(1) Stavo facendo il giro nella Volontà Divina e mentre la mia povera mente girava per tutte le cose create imprimendo il mio ti amo, fin sui monti più alti e nelle più profonde valli, negli abissi più cupi della terra e nell’oceano più profondo del mare, insomma dovunque. Mentre ciò facevo, la mia povera mente era torturata dalla privazione del mio dolce Gesù ed il mio povero cuore straziato ché per quanto lo chiamavo col mio amore, non sapevo più ritrovarlo. Oh Dio! che pena! Pensavo tra me: “Possibile che Gesù più non mi ascolti? E mentre io riempio cielo e terra coi miei ti amo, nessuno degli miei ti amo lo prenda di mira per ferirlo e facendolo sentire la mia ferita, la mia tortura, il mio strazio, sentendo Lui le mie stesse pene, per non sentirle si decida di farsi trovare da colei che tanto lo sospira? ” Ah! Gesù quanto mi costa l’averti conosciuto, e non possederti, amarti e non essere riamata sono pene che non si sanno dire, mancano i vocaboli per esprimerle. In questo mentre il mio caro Gesù si è mosso nel mio interno e dando in pianto mi ha detto singhiozzando ed il suo singhiozzo è stato tanto forte che ha risuonato tanto penetrante all’orecchio del mio corpo che anch’io ho pianto insieme con Lui:
(2) “Figlia mia, come mi credi lontano? Come puoi pensare che non sei riamata dal tuo Gesù? Ogni tuo ti amo era una ferita di più al mio cuore che mi faceva dire: “Figlia mia, dovunque mi fai risuonare il tuo ti amo, dai monti, dalle valli, dal mare, dai prati fioriti, dal sole, dappertutto ed Io, sebbene nascosto in te, ripetevo: “Ti amo figlia mia”. Ma mi son sentito pungere al vivo quando tu pensavi che Io non ti riamassi; ciò non può essere figlia mia, non è la natura del tuo Gesù, che non sa riamare, né Io so fare ciò e se mi sto nascosto in te senza svelarmi, è la mia giustizia che mi nasconde e che vuole punire i popoli con forti flagelli. Ed oh! quanti ne pioveranno sulla terra e di tutte specie, perché molto la stanno irritando; mi nascondo a te per fare il suo corso”.
(3) Detto ciò ha fatto silenzio ed è scomparso ed io sono rimasta tanto male che non potevo fermarmi dal piangere. Onde più tardi è ritornato e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, il trionfo di Dio è la volontà umana operante nella sua, questa è la sua vittoria, di fare rientrare in Sé, nel suo stesso Volere, ciò che è uscito. Come l’anima opera in Esso così si stende nei confini divini, i suoi atti prendono posto in tutto ciò che è eterno. E’ vero che la mia Volontà si trova dappertutto, non c’è punto che ad Essa sfugge, ma dove svolge la sua potenza, il suo operare divino? Nell’anima che vive in Essa, l’anima che in Essa vive le da occasione di nuove opere, le fa mettere fuori ciò che di bello e di santo tiene dentro; succede ciò che successe nella Creazione, il nostro Essere era ab eterno, ma nulla si vide al di fuori di Noi prima della Creazione, perché tutto il nostro operato, i nostri portenti e beatitudine si svolgevano al di dentro di Noi, ma quando il nostro Essere Divino volle operare fuori di Noi, la nostra Volontà ebbe occasione d’operare e mise fuori tutto l’universo con tale sontuosità, ordine e armonia, che forma la meraviglia di tutte le generazioni ed il trionfo e vittoria del nostro Essere Supremo. Così l’anima che vive nel nostro Volere; come opera, le da occasione di formare altre opere degne di Esso. Perciò è il nostro continuo trionfo e lo svolgimento delle opere nostre, mantiene l’attitudine divina. Sicché mentre forma il nostro trionfo e la nostra vittoria, nel medesimo tempo l’anima trionfa e vince la Volontà Divina. Quindi si vede l’uno e l’altro vittorioso: Dio e la piccolezza della creatura. Ti pare poco che la piccolezza della creatura canta vittoria, muove ad operare una Volontà Divina e la vince? ”
(5) Dopo ciò, la mia povera mente continuava a girare nella Creazione, per portare innanzi alla Maestà Suprema tutti gli atti che fa la Divina Volontà in ciascuna cosa creata, tutti quelli che ha fatto nella Regina Sovrana e nella Umanità Santissima di N. Signore. Onde, riunendo tutto insieme, li portavo come tanti parti del Divin Volere, tutti degni d’un Dio tre volte Santo. Mi sembra che solo l’operato della Divina Volontà può dare gli omaggi più belli e degni d’un Dio. In questo mentre, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, come sono ammirabili, armoniosi, tutti ordinati fra loro, d’una bellezza rara, gli atti fatti dalla mia Volontà; sono il nostro esercito divino che, schierato intorno all’Ente Supremo, formano la nostra gloria, la nostra difesa, la nostra felicità senza fine, ciò che esce dal Fiat Divino porta l’impronta Divina e come escono, più che nostri figli legittimi, non perdono mai la vita. Se tu non darai mai vita alla tua volontà, anche tu potrai chiamarti un atto della Divina Volontà e come atto di Essa verrai ad acquistare il diritto su tutti gli atti suoi, prenderai posto nel nostro esercito, sarai nostra figlia legittima e come sorella di tutti gli atti della nostra Volontà e perciò avrai il potere di unirli tutti insieme, per portarci la gloria, la felicità di tutti gli atti dell’Eterno Fiat. Che differenza tra chi è un atto di Volontà Divina e chi non lo è. Un atto di Essa può essere un sole, un cielo, un mare di eterno amore, una beatitudine e felicità che mai finisce; che cosa non può essere un atto di mia Volontà? Essa è eterna e fa eterni gli atti suoi, è luce immensa e tutti i suoi atti hanno la pienezza della luce, non c’è cosa di Sé che non investe gli atti suoi. Invece per chi non è atto della Divina Volontà, oh! quanto è dissimile, non può prendere posto nell’esercito divino, non sarà capace di dare gioie e felicità, la sua luce sarà tanto scarsa che a stento potrà guardare se stesso, i suoi atti, per quanto buoni, perché prodotti dalla volontà umana, saranno come fumo cui il vento disperde o come fiore che appassisce e muore. Che differenza figlia mia tra l’uno e l’altro”.