(1) Stavo secondo il mio solito tutta immersa in quel Fiat Divino che più che sole splende nella povera anima mia, ed il mio sempre amabile, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sarà tale e tanto il mio amore verso i figli della mia Volontà, che non permetterò che toccheranno la terra, stenderò i miei passi sotto dei loro piedi, affinché se camminano tocchino i passi miei, non la terra, in modo da sentirsi la vita dei miei passi, i quali comunicheranno la vita dei passi del mio Voler Divino ai passi dei figli della mia Volontà; se operano, sentiranno il tocco delle mie opere, che schierandosi li comunicheranno la virtù della mia Volontà alle opere di essi; se parlano, se pensano, sentiranno la vita delle mie parole e dei miei pensieri, che investendoli li comunicheranno la virtù del mio Fiat alla mente ed alle parole, sicché sarò Io stesso il portatore dei figli del mio Volere, sarò tanto geloso che nulla tocchino, affinché di nulla prendano parte, e sentano la vita mia scorrere continuamente in loro, che forma nella loro la Vita dell’Eterno Volere. Perciò essi saranno le più belle opere delle mie mani creatrici, oh! come si specchierà in loro l’opera della Creazione, e saranno il trionfo della mia Redenzione, tutto trionferà in essi. Quindi, allora potrò dire: “Le mie opere sono compiute e prenderò riposo in mezzo ai figli del mio Fiat Supremo”.
(3) Onde dopo d’aver scritto ciò che sta scritto in questi giorni passati, la mia povera mente era molestata da timori e dubbi ancora, non era vero che Gesù benedetto mi aveva detto tante cose, ma piuttosto frutto della mia immaginazione, e dicevo tra me: “Se non è stato Gesù che mi ha parlato, saranno scritti senza vita, perché solo quando parla Gesù corre la vita nella sua parola, ed io scrivendo vi resta la vita delle verità che Lui mi ha detto, in modo che chi le leggeranno, sentiranno la virtù comunicativa d’una vita che si infonde in loro, e si sentiranno trasformati nella vita della verità che leggeranno. Invece se non è Gesù, saranno scritti senza vita, svuotati di luce e di beni, ed a che pro fare il sacrificio di scrivere?” Ora, mentre a ciò pensavo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, e mettendo la sua testa vicino alla mia ed atteggiandosi a mestizia, mi ha detto:
(4) “Figlia mia, tu amareggi la mia festa, perché quando Io manifesto una verità, lo faccio perché voglio festeggiare con la creatura, e se lei non mi presta piena fiducia, e si mette in dubbio, la festa viene spezzata e si converte in amarezza. Io faccio come due intimi amici, uno dei quali, amando assai l’amico, vuole svuotare nel cuore dell’amico ciò che esso contiene, e mentre gli affida i suoi segreti, le sue gioie nascoste, lo mette a giorno di ciò che possiede, l’amico che sente mostra di non crederlo, e si mette in dubbio di ciò che l’amico gli sta dicendo, questo tale amareggia l’amico e converte il suo sfogo in amarezza, e dolendosi quasi si pente del suo affidamento, e pieno d’amarezza si ritira. Invece se l’amico lo crede, non solo non lo amareggia, ma prende parte ai beni suoi e festeggiano insieme le gioie che l’amico possiede, e la loro amicizia resta vincolata con doppi vincoli d’amore. Tale son’Io, anzi più che amico, amando assai colei che ho eletto per mia piccola segretaria, voglio svuotare il mio cuore ed affidare a lei i miei segreti, le mie gioie, i miei nascosti dolori, le mie verità sorprendenti, per festeggiare insieme e comunicarle tante Vite Divine quante verità le vo manifestando, se veggo che lei mi crede, Io festeggio e metto fuori ed in festa le gioie, la felicità che può possedere una Vita Divina che possiede l’infinità di tutti i beni, e l’anima resta riempita e festeggia insieme con Me, ma se la veggo titubante resto amareggiato, e lei resta vuota della vita che vorrei affidarle. Tu spesso me le ripeti queste scene di sfiducia, perciò sii attenta e non voler convertire le mie gioie in amarezze”.
(5) Io son rimasta tutta confusa e non ho saputo che rispondere. Dopo di ciò seguivo il mio giro nel Volere Divino, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, come l’anima entra nel mio Volere, così vi mette il suo filo elettrico, il quale cammina fin dove si vuol formare la luce, perché la luce non viene formata dove si mette il filo, ma dove finisce, accentrando la elettricità della luce in una lampadina. Ora, la volontà umana come entra nella mia, ai riflessi del Sole del mio Fiat si converte in luce, e vi forma la sua piccola luce, e la elettricità della mia Volontà allunga il filo della volontà umana e forma la sua piccola luce, più che lampadina elettrica, fin dove l’anima vorrebbe giungere innanzi a Dio, il quale vedendo la piccola luce della volontà umana, la investe e con la elettricità della sua luce divina, la converte in sole e vi forma il più bello ornamento del suo trono divino. E’ pur bello e dilettevole il vedere che l’anima dalla terra, come entra nel mio Voler Divino, vi mette il suo filo elettrico per il Cielo, e si allunga tanto, che vi giunge fino nel suo centro ch’è Dio, e vi forma il suo parato di luce, e queste luci convertite in sole”.