(1) Stavo tutta immersa nel Supremo Volere seguendo i suoi atti per costituirmi atto di ciascuna creatura ed il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e stendendomi le sue braccia mi abbracciava forte, stringendomi tutta a Sé. Ora mentre Gesù mi abbracciava, tutte le cose create, il cielo, il sole, il mare, tutti, anche il piccolo uccellino, mettendosi intorno a Gesù tutti mi abbracciavano volendo ripetere l’atto suo, facevano come a gara, nessuno voleva restare dietro. Io sono rimasta confusa nel vedere che tutta la Creazione correva verso di me per abbracciarmi e Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando l’anima vive nel mio Volere ed Io faccio un atto verso di lei, anche un semplice bacio, una parolina sola, tutta la Creazione, incominciando dalla Sovrana Regina fino all’ultimo del più piccolo essere, tutti si mettono in moto per ripetere l’atto mio. Perché essendo una la volontà dell’anima, della mia e di loro, tutti tengono il diritto di accomunarsi con Me, per fare la stessa cosa che faccio Io. Perciò non sono solo Io, ma tutti gli esseri dove esiste integra la mia Volontà, erano insieme con Me ad abbracciarti. Quindi quando faccio un atto di più con chi vive nel mio Volere, do una festa nuova a tutta la Creazione, e quando c’è una festa nuova tutti si muovono e stanno sull’attenti, quando Io sto per farti un dono, dirti una parola, per concorrere insieme con Me, ripetere l’atto mio, ricevere la nuova festa e fare a te la festa degli atti loro. Non è stata festa per te sentire l’abbraccio della Mamma Celeste, l’abbraccio della luce del sole, delle onde del mare, fin del piccolo uccellino che stendeva le sue ali per abbracciarti? Figlia mia, dove c’è la mia Volontà c’è tutto, non c’è cosa che le può sfuggire”.
(3) Onde io continuavo a seguire i suoi atti nel Supremo Volere ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, chi possiede la mia Volontà è come se tenesse accentrato il sole in sé stesso, ma non il sole che si vede nell’alto dei cieli, ma il Sole Divino, quello stesso Sole che sta accentrato in Dio; dilungando i suoi raggi si accentra nell’anima, sicché lei è padrona della luce, perché possiede dentro di lei la vita della luce e tutti i beni ed effetti che essa contiene; perciò gode la comunanza dei beni del suo Creatore. Tutto è in comune con chi possiede la mia Volontà: Comune è l’amore, comune è la santità, comune è la luce, tutto è in comune con lei, anzi riguardandola come parto della sua Volontà Divina è già figlia sua, e gode, ama e vuole che i suoi beni siano comuni. E se ciò non potesse essere, soffrirebbe come un padre potesse soffrire che, essendo ricchissimo si trova nell’impossibilità di non poter dare i suoi beni ai veri e fedeli suoi figli, e quindi non potendo dare ciò che lui possiede, è costretto a vederli poveri. Questo padre in mezzo all’opulenza delle sue ricchezze, ne morrebbe di dolore e attossicato nelle sue amarezze, perché la gioia del padre è di dare e rendere felici i figli della sua stessa felicità. Se tanto potesse soffrire un padre terreno che non potesse far comunanza dei beni coi suoi figli, fino a morire di dolore, molto più l’eterno Creatore, più che Padre tenerissimo ne soffrirebbe se non potesse mettere in comune i suoi beni con chi possiede il Fiat Divino, che come figlia sua tiene i suoi diritti di possedere la comunanza dei beni del Padre suo. E se ciò non fosse, cozzerebbe con quell’amore che non conosce limiti e con quella bontà più che paterna che è il continuo trionfo di tutte le nostre opere. Perciò come l’anima giunge a possedere il Fiat Supremo, il primo atto di Dio è di mettere in comune i suoi beni con lei e accentrandole il suo Sole, nella corrente della sua luce fa scendere i suoi beni nel fondo dell’anima e lei prende ciò che vuole, e sulla stessa corrente della luce che possiede, li fa risalire di nuovo al suo Creatore, come il più grande omaggio d’amore e di riconoscenza e la stessa corrente li discende di nuovo in essa. Quindi salgono e scendono continuamente questi beni, come certezza e suggello di comunanza che tra Creatore e creatura vi è tra loro. Tale era lo stato di Adamo quando fu creato, fino quando peccò, ciò che era nostro era suo, la pienezza della luce accentrata in lui, in vista che una era la sua volontà con la nostra, gli portava la comunanza dei nostri beni. Come ci sentivamo raddoppiare la nostra felicità per causa della Creazione, non per altro, perché vedevamo Adamo, il figlio nostro felice della nostra stessa felicità, perché la sua volontà essendo una con la nostra, la nostra le pioveva a torrenti i nostri beni e la nostra felicità, tanto che lui non potendola tutta contenere, perché non teneva la larghezza del suo Creatore, mentre si riempiva fino all’orlo fino a traboccarne fuori, faceva risalire tutto il resto a Colui da cui li riceveva; e che cosa faceva risalire? Il suo amore perfetto che aveva ricevuto da Dio, la sua santità, la sua gloria che possedeva con Noi in comune, come per ridarci la pariglia della felicità, dell’amore, della gloria. Felicità davamo, felicità ci dava; amore, santità e gloria gli davamo, amore, santità e gloria ci dava. Figlia mia, il possedere una Volontà Divina è cosa da far strabiliare e non il tutto può comprendere l’umana natura, sente, possiede e non sa esprimersi”.