(1) Continuo il mio giro negli atti che fece nella Creazione il Fiat Divino e che tuttora conserva nel suo proprio pugno, con tale potenza e sapienza come se in ogni atto ripetesse l’atto già fatto, mentre non è altro che la continuazione d’un solo atto. Ora mentre la mia mente si portava nell’Eden, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando fai il tuo giro nella mia Volontà per rintracciare tutti i suoi atti, per corteggiarli, amarli, per farli uno coi tuoi, e giungi nell’Eden, Io mi sento ripetere le gioie, le feste, la felicità che la nostra Divinità provò nella Creazione. Oh! come ci ricorda al vivo il vederti scorrere nel sole, nel vento, nel mare, nel cielo, i voli rapidi della prima creatura uscita dalle nostre mani creatrici, perché lui stando nell’unità del nostro Volere, di tutti gli nostri atti fatti nella Creazione per amor suo ne faceva un solo, e nel suo solo atto ci portava come in trionfo tutti gli atti nostri, perciò Adamo tutte le gioie ci portava di tutte le cose che Noi avevamo come rotolato, ordinato ed armonizzato in tutto l’universo, ed oh! come ci sentivamo felici nel vederlo così ricco, forte, potente, d’una bellezza incantevole, venire innanzi a Noi dotato di tutte le opere nostre, e ce le portava per felicitarci e glorificarci, e felicitarsi lui insieme con Noi. Onde nel vederti riprendere i suoi voli e girare ovunque, vediamo com’è bella la vita della creatura nella nostra Volontà, pare che vuole entrare in tutti gli atti nostri, tutto vuol prendere, ma per far che? Per darci tutto e per felicitarci, e Noi in ricambio le diamo tutto, gli diciamo: “Son robe tue, per te le abbiamo creato ed uscito da Noi”. Onde nel veder ciò ci sentiamo il desiderio di ripristinare la creazione dell’uomo e di dare il regno della nostra Volontà”.
(3) Onde con un’enfasi più tenero ha soggiunto: “Figlia mia, potenza non me ne manca, volontà neppure, quindi debbo Io rialzare l’uomo decaduto e ripristinarlo, perché l’umano volere rese sfasciata l’opera delle nostre mani creatrici”.
(4) Quindi commosso e dolente per il povero uomo ha fatto silenzio, ed io pensavo tra me: “Come mai si può ritornare allo stato primiero della Creazione, stando che l’umana volontà ha fatto ricadere l’uomo in un’abisso di miserie e quasi deformandolo dal come era stato creato?” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, la mia Volontà tutto può, e come dal nulla fece l’uomo, così può delle sue miserie ritrarre il nuovo uomo, e senza cambiar sistema dal come lo creammo, lasciandole il suo libero arbitrio useremo un’altra industria amorosa, la luce della nostra Volontà vibrerà più forte i suoi raggi fulgidissimi, si avvicinerà in modo da guardare in faccia alla volontà umana, la quale riceverà l’incanto d’una luce penetrante, che abbagliandola dolcemente l’attira a sé, e questa, tirata da una luce sì fulgida e di bellezza rara, avrà desiderio di vedere che cosa c’è di bello in quella luce, col guardare subirà l’incanto, si sentirà felice ed amerà, non forzata, ma spontanea, di vivere nella nostra Volontà. Non tiene questa virtù la luce del sole, che se si vuol guardare fissa, la pupilla dell’occhio umano resta abbagliata nella luce, e se vuole guardare non vedrà altro che luce, e la forza della luce impedisce alla pupilla di guardare le cose che le sono d’intorno? E se l’uomo è costretto ad abbassare gli occhi per disfarsi della luce, è perché la troppa luce lo rende impacciato e non si sente felice, ma se si sentisse felice, non facilmente ritirerebbe la pupilla da dentro la luce del sole. Invece la luce del mio Volere non impaccerà la pupilla dell’anima, anzi avrà il bene di vedere gli stessi atti umani convertiti in luce, ed amerà che questa luce vibri più forte i suoi raggi per vedere gli atti suoi coll’incanto e bellezza di questa luce divina; la mia Volontà tiene potenza di risolvere il problema dell’uomo, ma deve usare un’atto più eccessivo di magnanimità più grande del nostro Fiat Supremo, perciò tu prega e perora una causa sì santa per le povere creature”.
(6) Dopo di ciò, essendo la festa del Corpus Domine, stavo pensando tra me che quel giorno era la festa dello sposalizio che Gesù benedetto faceva con le anime nel santissimo sacramento d’amore, ed il mio amato Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(7) “Figlia mia, il vero sposalizio coll’umanità fu nella Creazione, nulla mancò né all’anima né al corpo, tutto fu fatto con sontuosità regale, alla natura umana fu preparato un palazzo grandissimo, che nessun re né imperatore ne può avere un simile, qual’è tutto l’universo, un cielo stellato e la sua volta, un sole che non si doveva mai estinguere per luce, ameni giardini dove la coppia felice, Dio e l’uomo, doveva passeggiare, ricrearsi e mantenere la festa continua, non mai interrotta del nostro sposalizio, vesti non tessute di materie, ma formate dalla nostra potenza di purissima luce, quale si conveniva a persone regali, tutto era beltà nell’uomo, anima e corpo, perché Colui che preparava lo sposalizio e lo formava era d’una bellezza inarrivabile, sicché dalla sontuosità esterna delle tante bellezze incantevoli che ci sono in tutta la Creazione, puoi immaginare i mari interni di santità, di bellezza, di luce, di scienza, eccetera, che possedeva l’interno dell’uomo. Tutti gli atti dell’uomo, interni ed esterni, erano tanti tasti musicali che formavano le più belle musiche, dolci, melodiose, armoniose, che mantenevano l’allegria allo sposalizio, ed ogni atto in più che si disponeva a fare, era una nuova sonatina che preparava per chiamare lo sposo a ricrearsi con lui. La mia Volontà Divina che dominava l’umanità, le portava l’atto nuovo continuato e la somiglianza di Colui che l’aveva creato e sposato, ma a tanta festa l’uomo ruppe l’anello più forte, in cui stava tutta la validità e per cui aveva avuto vigore il nostro sposalizio, che fu il sottrarsi dalla nostra Volontà, il quale, in virtù di ciò andò sciolto, e perduti tutti i diritti restò il solo ricordo dello sposalizio, ma la sostanza, la vita, gli effetti, non esistevano più. Ora nel sacramento dell’eucaristia in cui sovrabbondò il mio amore in tutti i modi possibili ed immaginabili, non si può chiamare né il primiero sposalizio della Creazione, né il vero, ed Io non faccio altro che la continuazione di ciò che feci stando sulla terra, a secondo i bisogni che ci sono nelle anime, a chi mi faccio medico pietoso per guarirle, a chi maestro per istruirle, a chi padre per perdonarli, per chi luce per dargli la vista, do la forza ai deboli, il coraggio ai timidi, la pace agli inquieti, insomma continuo la mia vita e virtù redentrice, però tutte queste miserie escludono il vero sposalizio. Nessun giovane si sposa una giovane malata, al più aspetta che si guarisca, né una giovane debole e che spesso spesso l’offenda, e se lo sposo è un re e l’ama, al più aspetta che la sposa guarisca, che l’ami e che le condizioni di lei siano in qualche modo soddisfacenti, e non tanto inferiori a lui. Ora, le condizioni in cui si trova la povera umanità è ancor la povera malata, ed aspetto che la mia Volontà sia conosciuta e regni in mezzo alle creature, la quale le darà la vera sanità, le vesti regali, la bellezza degna di lui, ed allora formerò di nuovo il vero e primiero sposalizio”.