(1) Mi lamentavo della privazione del mio dolce Gesù e sfogando il mio intenso dolore dicevo tra me: “Come è duro il suo abbandono, mi sento come sotto di un torchio, premuta a stilla a stilla. Oh Gesù! dove sono le tue promesse? Dov’è il tuo amore? Dov’è il trionfo del tuo Voler Divino nella povera anima mia? Mi sento come tradita da Te. Com’è amara la mia fine, non è il principio che bisogna guardare, ma la fine che dice tutto! ” Ma mentre sfogavo, il mio amato Bene muovendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio Voler Divino ha il suo trionfo in te e perciò ti preme a stilla a stilla sotto il suo torchio divino, per fare che neppure una goccia della tua volontà resti in te. Povera figlia, è una Volontà Divina ed irremovibile che ti lavora per stendervi il suo regno, anche nei più piccoli atti tuoi, perciò pazienza, non ti abbattere. La mia Volontà Divina ha due caratteri: Fermezza incrollabile e atto incessante e perciò quando l’anima si è data ad Essa, il suo lavoro è incessante, non senti in te il suo moto continuo? E quando ti manifesto una sua verità con una maestria tutta sua propria e Divina mette in attitudine il suo moto incessante e la ripete continuamente in te e mentre la ripete, trionfa, perché fa in te ciò che di sua natura fa in Sé stessa, non è dunque questo il trionfo della mia Volontà? ”
(3) Onde dopo ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutte le azioni umane, il lavoro, il prendere il cibo, il dormire, le pene, gli incontri ora di dolore, ora di gioia, non sono altro che paglia. Ora non si può formare il grano senza la paglia; anzi questa difende il grano dal gelo, dai raggi cocenti del sole, dalle acque, da tutte le intemperie dell’aria, come veste copre e cresce insieme col grano e allora si distacca quando ha formato e dato la vita al grano e questo distacco la povera paglia lo fa e lo riceve a via di battiture, dopo che ha servito e dato la vita al grano. Così sono le azioni umane, dalla più piccola alla più grande sono tutte paglie, che se si fa scorrere dentro di esse il grano della mia Volontà, servono mirabilmente a nascondere e a conservare il grano del mio Voler Divino e quanto più paglia, più grano può sperarsi di possedere. E’ un incanto figlia mia vedere un’azione umana che racchiude dentro il grano purissimo e l’oro fulgido del mio Voler Divino; come paglie, pare che primeggiano sul grano e possono menar vanto col dire: “E’ vero che siamo paglie, ma nascondiamo in noi una Volontà Divina che è più che grano, noi restiamo al suo servizio e diamo il campo a formarsi nella nostra azione”. Invece se non scorre dentro la mia Volontà, le azioni umane rimangono paglie, degne di essere bruciate, perché non hanno formato in loro il grano puro che serve per la Patria Celeste. Ora, come la paglia si distacca dal grano a vie di battiture, così le azioni umane si distaccano dal puro grano della mia Divina Volontà per mezzo della morte, che abbattendo ciò che è umano stritola la veste che teneva vestito il grano d’oro della mia Volontà, che mettendolo fuori fa vedere se era grano o paglia che l’anima possedeva. Perciò non sono le azioni che additano il valore di esse, ma la volontà di cui sono animate. Quante azioni apparentemente belle e sante si troveranno, se per fine di interesse, piene di fango; se per fine di stima e di propria gloria, piene di vento; se per piacere alle creature, piene di marcio; se per attacco a ciò che è umano, piene di fumo. Quante cose nascondono le paglie delle azioni umane, che nell’ultimo giorno della vita, venendo la trebbia e stritolando le paglie farà conoscere tutto ciò che dentro nascondevano”.
(5) Dopo ciò seguivo il mio abbandono nel Fiat Divino ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(6) “Figlia mia, la volontà umana rese l’uomo come una fabbrica lesionata e crollante e l’uomo da sé non aveva virtù di poter riparare, ci voleva il Divino Artefice che con tanto amore l’aveva fabbricata e che conoscendo i segreti della sua arte poteva riparare e far scorrere nelle lesioni il fluido vitale della sua forza Divina riparatrice, per renderla di nuovo forte come l’aveva fabbricata. Ma è necessario che l’uomo si avvicini al Divino Riparatore per ricevere il beneficio della sua arte, si faccia da Lui maneggiare e che il volere umano, causa primaria perché s’è reso fabbrica crollante non lo faccia più agire, altrimenti con tutta la venuta del Celeste Fabbricatore, l’uomo sarà sempre fabbrica lesionata e crollante”.