveva, in virtù del Fiat, possedere la ragione che doveva possedere il sole, il mare, il vento, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, questo lo fa anche l’uomo, che nelle sue opere che fa non lascia dentro la sua ragione, se si forma un’abitazione, se tiene un terreno e vi mette diverse piante, se fa un lavoro od altro, sono opere che non hanno ragione, la ragione se la riserba a sé, e se dà ragione la dà alla sua famiglia, che essendo non opere, ma figli suoi, vuole che delle opere sue abbiano ragione, affinché se ne servano a seconda che vuole il padre, onde ricevere da loro la gloria delle opere sue. Se ciò fa l’uomo, perché non potrei fare Io altrettanto? Anzi con più ordine ed opere molteplici per il bene dell’uomo, e così tenerlo intorno a Me, insieme con Me e dentro di Me, e talmente congiunto, come Dio il capo e lui le membra, e come la Creazione sue membra e lui il capo di essa”.
(5) Dopo di ciò seguivo i miei atti nella Redenzione, e soffermandomi quando il mio vezzoso bambino Gesù stava in Egitto, e la mia Mamma Celeste cullandolo nella sua povera culla si occupava a preparare la veste al piccolo bambino, io mettendomi vicino alla Mamma Regina, facevo scorrere il mio ti amo nel filo che serviva all’abituccio di Gesù, e tentennavo la culla per far dormire il mio celeste Bambino, facendole le mie nenie d’amore e chiedendole il Fiat Divino, e mentre sembrava che chiudeva gli occhi al sonno, con mia sorpresa l’ho visto alzare la sua testolina, che guardando la nostra Mamma Divina e me, ha detto con accento tenerissimo:
(6) “Le mie due Mamma, la mia Mamma e la piccola figlia del mio Volere, la mia Volontà Divina me le unisce insieme e me le fa fare tutte e due da Mamma; perché la Celeste Regina mi è vera Madre? Perché possedeva la Vita del mio Fiat Divino, Esso solo le poteva somministrare il germe della fecondità divina, per farmi concepire nel suo seno e farmi figlio suo, sicché senza della mia Divina Volontà, Lei non poteva assolutamente essermi Mamma mia, perché nessun’altro né in Cielo né in terra possiede questo germe della fecondità divina, che niente meno di far concepire il Creatore nella creatura. Vedi dunque, il mio Voler Divino mi formò la Mamma e mi feci suo figlio, ora mi sta formando la sua piccola figlia per mamma mia, e me la fa trovare vicina alla mia prima Madre per farla ripetere gli atti suoi, intrecciarle insieme e farla impetrare il suo regno, e quindi farla ripetere il suo germe divino e la fecondità del Fiat Voluntas Tua nelle creature. Solo la mia Volontà Divina può tutto e darmi tutto”.
(7) Poi chiudendo gli occhi al sonno, nel sonno ripeteva: “Le mie due Mamma, le mie due Mamma”. Com’era tenero e commovente il sentirlo, come feriva il cuore vederlo che interrompeva il sonno per dire: Le mie due Mamma. Oh! Volontà Divina, quanto sei amabile, potente ed ammirabile, deh! scendi nei cuori di tutti e vi metti questo tuo germe divino, affinché il suo seme fecondo ti formi il tuo regno e ti faccia regnare come in Cielo così in terra.