(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino ed accompagnavo il mio dolce Gesù nelle pene della sua passione e seguendolo nel Calvario la mia povera mente si è soffermata a pensare alle pene strazianti di Gesù sulla croce, e Lui movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il Calvario è il nuovo Eden dove veniva restituito al genere umano ciò che perdette col sottrarsi dalla mia Volontà. Analogia tra il Calvario e l’Eden: Nell’Eden l’uomo perdette la grazia, sul Calvario l’acquista; nell’Eden gli fu chiuso il Cielo, perdette la sua felicità e si rese schiavo del nemico infernale, qui nel nuovo Eden, gli viene riaperto il Cielo, riacquista la pace, la felicità perduta e resta incatenato il demonio, e l’uomo libero dalla sua schiavitù; nell’Eden si oscurò e ritirò il Sole del Fiat Divino e per l’uomo fu sempre notte, simbolo del sole che si ritirò dalla faccia della terra nelle tre ore della mia tremenda agonia sulla croce, ché non potendo sostenere lo strazio del suo Creatore, causa dell’umano volere che con tanta perfidia aveva ridotto la mia Umanità, il sole inorridito si ritirò, e come Io spirai, ricomparve di nuovo e continuò il suo corso di luce, così il Sole del mio Fiat, i miei dolori, la mia morte richiamarono di nuovo il Sole del mio Volere a regnare in mezzo alle creature. Sicché il Calvario formò l’aurora che chiamava il Sole del mio Eterno Volere a splendere di nuovo in mezzo alle creature. L’aurora dice certezza che deve uscire il sole, così l’aurora che formai nel Calvario, assicura, sebbene sono due mila anni circa, chiamerà il Sole del mio Volere a regnare di nuovo in mezzo alle creature; nell’Eden il mio amore restò sconfitto da parte di esse, qui trionfa e vince la creatura; nel primo Eden l’uomo riceve la condanna di morte all’anima ed al corpo, nel secondo resta sciolto dalla condanna e viene riconfermata la resurrezione dei corpi con la resurrezione della mia Umanità. Ci sono molti rapporti tra l’Eden ed il Calvario, e ciò che l’uomo là perdette, qui riacquista; nel regno dei miei dolori tutto vien ridato, e riconfermato l’onore, la gloria della povera creatura per mezzo delle mie pene e della mia morte.
(3) L’uomo col sottrarsi dalla mia Volontà formò il regno dei suoi mali, delle sue debolezze, passioni e miserie, ed Io volli venire sulla terra, volli tanto soffrire, permisi che la mia Umanità fosse lacerata, strappate le carni a brandelli, tutta piena di piaghe, e volli anche morire per formare per mezzo di tante mie pene e morte, il regno opposto ai tanti mali che si era formato la creatura. Per formare un regno non si forma con un solo atto, ma con molti e molti atti, e quanto più atti, tanto più grande e glorioso si rende un regno, sicché la mia morte era necessaria al mio amore, con la mia morte dovevo dare il bacio di vita alle creature, e dalle tante mie ferite dovevo far sbucare tutti i beni per formare il regno dei beni alle creature. Quindi le mie piaghe sono sorgenti che sgorgano di beni, e la mia morte è sorgente da dove sgorga la vita a pro di tutti.
(4) E come fu necessaria la morte, fu necessaria al mio amore la Resurrezione, perché l’uomo col fare la sua volontà perdette la vita del mio Volere, ed Io volli risorgere per formare non solo la resurrezione dei corpi, ma la resurrezione della Vita della mia Volontà in essi, sicché se Io non avessi risorto, la creatura non poteva risorgere di nuovo nel mio Fiat, li mancherebbe la virtù, il vincolo della resurrezione nella mia, e quindi il mio amore si sentiva incompleto, si sentiva che poteva far di più e non lo faceva, onde sarei restato col duro martirio d’un amore non completato; che poi l’uomo ingrato non se ne serve di tutto ciò che ho fatto, il male e tutto è suo, ed il mio amore possiede e gode il suo pieno trionfo”.