MaM
Messaggio del 3 aprile 1986:Cari figli, Vi invito a vivere la Santa Messa. Molti di voi ne hanno sperimentato la bellezza,ma ciò sono anche coloro che non vengono volentieri. Io vi ho scelto, cari figli, e Gesù nella Santa Messa vi da le sue grazie. Perciò vivete coscientemente la Santa Messa e la vostra venuta sia piena di gioia. Venite con amore ed accogliete in voi la Santa Messa. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 24-13 Maggio 10, 1928 Chi fa la Divina Volontà entra nell’ordine divino. Come nella Divinità non possono entrare le pene. Esempio del sole.

(1) Mi sentivo sotto l’incubo d’un peso infinito, la povera anima mia gemeva con gemiti soffocati, senza lo sfogo di poterli uscire fuori per la privazione del mio dolce Gesù, e mentre mi sentivo consumare dal dolore straziante d’essere priva della mia vita e del mio tutto, lo stesso dolore mentre mi rendeva impavida, mi distruggeva in me la vita del dolore, e mentre mi sentivo immersa in un dolore, incapace d’esprimermi, era dolore senza dolore, pena senza pena, e nella mia amarezza pensavo tra me: “E perché non posso dolermi? Sento in me un dolore infinito, come infinito Colui che mi ha lasciato, eppure volendo penetrare in un dolore sì giusto e santo, qual’è l’essere priva di Gesù, per abbeverare la povera anima mia, il dolore mi sfugge e resto senza la vita del dolore. Mio Gesù, abbi pietà di me, non mi lasciare in uno stato così infelice”. Ma mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà entra nell’ordine divino, e siccome la nostra Divinità è incapace di dolore, nessuna cosa, anche minima, può ombrare menomamente la nostra perenne ed infinita felicità, e per quanto le creature ci offendono, il dolore, le offese, restano al di fuori di Noi, ma mai dentro, e se il dolore potesse entrare in Noi, perderebbe subito la natura del dolore e si convertirebbe in felicità. Così chi vive nella mia Volontà, il dolore non può entrare nell’anima sua, molto più che sentendo in lei la luce, la forza, la felicità della natura della mia Volontà Divina, si sente già in possesso di quel Gesù che le sembra d’essere priva, come può dolersi se già lo possiede? Quindi il dolore resta al di fuori dell’anima, cioè nella natura umana, e mentre sente tutto lo spasimo della mia privazione, ed il peso d’un dolore infinito, qual’è la mia privazione, l’anima, perché è investita dal Fiat Divino, sembra che non può dolersi, perciò sente dolore senza dolore, pena senza pena, perché il dolore, le pene, non possono entrare nel sacrario della mia Volontà, perciò sono costrette a restarne fuori, e l’anima le sente, le vede, le tocca, ma non li entrano nel suo centro, e se ciò fosse, la mia Volontà perderebbe la sua natura felice in te, ciò che non può essere. Succede come succede del sole, ch’è incapace di tenebre, tutte le forze umane non possono fare entrare un’atomo di tenebre nella sua luce, però le tenebre si possono stendere al di fuori della luce, ma il sole nulla perde, né il suo calore né i suoi mirabili effetti, è sempre trionfante nel suo stato di luce, né le tenebre lo fanno scendere, né nulla tolgono alla sua luce, ma se il sole si potesse dolere, si sentirebbe male nell’essere circondato di tenebre ad onta che non le portasse nel suo centro, né al suo stato felice, nessun nocumento. Però questo è un dolore che sorpassa tutti gli altri dolori, perché è dolore di ordine divino; quante volte lo provò la mia Umanità? Essa si sentiva stritolare, tutte le pene pesavano sopra di me, ma al di dentro di me la mia Volontà Divina era intangibile di tutte le mie pene, e possedeva felicità immense, beatitudini senza fine, si può dire che in Me c’erano due nature, una opposta all’altra, una di felicità, l’altra di pene, ed oh! come la mia natura umana sentiva più al vivo le pene innanzi alle immense gioie della mia Natura Divina. Perciò tu non sei capace d’esprimerti, perché sono pene di ordine divino, e se tu prima, quando Io mi nascondevo da te, sentivi che tutto si convertiva in te in dolore, era perché mancava in te tutta intera la Vita della mia Volontà, e perciò quei vuoti si riempivano di dolore e tu sentivi la sensibilità del dolore e ti rendeva non imperturbabile, pacifica come oggi, ma agitata, senza quella fermezza che dà di divino, ed Io correvo subito a sostenerti perché non vedevo tutti i caratteri incancellabili della mia Volontà, perché ciò che Essa mette non si cancella mai, ed Io sentendomi sicuro, lascio il mio compito al mio Fiat Divino”.