MaM
Messaggio del 4 febbraio 1984:«Io ti do il mio cuore, perché tu lo dia agli altri».

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 23-31 Gennaio 27, 1928 Come nella Redenzione sta rinchiuso il regno del Fiat Divino. Come Iddio nell’operare sceglie una dove deporre la sua opera.

(1) Stavo seguendo il mio giro nel Voler Supremo e giunta agli atti che il mio amato Gesù fece nella Redenzione, cercavo di seguire passo passo tutto ciò che aveva fatto con tanto amore e dolore, e pensavo tra me: “Gesù altra volta mi disse che Lui mi amava tanto, che mi faceva proprietaria delle sue opere, delle sue parole, del suo cuore, dei suoi passi, delle sue pene, non c’era atto che aveva fatto cui non mi faceva un dono, e questo solo Gesù poteva e voleva farlo perché amava da Dio, invece le creature se danno, danno i beni esterni, le ricchezze della terra, ma nessuna la propria vita, ciò significa ch’è amore di creatura, amore finito”. Sicché, pensavo tra me: “Il mio amabile Gesù, se ciò è, dovrebbe chiamarmi come dove sta per fare gli atti suoi, per farmene la consegna”. E Lui movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu devi sapere che nella Redenzione fu rinchiuso il regno della mia Volontà Divina, in cui non ci fu atto che Io feci, che non rinchiudeva l’uno e l’altro, con questa sola differenza, che ciò che apparteneva alla Redenzione li esternai fuori, li feci conoscere e ne feci dono, perché dovevano servire come preparativo al regno della mia Divina Volontà; invece quelli che appartenevano al regno del mio Fiat, li ritenni in Me stesso, come sospesi nella stessa mia Volontà Divina. Ora, tu devi sapere che quando la nostra Divinità decide di uscire un’atto fuori di Sé stessa, di fare un’opera, un bene, primo scegliamo la creatura in cui deporre l’opera nostra, perché non vogliamo che ciò che Noi facciamo resti nel vuoto e senza effetto, e che nessuna creatura dev’essere depositaria dei beni nostri, perciò ne chiamiamo una almeno, che se le altre creature ingrate non vorranno ricevere i nostri beni, almeno in questa vengono depositate le opere nostre, e quando siamo sicuri di ciò, allora operiamo. Quindi, nella Redenzione la depositaria di tutti gli atti miei fu la mia inseparabile Mamma, si può dire che come dovevo respirare, piangere, pregare, patire, e tutto il resto che Io feci, chiamavo prima Lei a ricevere i miei respiri, le mie lacrime, il mio patire, eccetera, per deporli in Lei, e poi respiravo, piangevo e pregavo, mi riuscirebbe insopportabile, e di dolore che sorpasserebbe ogni altro dolore se non avessi la Mamma mia, nella quale potevo deporre gli atti miei. Ora stando rinchiusi in tutti gli atti della Redenzione quelli del regno della mia Volontà Divina, fin d’allora chiamavo te, e come deponevo nella Sovrana del Cielo tutto ciò che riguardava il regno della Redenzione, così deponevo in te ciò che riguardava il regno del Fiat Supremo. Ecco perciò voglio che mi segua passo passo, e se piccolo bambinello piango, ti voglio vicino per darti il dono delle mie lacrime, che t’impetrai con esse il gran dono del mio regno divino; se parlo, ti voglio vicino per farti il dono della parola della mia Volontà; se cammino, per farti il dono dei passi di Essa; se opero, per dotarti delle sue opere; se prego, per darti il dono della mia preghiera, per impetrare il suo regno all’umana famiglia; se faccio miracoli, per darti il dono del gran miracolo della mia Volontà, e perciò, se do la vista ai ciechi, ti tolgo la cecità del tuo volere umano per darti la vista della mia; se do l’udito ai sordi, ti faccio il dono di acquistare l’udito del mio Volere; se do la lingua ai muti, ti snodo dal mutismo del mio Volere; se raddrizzo ai zoppi, ti raddrizzo in Esso; se quieto la tempesta col mio impero, comando alla tempesta della tua volontà umana che non più ardisca d’agitare il mare pacifico della mia; insomma non c’è cosa che faccio e soffro che non te ne faccio un dono, per deporre in te il regno del mio Volere da Me tanto amato e formato in Me stesso. Sarebbe stato per Me il più grande dei miei dolori, che mentre formavo in Me, nella mia Umanità, con tanto amore il regno del mio Voler Divino, scopo primo perché venni sulla terra e formavo questo mio regno per ripristinarlo nelle creature, non dovevo essere sicuro come lo fui per la Redenzione, che almeno una creatura dovesse ricevere il ripristinamento del regno del Fiat Divino, e perciò Io guardavo i secoli come un solo punto e trovavo te, la eletta, e fin d’allora dirigevo e deponevo i miei atti in te per disporre in te il regno mio, e come per il regno della Redenzione non risparmiai nulla, né fatiche, né pene, né preghiere, né grazie, neppure la stessa morte, per poter dare a tutti grazie e mezzi sufficienti e abbondanti perché tutti potessero salvarsi e santificarsi, ad onta che mettevo e deponevo al sicuro il tutto nella Celeste Regina, così per il regno del mio Volere, ad onta che metto tutto al sicuro in te, sto dando tanto, non risparmio nulla, né insegnamenti, né luce, né grazie, né allettamenti, né promesse, in modo che se tutti vogliono ricevere il gran bene della mia Volontà, per farla regnare in loro, tutti troveranno mezzi e aiuti sovrabbondanti per vivere un sì gran bene, perciò la tua venuta sulla terra nel tempo era aspettata da Me con tanto amore, con tale ansia, che tu non lo puoi neppure immaginare, perché volevo deporre i tanti atti sospesi, fatti dalla mia Umanità per formare il regno del Fiat Supremo; se tu sapessi che significa un’atto sospeso fatto dal tuo Gesù, oh! come t’affretteresti a riceverne tutto il deposito degli atti miei per dar vita a questi atti sospesi, perché essi contengono tante Vite Divine, e t’affretteresti a farli conoscere a le altre creature”.