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Messaggio del 5 agosto 1983:Io sono felice, ma la mia gioia non sarà completa finchè anche voi non sarete pieni di gioia. E non potrete esserlo fino a quando non comprenderete il mio amore immenso.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 24-21 Giugno 16, 1928 Esempio d’uno sposo quando si divide in corte, come Iddio fin dal principio della caduta dell’uomo. Il nuovo fidanzamento dello sposalizio fu fatto sulla croce. Il compimento nella Divina Volontà.

(1) Stavo pensando a ciò che sta scritto qui sopra, ed il benedetto Gesù ha continuato a dirmi:

(2) “Figlia mia, è proprio vero che l’Ente Supremo nel principio della Creazione fece il suo sposalizio con l’umanità, e successe come uno sposo quando la sua sposa malvagia lo induce a dividersi in corte, ma ad onta di ciò, nello sposo resta un’affetto nel proprio cuore e pensa e sospira che se la sua eletta si cambiasse, chi sa potrò di nuovo riunirmi e vincolarmi con lei col nodo di sposi, e perciò spesso le fa arrivare all’orecchio per mezzo di messaggeri, che lui l’ama. Tale fece Iddio, ad onta che lo sposalizio coll’umanità fu sciolto nella corte divina, riserbò un’affetto e vagheggiava, sebbene lontano, il nuovo nodo di sposi con l’umanità; tanto vero ciò, che non distrusse il palazzo che con tanta sontuosità e magnificenza aveva formato, né gli tolse il bene del sole che formava il giorno, ma tutto restò perché se ne servisse chi l’aveva offeso. Anzi mantenne la corrispondenza con lo scegliere fin dal principio del mondo, or l’uno or l’altro dei buoni, i quali erano come messaggeri, i quali erano come tanti postini che portavano, chi le letterine, chi i telegrammi, chi le telefonate del Cielo in cui veniva annunziato che lo sposo lontano non si era dimenticato, che li amava e che voleva il ritorno della sposa ingrata. Onde nell’antico testamento, quanto più moltiplicavo i buoni, i patriarchi ed i profeti, tanto più pressanti erano gli inviti e la posta che correva tra il Cielo e terra, ché Iddio spediva notizie che desiderava la nuova unione. Tanto vero, che non potendo più contenere la foga del suo amore e non essendo ancor disposta l’umanità decaduta per allora, fece una eccezione sposando la Vergine Regina e l’umanità del Verbo con nodo di vero sposalizio, affinché in virtù di Essi fosse rialzata la decaduta umanità e potessi formare lo sposalizio coll’intera umanità. Quindi la mia Umanità formò il nuovo fidanzamento sulla croce con essa, e tutto ciò che Io feci, soffrii, fino a morire sulla croce, erano tutti preparativi per effettuare lo sposalizio desiderato nel regno della mia Divina Volontà. Ora dopo il fidanzamento, restano i pegni e doni da darsi, e questi sono le conoscenze sul mio Fiat Divino, ed in esse le vien dato il gran dono che mi respinse l’uomo nell’Eden, cioè il dono eterno, infinito ed interminabile del mio Volere, il qual dono alletterà tanto l’umanità decaduta, che ci darà il contraccambio del dono del suo povero volere, che sarà come conferma e suggello dell’unione degli sposi dopo sì lunga catena di corrispondenza, di fedeltà da parte di Dio, e d’incostanza, d’ingratitudine, di freddezza da parte delle creature. Sicché figlia mia, l’uomo si degradò, perdette tutti i beni perché uscì dalla mia Volontà Divina; per nobilitarsi, per riacquistare tutto e per ricevere la riabilitazione dello sposalizio col suo Creatore, deve rientrare di nuovo nel Fiat Divino donde ne uscì, non ci sono vie di mezzo, neppure la mia stessa Redenzione è sufficiente per far ritornare l’uomo al principio dell’era felice della sua creazione, Essa è mezzo, via, luce, aiuto, ma non fine, il fine è la mia Volontà, perché Essa fu il principio, e di giustizia chi è il principio dev’esserne la fine. Sicché l’umanità dev’essere chiusa nel mio Voler Divino per essere restituita la sua nobile origine, la sua felicità e mettere di nuovo in vigore lo sposalizio col suo Creatore. Perciò non basta al nostro amore il gran bene che fece all’uomo la mia Redenzione, ma sospira più oltre; il vero amore non si contenta mai, allora è contento quando può dire: “Non ho più che darle”. E conoscendo che l’uomo mi può ritornare felice, vittorioso, glorioso, nel nobile stato con cui fu creato da Dio, e questo col regnare la mia Volontà in mezzo a loro, ecco perciò tutte le ansie divine, i sospiri, le manifestazioni son rivolte a far conoscere la nostra Volontà per farla regnare, per poter dire al nostro amore: “Quietati, che il nostro figlio amato è giunto nel suo destino, già è in possesso della nostra eredità che le fu data nella Creazione, qual’è il nostro Fiat! E mentre lui possiede il nostro, Noi possediamo lui. Quindi lo sposalizio è conchiuso di nuovo, gli sposi sono ritornati al loro posto d’onore, non rest’altro che festeggiare e godere un tanto bene dopo un sì lungo dolore”.