(1) Il mio amabile Gesù si faceva vedere da piccolo bambino che stringendosi tutto a me mi faceva tanti vezzi amorosi, oh! come è bello vederlo nella sua infantile Umanità, tutto amore, tutto fiducia, l’anima si sente tal fiducia con Gesù perché vede in Lui la sua Umanità che le somiglia tanto, che si affratellano insieme, s’immedesimano ed uno si trasforma nell’altro, sicché il velo dell’Umanità di Gesù in cui racchiude dentro la sua Divinità adorabile, serve come mezzo di fiducia, in cui la povera creatura perde tutto il timore e se ne sta col suo Gesù tutt’amore, più che figlio tra le braccia del suo Padre Celeste, è tanto l’amore di Gesù che dice alla creatura: “Non temere, sono tuo, simile a te, vestito come te, ed è tanto il mio amore che nascondo la luce interminabile della mia Maestà dentro della mia Umanità, per farti stare con me come una piccola bambina nelle mie braccia”. Invece quando il mio amato Gesù fa uscire da Sé la sua Divinità, già la sua stessa Umanità resta eclissata in quella luce interminabile, ed io sento la gran distanza tra me ed il mio Creatore, la sua Maestà Divina sfolgorante mi annienta, mi sprofondo nella mia polvere, e sebbene non so dove andare per sfuggire dalla sua luce, perché non c’è punto dove non si trova, ed io sono il piccolo atomo che resto inabissato nella sua stessa luce. Mi sembra che sto dicendo spropositi, perciò passo avanti. Onde il mio sommo bene Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il regno della mia Volontà sta tutto preparato nella mia Umanità, ed Io sono pronto a metterlo fuori per darlo alle creature. Si può dire che ho formato le fondamenta, ho innalzato le fabbriche, le stanze sono innumerevoli e tutte addobbate ed illuminate non di piccole luci, ma di tanti soli per quante verità ho manifestato sul Fiat Divino, non ci vuole altro che quelli che lo abitino, ci sarà luogo e stanza per tutti, perché è vasto, più di tutto il mondo. Col regno della mia Volontà tutto sarà rinnovato nella Creazione, le cose si metteranno al loro stato primiero, perciò è necessario e succederanno molti flagelli, per fare che la divina giustizia si metta in equilibrio con tutti i miei attributi, affinché equilibrandosi, lasci il regno del mio Volere nella sua pace e felicità. Quindi non ti meravigliare se ad un tanto bene che sto preparando e che voglio dare, precedono molti flagelli, è la mia giustizia che reclama i suoi diritti, affinché equilibrata, si metta in pace con le creature senza darle più molestia, molto più che i figli del regno del mio Fiat Divino non più l’offenderanno, e la mia giustizia divina si cambierà per loro tutta in amore e misericordia”.
(3) Onde dopo di ciò seguivo tutti gli atti che aveva fatto Gesù nella Redenzione, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, il mio linguaggio fu ben differente nella Redenzione di quello che ho tenuto per il regno della mia Divina Volontà, perché nella Redenzione, il mio linguaggio doveva adattarsi a persone incapaci, deboli, malate, sorde, mute e ciechi, e molti sull’orlo della tomba, quindi per parlarle me ne servii di parabole e similitudini del basso mondo, che loro stessi potevano toccare con mano, perciò or le parlavo da medico e le porgevo le medicine per guarirle, or da padre che aspettava il loro ritorno ancorché fossero figli discoli, or da pastore che andava in cerca della pecorella smarrita, or da giudice che non potendo attirarle per via d’amore, cercava d’attirarle almeno con le minacce e col timore, e tant’altre similitudini. Questo mio linguaggio dice che coloro a cui Io parlavo non mi conoscevano, non mi amavano, molto meno facevano la mia Volontà, anzi erano lontani da me, e che Io con le mie parabole facevo le ricerche e stendevo la rete per pescarli e dare a ciascuno il rimedio per guarirli; ma quanti me ne sfuggivano, ed Io aumentavo le ricerche e gli insegnamenti per dar luce a tanti ciechi, affinché uscissero dalla loro ostinata cecità.
(5) Ora, vedi com’è differente il mio linguaggio che ho tenuto nel manifestare le verità sulla mia Divina Volontà che devono servire per i figli del regno di Essa, il mio linguaggio sul Fiat è stato come un padre in mezzo ai suoi cari e amanti figli, tutti sani, e che possedendo ciascuno la mia stessa vita in loro, in virtù del mio Volere saranno capaci d’intendere le mie lezioni più alte, e perciò ho passato più oltre mettendoli avanti le belle similitudine del sole, delle sfere, del cielo, dello stesso modo d’operare divino che si estende fino all’infinito, perché tenendo in loro il mio Fiat Divino, terranno in loro Colui che ha creato il cielo, le sfere, il sole, li darà virtù di far copiare in essi tutto ciò che ha creato ed i suoi stessi modi che tiene nel suo operare divino, questi saranno i copiatori del loro Creatore, ed Io, perciò sono stato così lungo nel manifestare le verità sul mio Fiat, ciò che non feci nella Redenzione, perché erano parabole che contenevano modi umani e finiti, quindi non tenevo tanta materia di potermi dilungare tanto, invece le similitudini che riguardano la mia Volontà sono di modi divini e quindi c’è tanta materia da dire che si rendono inesauribili, chi può misurare la vastità della luce del sole e l’intensità del suo calore? Nessuno; chi mai può dare un termine al cielo ed alle molteplici mie opere divine? Oh! se tu sapessi quanta sapienza, amore, grazia, luce, ho messo nel manifestare le mie verità sul mio Fiat Divino, tu resteresti affogata di gioia da non poter più vivere, ed ameresti che il lavoro del tuo Gesù fosse conosciuto, per fare che un lavoro sì esuberante, che costa prezzo incalcolabile, abbia la sua gloria e comunichi i suoi benefici effetti alle altre creature”.