(1) Stavo seguendo gli atti che il Voler Divino, che in tutta la Creazione aveva fatto, come pure cercavo gli atti che aveva fatto tanto nel primo padre Adamo, quanto in tutti quelli che aveva fatto in tutti i santi dell’antico testamento, specialmente dove il Supremo Volere aveva fatto risaltare la sua potenza, la sua fortezza, la sua virtù vivificatrice ed il mio dolce Gesù movendosi nell mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le più grandi figure dell’antico testamento, mentre erano figure ed adombravano il futuro Messia, racchiudevano insieme i doni, la figura e simbolegiavano tutti i doni che avrebbero posseduti i figli del Fiat Supremo. Adamo fu la vera e perfetta immagine quando fu creato, dei figli del mio regno; Abramo fu simbolo dei privilegi e dell’eroismo dei figli del mio Volere e come chiamai Abramo ad una terra promessa che scorreva latte e miele, facendolo padrone di quella terra, terra tanto feconda ch’era invidiabile ed ambita da tutte le altre nazioni, era tutto simbolo di ciò che avrei fatto coi figli della mia Volontà. Giacobbe fu un’altro simbolo di essi, ché scendendo da lui le dodici tribù di Israele, doveva nascere da mezzo a loro il futuro Redentore che doveva rannodare di nuovo il regno del Fiat Divino ai figli miei. Giuseppe fu simbolo del dominio che avrebbero tenuto i figli della mia Volontà e come questo non fece perire di fame tanti popoli ed anche i suoi ingrati fratelli, così i figli del Fiat Divino avranno il dominio e saranno causa di non far perire i popoli che chiederanno da loro il pane della mia Volontà. Mosé era figura della potenza. Sansone simbolo della fortezza dei figli del mio Volere. Davide simboleggiava il regnare di essi. Tutti i profeti simboleggiavano la grazia, le comunicazione, le intimità con Dio, che più di loro avrebbero posseduto i figli del Fiat Divino. Vedi, tutti questi non erano che simboli, figure di essi; che sarà quando verranno fuori le vite di questi simboli? Dopo di tutti questi venne la Celeste Signora, la Sovrana Imperatrice, l’Immacolata, la senza macchia, la Madre mia, Essa non era simbolo né figura, ma la realtà, la vera vita, la prima figlia privilegiata della mia Volontà ed Io guardavo nella Regina del Cielo la generazione dei figli del regno mio, era la prima impareggiabile creatura che possedeva integra la vita del Voler Supremo e perciò meritò di concepire il Verbo Eterno e maturare nel suo cuore materno la generazione dei figli dell’eterno Fiat. Poi venne la mia stessa Vita, in cui veniva stabilito il regno che dovevano possedere questi figli fortunati. Da tutto ciò puoi comprendere che tutto ciò che Dio fece dal principio della creazione del mondo, che fa e che farà, il suo scopo principale è di formare il regno della sua Volontà in mezzo alle creature. Queste sono tutte le nostre mire, questa è la nostra Volontà ed a questi figli saranno dati tutti i nostri beni, le nostre prerogative, la nostra somiglianza. E se ti chiamo a seguire tutti gli atti che ha fatto la mia Volontà, tanto nella creazione dell’universo, quanto nella generazione delle creature, non escludendo né quelli che feci nella mia Madre Celeste, né quelli che feci nella mia stessa Vita, è per accentrare in te tutti gli atti suoi, fartene dono per poter far uscire da te tutti insieme i beni che può possedere una Volontà Divina, per poter formare con decoro, onore e gloria, il regno del eterno Fiat. Perciò sii atenta nel seguire la mia Volontà”.
(3) Stavo pensando tra me, come mai che col sottrarsi Adamo dalla Volontà Divina, da tanta altezza precipitò tanto nel basso? E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia, come nell’ordine naturale, chi cade da un punto altissimo, o perisce del tutto, o rimane tanto sfracellato e deformato che li riesce impossibile riacquistare il suo stato primiero di sanità, di bellezza, di altezza, rimarrà un povero storpiato, cieco, curvo e zoppo e se questo è padre, uscirà da lui le generazioni dei storpiati, dei ciechi, dei gobbi e dei zoppi. Così nell’ordine soprannaturale, Adamo cadde da un punto altissimo, lui era stato messo dal suo Creatore ad un punto tant’alto, che sorpassava l’altezza del cielo, delle stelle, del sole, col vivere nella mia Volontà; dimorava al di sopra di tutto, in Dio stesso. Vedi dunque da dove precipitò Adamo? Dall’altezza da dove cadde fu miracolo che non perì del tutto, ma se non perì, il colpo che ricevette nella caduta fu tanto forte, che fu inevitabile il non rimanere storpiato, sfracellato e deformato della sua rara bellezza, lui restò fracassato in tutti i beni, indolenzito nell’operare, intontito nell’intelletto, una febbre continua lo debilitava, che affievolendogli tutte le virtù, non sentiva più forza a dominarsi, il più bel carattere dell’uomo, il dominio di sé stesso, era svanito e sottentrarono le passioni a tiraneggiarlo, a renderlo inquieto e mesto e siccome era padre e capo delle generazioni, venne fuori la famiglia dei storpi.
(5) Il non fare la mia Volontà si credono che sia cosa da nulla, invece è la rovina totale della creatura e quanti atti in più di volontà propria commette, tante volte accresce i suoi mali, la sua rovina e si scava l’abisso più profondo dove precipitare”.
(6) Onde pensavo tra me: “Se Adamo per una sola volta si sottrasse dalla Divina Volontà, cadde così in basso e cambiò la sua fortuna in miseria, la sua felicità in amarezze, che sarà di noi che tante e tante volte ci sottraiamo da quest’adorabile Volontà?” Ma mentre ciò pensavo, il mio amato ed unico Bene ha soggiunto:
(7) “Figlia mia, Adamo cadde tanto nel basso perché si sottrasse ad’una volontà espressa del suo Creatore, in cui veniva racchiusa in essa la prova per provarlo nella sua fedeltà verso Colui che gli aveva dato la vita e tutti i beni che possedeva. Molto più che ciò che Iddio richiedeva da lui ai tanti beni che gratuitamente gli aveva dato, che si privasse, ai tanti frutti che gli aveva dato, d’un solo frutto per amore di Colui che tutto gli aveva dato. Ed in questo piccolo sacrifizio che Iddio voleva da lui, gli aveva fatto conoscere che non era altro che voleva essere sicuro del suo amore e della sua fedeltà. Adamo avrebbe dovuto sentirsi onorato che il suo Creatore voleva essere sicuro dell’amore della sua creatura. Si accrebbe la colpa ché colui che lo tirò e persuase a cadere non fu un essere superiore a lui, ma un vile serpente, suo capitale nemico, la sua caduta portò più gravi conseguenze perché era il capo di tutte le generazioni, quindi tutte le membre come connaturale dovevano sentire gli effetti del male del loro capo. Vedi dunque che quando una mia volontà è espressa, voluta e comandata, il peccato è più grave e le conseguenze sono irremediabile e solo la mia stessa Volontà Divina può riparare ad un tanto male come successe ad Adamo. Invece quando non è espressa, sebbene la creatura è in dovere di pregarmi per conoscere la mia Volontà nel suo operato, se dentro del suo atto c’entra un bene è la pura gloria mia. Però se non è espressa, non è così grave il male ed è più facile trovare rimedio. E questo lo faccio a ciascuna creatura per provare la loro fedeltà ed anche per mettere al sicuro l’amore che dicono di volermi; chi è che non vuol essere sicuro d’un potere che acquista, tanto che giungono a fare la scrittura? Chi è che non vuol essere sicuro della fedeltà d’un amico, della lealtà vera d’un servo? Onde per essere sicuro faccio conoscere che voglio i piccoli sacrifizi, i quali le porteranno tutti i beni, la santità e realizzeranno lo scopo per cui furono creati. Invece se saranno restii, tutto sarà sconvolto in loro e tutti i mali le piomberanno addosso. Però il non fare la mia Volontà è sempre un male più o meno grave a seconda la conoscenza che di Essa si possiede”.