(1) Stavo scrivendo, e mentre scrivevo mi sentivo che mi veniva il sonno e non ero libera di scrivere, onde pensavo tra me: “E perché questo sonno? Finora tanta veglia, tanto, che se io volessi dormire non potevo, ora tutto il contrario, quanti cambiamenti si devono subire, or d’un modo, or d’un altro, si vede che anche con Gesù ci vuole pazienza, mentre con la veglia potevo far di più; ma del resto anche il sonno devo dire Fiat!” In questo mentre, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non ti meravigliare, il mio Fiat Divino vuol prendere il suo dominio in tutti gli atti umani, tutto vuole che sia proprietà e territorio suo, Esso è geloso che anche una virgola gli sia tolta, quindi se ha preso il suo dominio nella tua veglia, lavorando Lui stesso insieme con te per mettervi il suggello del suo Fiat come dominio e proprietà sua, così vuole mettere il suggello del suo Fiat sopra del tuo sonno come proprietà del suo riposo eterno, vuol trovare tutte le sue similitudini, il suo lavoro incessante e ti ha dato la veglia, ti fa abbracciare tutto e ti dà la sua immensità, ti fa dormire e ti dà il suo riposo eterno, insomma deve poter dire e fare: “Ciò che faccio da solo nella mia Volontà, lo debbo poter fare insieme con la mia piccola figlia, perché dandomi il dominio di tutto, tutto diventa Volontà mia”. Sicché posso dire: “Tutto è proprietà del mio Fiat in essa, nulla le resta che sia suo, tutto a me appartiene, ed Io in ricambio do a lei ciò che appartiene alla mia Volontà Divina”.
(3) Dopo di ciò stavo seguendo coi miei atti il Voler Divino, ed il cielo, le stelle, il sole, mi parevano così belli, che dal fondo del mio cuore andavo ripetendo: “Come son belle le opere del mio Creatore, l’ordine, l’armonia che tiene il Fiat onnipotente in tutta la Creazione, oh! se stesse in mezzo alle creature quest’ordine ed armonia, la faccia della terra si cambierebbe”. Ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, quando dominerà sulla terra la mia Volontà, allora ci starà un’unione perfetta tra il Cielo e la terra, uno sarà l’ordine, una l’armonia, uno l’eco, una la vita, perché una sarà la Volontà; anzi in Cielo si vedranno come tanti specchi, in cui le creature specchiandosi in essi guarderanno ciò che fanno i beati in Cielo, sentiranno i loro canti, le loro musiche celesti, ed imitando ciò che fanno, i loro canti, le loro musiche, ci sarà la vita del Cielo in mezzo alle creature, il mio Fiat metterà tutto in comune e ci sarà la vera vita del Fiat Voluntas Tua Come In Cielo Così In Terra, allora il mio Volere canterà vittoria e la creatura canterà l’inno del suo trionfo”.
(5) E facendo silenzio, dopo poco ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, l’umano volere ha prodotto tanto male, da formare lo stato infelice della povera creatura, cambiò la sua sorta, la sua fortuna, ed Io essendo felice per me stesso, tutto ciò che uscì nella Creazione dalle nostre mani creatrici, uscì con la pienezza della felicità, sicché dovunque, dentro e fuori dell’uomo scorreva la gioia e la felicità perenne, l’umano volere fugò da lui questo mare di vera e perpetua felicità, la quale fugata ch’è si ricettò nel seno del suo Creatore che l’aveva uscito fuori per fare che tutte le opere sue fossero felici; e per quanto felici per Noi stessi, che nessuno può ombrare la nostra felicità, siamo costretti a vedere infelice l’uomo, che l’era stato dato il primato nella Creazione, e vedere i nostri figli infelici, e sebbene a Noi non nuoce, è sempre un dolore vedere che il mare della nostra felicità non è goduto da chi n’era il padrone. Ora chi vive nella mia Volontà Divina, richiama in sé questo mare di felicità, e ci toglie la vista di vedere l’infelicità nelle povere creature e ci rende doppiamente felici, perché vediamo che la felicità nostra prende la sua via verso i nostri figli, perciò la mia Volontà Divina metterà tutte le cose a posto e toglierà l’infelicità che ha prodotto l’umano volere, che con la sua bava velenosa sa tutto amareggiare ed intorbidare. Com’è bello vedere tutti felici! Qual consolazione per un padre, tenere e vedere la corona dei suoi figli, tutti felici, ricchi, sani, belli, sempre sorridere, mai piangere, oh! come gode e si sente nuotare nella felicità sua e dei figli suoi, più che padre son’Io, che sento in me la felicità dei figli miei, perché essa è roba mia e può entrare in Me, mentre l’infelicità è roba a Me estranea, che non mi appartiene e non tiene la via d’entrare in Me, sento il dolore di vederla, ma non di sentirla, e come padre amo e voglio che tutti siano felici”.