(1) Continuando il mio solito stato, il mio dolce Gesù si faceva vedere di bambino, tutto afflitto ed era tanta la sua mestizia che pareva come se si sentisse morire. Io me l’ho stretto al cuore, l’ho baciato più volte, chi sa che cosa avrei fatto per sollevarlo. E Gesù sospirando mi ha detto:
(2) “Figlia mia, guarda com’è bella tutta la Creazione, che fascino di luce, che incanto di varietà e di rara belleza, eppure non sono altri che ornamenti del nostro Essere Divino, se tali sono gli ornamenti nostri, il nostro Essere supera in modo incomprensibile gli stessi nostri ornamenti e la creatura è incapace di comprendere tutta l’incomprensibilità del nostro Essere; come l’occhio è incapace di racchiudere in esso tutta la vastità della luce del sole, la vede, si riempie l’occhio di luce per quanto ne può contenere, ma racchiuderla tutta, misurarne la lunghezza e la larghezza dove la luce si stende, gli riesce impossibile, tale è il nostro Essere per la capacità umana e sono i nostri ornamenti che sempre vede e tocca con mano; il sole lo vede, la luce la toccano e fa sentire il suo calore, vede la immensità delle acque del mare, vede la volta azzurra del cielo con tante stelle, ma saper dire di che è formata la luce? Quanta luce contiene? Quante acque contiene il mare, quante stelle e di che è formata quella volta azzurra? Non ne saprà dire nulla, vede e gode di tutto ciò, ma è il primo ignorantello in aritmetica, in peso e misura. Se ciò è dei nostri ornamenti, molto più del nostro Essere Divino. Ma tu devi sapere che tutta la Creazione e ciascuna cosa creata fa lezione all’uomo, esse narrano le nostre qualità Divine e ciascuna fa lezione della qualità che contiene: Il sole fa lezione di luce ed insegna che per essere luce bisogna essere puro, spogliato d’ogni materia, la luce contiene sempre il calore unito, non si può distaccare la luce dal calore, sicché se vuoi essere luce devi amare solo il tuo Creatore e questo ti porterà come sole la fecondità del bene. Il cielo ti fa lezione della mia Patria Celeste, ti richiama continuamente al tuo Creatore, ti fa lezione di distacco di ciò che è terra, dell’altezza di santità cui devi giungere, devi ornarti più che stelle di tutte le virtù divine. Sicché ogni cosa fa lezione e chiama l’uomo a specchiarsi in esse per copiarle ed imitarle, non ho messo fuori i miei ornamenti per farli solo vedere, ma perché imitandoli potessi ornarsi la creatura, eppure, chi fa attenzione ad’ascoltare tante lezioni? Quasi nessuno”.
(3) E tutto afflitto ha fatto silenzio. Ond’io ho seguito il Supremo Volere nell’atto quando stava l’Essere Divino per creare l’uomo, affinché potessi anch’io insieme col mio primo padre Adamo, amarlo con quello amore che lui lo amo nel primo istante quando fu creato, volevo ricevere quell’alito divino, quello sbocco d’amore per ridarlo al mio Creatore. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù tutto compiacendosi mi ha detto:
(4) “Figlia mia, chi vive nella mia Volontà non c’è atto nostro che non può essere presente, né atto nostro che abbiamo messo fuori da Noi che non può ricevere, ecco a te il mio alito ed il nostro sbocco d’amore. Come fu grande il nostro compiacimento in questo primo atto della creazione dell’uomo; avevamo creato cielo e terra, ma nulla di nuovo sentimmo in Noi, ma nel creare l’uomo fu ben diverso, era una volontà che veniva creata e questa volontà libera ed in essa racchiudemmo la Nostra, mettendola come al banco per riscuotere l’interesse del nostro amore, della gloria, dell’adorazione nostra che a Noi conveniva. Oh! come rigurgitava in Noi l’amore, come fremeva di gioia nello sboccare in questa libera volontà per sentirsi dire ti amo e quando l’uomo riempito del nostro, sprigionò dal suo petto la prima parola, ti amo, grandissimo fu il nostro compiacimento perché fu come se ci desse l’interesse di tutti i beni che avevamo messo in lui. Questa volontà libera, creata da Noi, era la depositaria del capitale d’una Volontà Divina e ci contentavamo d’un tenue interesse, senza più pretendere il capitale. Perciò fu grande il dolore della caduta dell’uomo, perché ci respinse il capitale per non darci il tenue interesse ed il suo banco restò vuoto ed il suo nemico, facendo lega con lui, lo riempì di passioni e di miserie, poveretto, restò fallito. Ora figlia mia, siccome l’atto della creazione dell’uomo fu un’atto solenne e di grande nostro compiacimento, chiamiamo e vogliamo te in quest’atto, per ripetere la solenità dell’atto, mettendo nella tua volontà il grande capitale della Nostra e mentre ciò facciamo, il nostro amore rigurgita e freme di gioia, di grande compiacenza, perché vediamo realizzato il nostro scopo. Tu certo non ci negherai il tenue interesse, non respingerai il nostro capitale, non è vero? Anzi ogni giorno faremo i conti, ti chiamerò presente a quel primo atto quando creammo questa libera volontà, tu per darmi l’interesse ed Io per vedere se posso aggiungere altro al mio capitale”.
(5) La mia mente si perdeva nel Fiat Divino e pensavo tra me: “Oh! come vorrei ricevere quell’atto primo della Creazione, quello sbocco divino d’intenso amore che versò sulla prima creatura quando la creò, vorrei ricevere quell’alito onnipotente per poter ridare al mio Creatore tutto quell’amore e tutta quella gloria che aveva stabilito di ricevere dalla creatura”. Ma mentre ciò pensavo il mio dolce Gesù stringendomi a Sé mi ha detto:
(6) “Figlia mia, è proprio questo il mio scopo di venire così spesso da te, tanto che a qualcuno potrà comparire strano e quasi fuori dal mio solito, perché quasi non l’ho fatto con nessuno, di andare così spesso. Tutto ciò è per riordinare il mio atto primo del modo come creai la creatura e perciò ritorno a te, mi trattengo come il più amantissimo padre con la sua figlia, quante volte non ti ho alitato fino a non poter contenere il mio soffio onnipotente? Ho versato in te il mio amore contenuto fino a riempirti fino all’orlo dell’anima tua, tutto ciò non era altro che la rinnovazione dell’atto solenne della Creazione, voleva sentire quel grande compiacimento di quando creai l’uomo e perciò vengo da te non solo per rinnovarlo, ma per riordinare l’ordine, l’armonia, l’amore tra Creatore e creatura nel modo come fu creato. Nel principio della creazione dell’uomo non c’era distanza tra Me e lui, tutto era fammigliarità, non appena mi chiamava Io era da lui, lo amavo da figlio e come a figlio Io mi sentivo tanto tirato verso di lui, che non potevo farne a meno di andare a trattenermi spesso spesso con lui. Io con te sto rinnovando il principio della Creazione, perciò sii attenta a ricevere un tanto bene”.