MaM
Messaggio del 25 aprile 2000: Cari figli, vi invito anche oggi alla conversione. Siete troppo preoccupati delle cose materiali e poco delle cose spirituali. Aprite i vostri cuori e di nuovo lavorate di più per la vostra conversione personale. Decidetevi ogni giorno a dedicare un tempo a Dio e alla preghiera, finché la preghiera diventi per voi un incontro gioioso con Dio. E' solamente così che la vostra vita avrà senso e contemplerete con gioia la vita eterna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 23-1 Settembre 17, 1927 Le pene sono come il ferro battuto dal martello che getta faville. Differenze tra la croce dell’Umanità di Nostro Signore e quella della Divina Volontà e come tiene il suo atto incessante.

(1) Mio Gesù, vita del povero mio cuore, vieni a sostenere la mia debolezza, sono piccola bambina ancora e sento il bisogno estremo che mi tenga nelle tue braccia, che mi guidi la mano mentre scrivo, che m’imbocchi le parole, che mi dia i tuoi pensieri, la tua luce, il tuo amore ed il tuo stesso Volere, e se ciò non fai, io me ne starò come bambina picciosa senza far nulla. E se Tu ami tanto di far conoscere il tuo Santissimo Volere, il primo al sacrificio sarai Tu, io entrerò in ordine secondario, perciò Amor mio trasformami in Te, toglietemi il torpore, che sento che non ne posso più, ed io seguirò a compiere il tuo eterno Volere, anche a costo della mia vita.

(2) Onde seguendo il mio abbandono nella Divina Volontà, mi sentivo sotto l’incubo delle pene ed il mio amato Gesù stringendomi a Sé per darmi la forza mi ha detto:

(3) “Figlia mia, le pene sono come il ferro battuto dal martello, che lo fanno sfavillare di luce ed infuocarlo tanto, da trasmutarsi in fuoco e sotto i colpi che riceve perde la durezza, si rammorbidisce in modo che si può dare la forma che si vuole. Tale è l’anima sotto i colpi del dolore, perde la durezza, sfavilla luce, si trasforma nel mio amore e diventa fuoco ed Io, artefice divino, trovandola morbida le do la forma che voglio. Oh! come mi diletto a farla bella, sono artefice geloso e voglio il vanto che nessuno può e sa fare le mie statue, i miei vasi, tanto nella forma quanto nella bellezza e molto più nella finezza, e nella luce che sfavilla le converte tutte in verità. Sicché ogni colpo che le do le preparo una verità da manifestare, perché ogni colpo è una favilla che l’anima mette fuori di sé ed Io non le perdo come le perde il fabbro nel battere il ferro, ma me ne servo come investire quelle faville di luce di verità sorprendente, in modo che all’anima servono come il più bello abbigliamento e le somministrano il nutrimento della vita divina”.

(4) Dopo di ciò seguivo il mio dolce Gesù, ma era tanto afflitto e sofferente che faceva pietà, ed io: “Dimmi Amor mio, che hai? Perché soffri tanto?” E Gesù ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, soffro per il gran dolore della mia Volontà, la mia Umanità soffrì, ebbe la sua croce, ma la sua vita fu breve sulla terra, invece la mia Volontà è lunga la sua vita in mezzo alle creature, sono già seimila anni e durerà ancora, e sai tu chi è la croce continuata di Essa? L’umana volontà, ogni suo atto opposto alla sua e ogni atto della 23[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta mia che non riceve è una croce che forma al mio eterno Volere, quindi le croci di Esso sono innumerevoli, se tu guardi tutta la Creazione, la troverai tutta piena di croci formate dall’umano volere. Guarda il sole, il mio Divino Volere porta la sua luce alle creature e loro prendono la sua luce e non riconoscono chi le porta questa luce, ed il mio Volere riceve nel sole tante croci per quanti non lo riconoscono e mentre se la godono se ne servono della stessa luce per offendere quel Voler Divino che li illumina, oh! come è duro e doloroso far del bene e non essere riconosciuto. Il vento è pieno di croci, ogni sua ondata è un bene che porta alle creature, si prendono e godono quel bene, ma non riconoscono chi è Colui che nel vento le carezza, le rinfresca, le purifica l’aria, e perciò si sente infiggere chiodi d’ingratitudine e croci ad ogni vento che spira. L’acqua, il mare, la terra, sono pieni di croci formate dall’umano volere, chi non se ne serve dell’acqua, del mare e della terra? Tutti, eppure il mio Volere che conserva tutto ed è vita primaria di tutte le cose create, non è riconosciuto e sta solo in esse per ricevere croci dall’ingratitudine umana, perciò le croci del mio Volere sono senza numero e più dolorose di quella della mia Umanità; molto più che a questa non mancano delle anime buone che hanno compreso il suo dolore, i suoi strazi, le pene che mi fecero soffrire e anche la morte, di compatirmi e di riparare ciò che Io soffrì nella mia vita mortale, invece quelle del mio Fiat Divino sono croci che non si conoscono e quindi senza compatimento e senza riparazione e perciò è tanto il dolore che sente il mio Voler Divino in tutta la Creazione, che fa scoppiare ora la terra, ora il mare, ora il vento in dolore, e nel suo dolore scarica flagelli di distruzione. E’ l’estremo dolore di Esso, che non potendone più colpisce coloro che non lo riconoscono. Ecco perciò perché ti chiamo spesso spesso a girare in tutta la Creazione, per farti conoscere ciò che il mio Volere fa in essa, il dolore e le croci che riceve dalle creature, affinché tu lo riconosci in ciascuna cosa creata, l’ami, l’adori, lo ringrazii e sia la sua prima riparatrice e consolatrice d’un Volere sì Santo, perché solo chi vive in Essa può penetrare nei suoi atti e riconoscere i suoi dolori e con la sua stessa potenza farsi difenditrice e consolatrice della mia Volontà, che da tanti secoli vive isolata e crocifissa in mezzo all’umana famiglia”.

(6) Ora mentre Gesù ciò diceva, io guardavo la Creazione e la vedevo tutta piena di croci, che non si potevano contare, tante erano assai ed il Divino Volere come metteva i suoi atti fuori di Sé per darli alle creature, l’umano volere metteva fuori la sua croce per crocifiggere quei atti divini. Che dolore! che pena! ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(7) “Figlia mia, il mio eterno Fiat ebbe un’atto incessante da che creò tutta la Creazione verso le creature, ma questi suoi atti, perché mancava in loro la mia Volontà regnante, non furono ricevuti da esse e perciò restarono sospesi in tutta la Creazione nel mio stesso Voler Divino. Ora nel venire Io sulla terra il mio primo interesse fu di riprendere in Me l’atto incessante di Esso, restato sospeso in Sé stesso, perché nella creatura non aveva potuto prendere il suo posto, e la mia Umanità unita al Verbo, primo doveva dare posto a questo atto suo incessante, darne la soddisfazione, e questa fu la mia passione sconosciuta e più lunga e dolorosa, e poi mi occupai della Redenzione. Il primo atto nella creatura è la volontà, tutti gli altri atti, siano cattivi o buoni entrano nell’ordine secondario, e perciò Io dovetti prima avere interesse di mettere in Me, in salvo tutti gli atti della mia Divina Volontà, scendere nel basso degli atti umani per riunire l’una e l’atra insieme, affinché vedendosi messo in salvo gli atti suoi, potesse rappacificarla con le creature. Ora oggi invito te a riprendere in te questi atti respinti dalle creature, perché il mio Volere continua il suo atto incessante e resta col dolore di vederlo sospeso in Sé stesso, perché non trova chi li riceve, né chi li vuole, né chi li conosce, perciò sii attenta a lavorare e patire insieme con Me, per il trionfo del regno della mia Divina Volontà”.