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Messaggio del 3 gennaio 1989:Decidetevi per Dio!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 23-5 Ottobre 2, 1927 Come Adamo fu il più santo prima di peccare. Pienezza e totalità di beni degli atti fatti nel Divin Volere; come si estendono a tutti. La pupilla dell’occhio investita dal sole. La Divina Volontà come materia si presta e nasconde il suo Creatore. Esempio dell’Ostia.

(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione per seguire tutti gli atti della Divina Volontà che ci sono in essa, e giunta nell’Eden dove Iddio creò il primo uomo Adamo, per unirmi con lui a quella unità di volontà che possedeva con Dio, nella quale faceva i suoi primi atti nella sua prima epoca della creazione, pensavo tra me: “Chi sa che santità possedeva il mio primo padre Adamo, qual valore contenevano i suoi primi atti fatti nel regno del Fiat Divino e come io posso impetrarlo di nuovo sulla terra un regno sì santo, essendo io sola occupata per ottenere un sì gran bene?” Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno, che mandava raggi di luce e quella luce si convertiva in parole e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, figlia primogenita della mia Volontà, come figlia di Essa voglio svelarti la santità di colui che possedette il regno del mio Fiat Divino. Nel principio della Creazione questo regno ebbe la sua vita, il suo perfetto dominio ed il suo completo trionfo, sicché esso non è del tutto estraneo all’umana famiglia e siccome non è estraneo, c’è tutta la certezza speranza che ritorni di nuovo in mezzo a loro per regnare e dominare. Ora tu devi sapere che Adamo possedeva tale santità quando fu creato da Dio, ed i suoi atti anche minimi avevano tal valore, che nessun santo, né prima, né dopo la mia venuta sulla terra, possono paragonarsi alla sua santità e tutti gli atti di questi non giungono al valore d’un solo atto di Adamo, perché lui possedeva nella mia Volontà Divina la pienezza della santità, la totalità di tutti i beni divini; e sai tu che significa pienezza? Significa essere riempito fino all’orlo, fino a traboccarne fuori luce, santità, amore, di tutte le qualità divine, in modo da poter riempire Cielo e terra, di cui teneva il dominio e si stendeva il suo regno. Perciò ogni suo atto fatto in questa pienezza di beni divini avevano tal valore, che nessun’altro per quanto si sacrificasse, patisse e operasse il bene, e non possiede il regno della mia Volontà ed il suo totale dominio, può paragonarsi ad un solo di questi atti nel regno di Essa. Quindi la gloria, l’amore che mi diede Adamo finché visse nel regno del mio Divin Volere, nessuno, nessuno me l’ha dato, perché lui negli atti suoi mi dava pienezza e totalità di tutti i beni e solo nella mia Volontà si trovano questi atti, fuori di Essa non esistono, perciò Adamo teneva le sue ricchezze, i suoi atti di valore infinito, che le partecipava il mio eterno Volere innanzi alla Divinità, perché Iddio nel crearlo nulla di vuoto aveva lasciato in lui, ma tutto era pienezza divina per quanto a creatura era possibile di contenere. Onde col cadere nel peccato non furono distrutti questi atti, queste ricchezze sue, questa gloria e amore perfetto che aveva dato al suo Creatore, anzi in virtù di essi e del suo operato fatto nel mio Fiat Divino meritò la Redenzione. No, non poteva restare senza Redenzione chi aveva anche per poco posseduto il regno della mia Volontà. Chi possiede questo regno entra in tali vincoli e diritti con Dio, che Iddio stesso sente con lui la fortezza delle sue stesse catene, che legandolo non può disfarsi di lui. La nostra Maestà adorabile si trovava con Adamo nelle condizioni d’un padre che, tenendo un figlio, gli è stato causa di tante conquiste, di grandi ricchezze, di gloria incalcolabile, non c’è cosa che possiede il padre che non trova gli atti di suo figlio, dovunque si sente risuonare la gloria, l’amore del figlio suo; ora questo figlio per sua sventura cade in povertà, può mai il padre non avere compassione di suo figlio, se si sente dovunque e da per tutto l’amore, la gloria, le ricchezze con cui l’ha circondato il figlio suo? Figlia mia, Adamo col vivere nel regno della nostra Volontà aveva penetrato nei nostri confini, che sono interminabili, e dovunque aveva messo i suoi atti, la sua gloria, il suo amore per il suo Creatore, e come figlio nostro coi suoi atti che emetteva ci portava le nostre ricchezze, le nostre gioie, la gloria e amor nostro, l’eco suo era risuonante in tutto l’Essere Nostro, come il nostro nel suo, ora vedendolo caduto in povertà, come il nostro amore poteva sopportare di non avere compassione di lui, se la nostra stessa Volontà Divina ci guerreggiava amorosamente e perorava per colui che aveva vissuto in Essa? Vedi dunque che significa vivere nel mio Voler Divino, la sua grande importanza? In Essa c’è pienezza di tutti i beni divini e totalità di tutti gli atti possibili ed immaginabili, abbraccia tutto l’Essere Divino. Lei si trova nella mia Volontà come l’occhio si trova dirimpetto al sole, che resta tutto riempito dalla sua luce e mentre il sole vi rifletta tutto intero nella pupilla dell’occhio, la sua luce vi rimane anche fuori, investendo tutta la persona e percorrendo la terra senza partire da dentro la pupilla, e mentre resta la sua luce nell’occhio, vorrebbe portargli la pupilla nel sole per farle fare insieme il giro della terra e farle fare ciò che fa la luce e ricevere gli atti suoi dovunque per attestato di amore e gloria. Immagine è ciò dell’anima che vive nella mia Volontà, Essa la riempie di tale pienezza che non lascia nessun vuoto in lei e siccome non è capace di possedere tutta l’immensità divina, la riempie per quanto più la creatura potesse contenere e senza separarsi vi resta fuori di lei, portandosi nell’interminabilità della sua luce la pupilla della volontà dell’anima, per farla fare ciò che fa la mia Divina Volontà, per ricevere il contraccambio dei suoi atti e del suo amore. Oh! potenza del mio Fiat Divino operante nella creatura e che facendosi investire dalla sua luce, non gli ricusa il suo dominio ed il suo regno. E se Adamo meritò compassione fu perché la prima era della sua vita fu nel regno del Voler Divino. Se la Sovrana Celeste potette ottenere, ancorché fosse sola, la venuta del Verbo sulla terra, fu perché diede libero campo al regno del Fiat Divino in Lei. Se la mia stessa Umanità potette formare il regno della Redenzione fu solo perché possedeva tutta l’integrità ed immensità del regno dell’Eterno Volere, perché Esso dovunque si estende, tutto abbraccia, tutto può, né c’è potenza contro di Lui che può restringerlo. Sicché uno solo che possiede il regno della mia Volontà vale più che tutto e tutti, e può meritare ed impetrare ciò che tutti gli altri insieme non possono né meritare, né ottenere, perché tutti gli altri insieme, per quanto buoni, ma senza la vita della mia Volontà in loro, sono sempre le piccole fiammelle, le pianticelle, i fiorellini, che al più servono ad ornare la terra, soggette a smorzarsi e a seccarsi e la bontà divina non può fare né grandi assegnamenti su di loro, né concedere portenti da far bene al mondo intero. Invece in chi vive la mia Volontà è più che sole e come il sole coll’impero della sua luce investe tutti, impera sulle piante e dà a ciascuna la vita, il colore, il profumo, la dolcezza, col suo tacito impero s’impone su tutto per dargli i suoi effetti ed i beni che possiede, nessun’altro pianeta fa tanto bene alla terra quanto ne fa il sole; così in chi vive il mio Volere, sono più che sole e con la luce che contengono s’abbassano e con rapidità s’innalzano, penetrano ovunque, in Dio, negli suoi atti, con la Volontà Divina che posseggono imperano su Dio stesso, sulle creature, sono capaci di travolgere tutto, per porgere a tutti la vita della luce che posseggono, sono il portatore del loro Creatore e fanno camminare la luce avanti per impetrare e ottenere e dare ciò che vogliono. Oh! se le creature conoscessero un tanto bene, farebbero a gara e tutte le passioni si cambierebbero in passione di luce di vivere solo e sempre in quel Fiat Divino che tutto santifica, tutto dona e tutto impera”.

(3) La mia povera mente continuava a sperdersi nel Voler Divino e n’era meravigliata della sublimità, pienezza e totalità degli atti fatti in Esso, ed il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, cessa la tua maraviglia, il vivere nel mio Fiat Divino è l’operare in Esso, è la trasfusione del Creatore nella creatura; -e tra l’operato Divino c’è una distanza infinita tra l’operato solo della creatura-, lei si presta al suo Dio come materia per fargli operare cose grandi, come si prestò la materia della luce al Fiat Divino nella Creazione per fargli formare il sole, il cielo, le stelle, il mare, tutte materie in cui il Fiat Supremo risuonò e fabbricò la Creazione tutta. Prodigio di Esso è il sole, il cielo, il mare, la terra, che furono vivificati e animati dal Fiat, vista perenne ed incantevole di che sa fare e può fare la mia Volontà. Succede dell’anima come degli accidenti dell’ostia che si presta, sebbene materia, a farsi animare dalla mia vita sacramentale, purché si pronunziano dal sacerdote quelle stesse parole dette da me nell’istituire il Santissimo Sacramento; erano parole animate dal mio Fiat, che conteneva la potenza creatrice e perciò la materia dell’ostia subisce la transubstanzazione della vita divina. Si possono dire sopra dell’ostia quante parole si vogliono, ma se non sono quelle poche parole stabilite dal Fiat, la mia vita resta in Cielo e l’ostia resta la vile materia che è. Così succede dell’anima, può fare, dire, soffrire, ciò che vuole, ma se non corre dentro il mio Fiat Divino sono sempre cose finite e vili, ma in chi vive in Esso, le sue parole, le sue opere, le sue pene, sono come veli che nascondono il Creatore e da questi veli se ne serve Colui che creò il cielo e la terra, e vi fa opere degne di Lui e vi mette la sua santità, la sua potenza creatrice, il suo amore infinito. Perciò nessun’altro può giungere, per quanto faccia cose grandi, a confronto di quella creatura in cui vive, regna e domina la mia Volontà Divina. Anche tra le creature succede che, a secondo la materia che hanno nelle mani per formare i loro lavori, così cambia il valore che posseggono e acquistano. Supponi che uno tiene proprietà di ferro, quanto deve lavorare, sudare, stentare, per ridurre quel ferro morbido, per dargli la forma del recipiente che vuol fare e l’acquisto che fa è tanto poco, che appena può tirare la vita. Invece un’altro tiene proprietà di oro, di pietre preziose, questo lavora oh! quanto meno, ma vi guadagna milioni. Sicché non è il lavoro che porta il molto guadagno, le ricchezze esuberanti, ma il valore della materia che possiede, uno lavora poco e guadagna molto perché la materia che possiede contiene un grande valore, l’altro lavora molto, ma siccome la materia che possiede è vile e di pochissimo valore, è sempre il povero cencioso e mezzo digiuno. Così succede per chi possiede la mia Divina Volontà, possiede la vita, la virtù creatrice ed i suoi più piccoli atti contengono un valore divino ed interminabile, perciò nessuno può eguagliare le sue ricchezze, invece chi non possiede la mia Volontà come vita propria, è senza vita e lavora insieme con la materia del proprio volere e perciò è sempre il povero cencioso innanzi Dio e digiuno di quel cibo che forma in lui il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra”.