MaM
Messaggio del 10 dicembre 1985:Domandatevi spesso, ma soprattutto quando siete nervosi e adirati: se Gesù fosse al mio posto come si comporterebbe adesso? In questo modo vi sarà più facile vivere da veri cristiani. Pensate a Gesù e non alla vostra debolezza.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 23-42 Marzo 8, 1928 Come Iddio creò l’uomo per tenerlo sulle sue ginocchia e farlo fare il ripetitore degli atti suoi. Come Gesù faceva vedere che metteva tutti i volumi scritti sul suo Volere, tutti ordinati nel suo Cuore. Amore di Gesù per gli scritti ed il bene che faranno. Come chi si decida di

(1) Continuavo a starmi tutta abbandonata nel santo Voler Divino, seguendo i suoi innumerevoli atti come più potevo, ché è tanta la loro molteplicità, che molte volte non posso né seguirli, né numerarli tutti, e debbo contentarmi di guardarli, ma non di abbracciarli; la sua attività supera in modo incredibile l’attitudine umana, e perciò alla mia piccolezza non mi viene dato di tutto fare, ma di fare quanto più posso, e di non mai uscire da dentro le opere del Fiat Divino. Onde mentre la mia mente si sperdeva nelle opere del Voler Divino, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la nostra paterna bontà creò l’uomo per tenerlo sulle nostre paterne ginocchia per godercelo continuamente, e lui per godersela in modo perenne col suo Creatore, e per essere stabili i suoi ed i nostri godimenti lo tenevamo sulle nostre ginocchia; e siccome la Volontà nostra doveva essere anche la sua, Essa portava l’eco di tutti i nostri atti nel fondo dell’uomo che amavamo come figlio nostro, ed il nostro figlio nel sentire l’eco nostro faceva il ripetitore degli atti del suo Creatore. Quali contenti non si formavano tra lui e Noi nel risuonare nel fondo del cuore del nostro figlio questo nostro eco creante, che formava in lui l’ordine degli atti nostri, l’armonia delle nostre gioie e felicità, l’immagine della nostra santità? Che tempi felici per lui e per Noi. Ma sai tu chi strappò dalle nostre ginocchia paterne questo figlio tanto da Noi amato? Il voler umano, ce lo allontanò tanto, che perdette il nostro eco creante, e non ne seppe più nulla che cosa faceva il suo Creatore, e Noi perdemmo la felicità di vedere il nostro figlio felice e trastullarsi sulle nostre ginocchia paterne, perché in lui sottentrò l’eco del suo volere che lo amareggiava, tiranneggiava con passioni le più degradanti, da renderlo tanto infelice, da far pietà. E’ proprio questo che significa vivere nel nostro Volere, vivere sulle nostre ginocchia paterne, a cura nostra, a spese nostre, nell’opulenza delle nostre ricchezze, gioie e felicità. Se tu sapessi il contento che sentiamo nel vedere la creatura vivere sulle nostre ginocchia, tutta attenta a sentire l’eco della nostra parola, l’eco delle nostre opere, l’eco dei nostri passi, l’eco del nostro amore per farne la ripetitrice, tu saresti più attenta per fare che nulla ti sfuggisse dell’eco nostro, per darci il contento di vedere la tua piccolezza, far da ripetitrice agli atti del tuo Creatore”.

(3) Ond’io nel sentire ciò gli ho detto: “Amor mio, se si deve vivere nel tuo Volere, vivendo sulle tue ginocchia paterne non si deve far nulla, né operare, né camminare, altrimenti come si può stare sulle tue ginocchia?” E Gesù:

(4)No, no, si può fare tutto, la nostra immensità è tanta, che dovunque troverà le nostre ginocchia paterne, sempre pronte agli atti suoi, che si prestano a tenerlo dovunque stretto sulle ginocchia divine, molto più che ciò che essa fa, non è altro che l’eco di ciò che Noi facciamo”.

(5) Dopo di ciò, mi sentivo preoccupata sopra di questi scritti sulla Divina Volontà, ed il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio interno che teneva tutti i volumi scritti su di Essa, e che uno per uno li prendeva nelle sue mani, li guardava con tale tenerezza amorosa, come se gli volesse scoppiare il cuore, e come li prendeva così se li metteva tutti ordinati nel suo cuore santissimo, io ne sono restata meravigliata nel vederlo con quanto amore amava quegli scritti, e con quanta gelosia se li chiudeva nel suo cuore per custodirli, e Gesù nel vedere la mia maraviglia mi ha detto:

(6) “Figlia mia, se tu sapessi quanto amo questi scritti, essi mi costano più della stessa Creazione e Redenzione, quanto amore e lavoro ci ho messo in questi scritti, mi costano assai assai, c’è dentro tutto il valore della mia Volontà, sono la manifestazione del mio regno e la conferma che voglio il regno della mia Volontà Divina in mezzo alle creature, il bene che faranno sarà grande, saranno come soli che sorgeranno in mezzo alle tenebre fitte dell’umano volere, come vite che metteranno in fuga la morte alle povere creature, essi saranno il trionfo di tutte le opere mie, la narrazione più tenera, più convincente come amai e amo l’uomo. Perciò l’amo con tale gelosia che li custodirò nel mio cuore divino, né permetterò che neppure una parola vada perduta; che cosa non ho messo in questi scritti? Tutto, grazia soprabbondante, luce che illumina, riscalda, feconda, amore che ferisce, verità che conquidono, allettamenti che rapiscono, vite che porteranno la resurrezione del regno della mia Volontà. Perciò anche tu apprezzali e farne quella stima che meritano e godi del bene che faranno”.

(7) Dopo ciò, seguivo il mio abbandono nel Fiat, mi sentivo tutta investita dalla sua luce interminabile, ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:

(8) “Figlia mia, come l’anima si decide di vivere nella mia Volontà Divina, senza più dare vita alla sua, Io per essere sicuro e per dare sicurezza ad essa, la lego con catene di luce e faccio ciò per non togliere il libero arbitrio, dono datogli alla creatura nella Creazione, ciò che Io do una volta non tolgo, menochè la creatura, essa stessa rigetti i doni miei, perciò la lego di luce, ché volendo se ne può uscire quando vuole, ma per uscire deve fare uno sforzo incredibile, perché queste catene di luce investiranno gli atti suoi, ed in ogni suo atto sentirà e vedrà la bellezza, la grazia, la ricchezza che questa luce comunica ai suoi atti e formerà l’incanto ed il vero eclisse all’umano volere, in modo che si sentirà felice e onorata di essere legata con catene sì nobili che le portano tanto bene, e ambirà che l’umano non abbia più vita negli atti suoi e sospirerà con ardore che il Voler Divino prenda il suo posto. Sicché si sentirà libera e legata, ma non sforzata, ma spontanea di sua libera volontà, alettata dal gran bene che le viene, in modo che vedrà i suoi atti circondati da tanti anelli di luce che formando catene la trasformano nella stessa luce, ed in ogni suo atto, l’anima uscirà tante voci armoniose e belle, come suoni argentini, che ferendo l’udito di tutto il Cielo, farà conoscere che la mia Volontà Divina sta operando nella creatura”.