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Messaggio del 23 marzo 1985:Quando vi accorgete di aver commesso un peccato, confessatelo subito per evitare che rimanga nascosto nella vostra anima.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 20-54 G. M. Gennaio 30, 1927 Perché Gesù non scrisse. Come in queste manifestazioni non ci sono né minacce, né spaventi, ma l’eco della patria celeste. Quando verrà questo regno. Come le pene della Vergine Santissima e quelle di Nostro Signore erano pene d’ufficio, come possedevano la vera felicità.

(1) Stavo pensando tra me: “Il mio dolce Gesù mi ha detto tante volte che io dovevo imitarlo in tutto, eppure Lui non scrisse mai, una sol volta dice il Vangelo che scrisse, ma neppure con la penna, ma col dito; invece per me vuole che scrivo, sicché mi vuole fare uscire dalla sua imitazione, Lui non scrisse affatto ed io debbo scrivere tanto”. Ora mentre ciò pensavo è venuto da grazioso bambinello, che mettendosi nelle mie braccia e avvicinando il suo volto al mio mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dammi i tuoi baci ed Io ti do i miei”.

(3) Onde dopo averlo baciato varie volte, Lui mi incitava a baciarlo ancora e poi mi ha detto:

(4) “Figlia mia, vuoi sapere perché Io non scrissi? Perché dovevo scrivere per mezzo tuo, sono Io che animo la tua intelligenza, che ti imbocco le parole, che do moto con la mia mano alla tua per farti tenere la penna e farti vergare le parole sulla carta, sicché sono Io che scrivo, non tu; tu non fai altro che prestare attenzione a quello che voglio scrivere, perciò tutto il tuo lavoro è l’attenzione, il resto faccio tutto da Me, e tu stessa non vedi molte volte che non hai forza di scrivere e ti decidi a non farlo ed Io per farti toccare con mano che sono Io che scrivo, ti investo e animandoti della mia stessa vita scrivo quello che voglio, quante volte non l’hai provato? Ora dovendo passare un’epoca per far conoscere il regno del Fiat Supremo, per dare il tempo a far conoscere il regno della Redenzione prima, e poi l’altro del Fiat Divino, decretai di non scrivere allora, ma di scrivere insieme con te, per mezzo tuo, quando questo regno fosse più prossimo e anche per dare una nuova sorpresa alle creature dell’eccesso dell’amore di questa mia Volontà, che ha fatto, che ha sofferto e che vuol fare per amor loro. Molte volte figlia mia, le novità portano nuova vita, nuovi beni e le creature son portate tanto alle novità e si lasciano come trasportare dalla novità. Molto più che le novità delle nuove manifestazioni sul mio Divin Volere che hanno una forza divina e un dolce incanto, che pioveranno come celeste rugiada sulle anime arse dalla volontà umana, saranno portatori di felicità, di luce e di beni infiniti. Non ci sono minacce in queste manifestazioni né spavento, e se qualche cosa di timore c’è, è per chi vuole restare nel labirinto dell’umana volontà, ma poi in tutto il resto non si vede altro che l’eco, il linguaggio della Patria Celeste, il balsamo di lassù che santifica, divinizza e da la caparra della felicità che solo regna nella Patria beata. Perciò mi diletto tanto nello scrivere ciò che riguarda il Fiat Divino, perché scrivo cose che appartengono alla Patria mia. Sarà troppo perfido ed ingrato chi non riconoscerà in queste mie manifestazioni l’eco del Cielo, la lunga catena d’amore del Volere Supremo, la comunanza dei beni del nostro Padre Celeste che vuol dare alle creature, e come volendo mettere tutto da banda ciò che è passato nella storia del mondo, vuole incominciare un’era nuova, una nuova creazione, come se ora cominciasse la nuova storia della Creazione. Perciò lasciami fare, che ciò che faccio è di somma importanza”.

(5) Dopo ciò gli ho detto: “Amor mio, sembra che più che tutto tu ami assai questo regno dell’Eterno Fiat, in esso tu accentri tutto il tuo Amore, tutte le opere tue e quasi ne meni trionfo che serviranno a questo regno; se tanto tu l’ami quando verrà? Perché non fate presto a farlo venire? E Gesù ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, quando le conoscenze del mio Divin Volere avranno fatto la loro via, in vista del gran bene che esse contengono, beni cui le creature nessuna ha pensato finora, che il regno della mia Volontà sarà lo sbocco del Cielo, l’eco della felicità Celeste, la pienezza dei beni terrestri, quindi in vista di sì gran bene, sospireranno, chiederanno ad unanimità che venga presto il regno mio. Sicché tanto tutta la Creazione nel suo muto linguaggio, muta in apparenza, ma dentro di essa c’è la mia Volontà che con voce forte ed eloquente chiede i suoi diritti, che sia conosciuta e domina e regna su tutti, perciò uno sarà l’eco da un punto all’altro della terra, uno il sospiro una la preghiera, che si sprigionerà da tutti gli esseri: Che venga il regno del Fiat Supremo. Allora trionfante verrà in mezzo alle creature, ecco perciò la necessità delle conoscenze, queste saranno incitamenti, stuzzicheranno l’appetito delle creature a gustare un cibo sì prelibato, sentiranno tutta la volontà, la smania di vivere in un regno sì felice, per liberarsi dalla tirannia e schiavitù in cui l’ha tenuto il proprio volere. E come s’inoltreranno a conoscere tutte le manifestazioni, i beni che ci sono nel Fiat Supremo troveranno le tue norme, come hai messo Cielo e terra sossopra, girando ovunque e chiedendo che presto fosse conosciuto questo regno, troveranno ciò che hai sofferto per ottenergli un sì gran bene, come devono comportarsi, che devono fare per poter avere libera entrata a vivere in esso. Perciò tutto è necessario che si faccia conoscere, per fare che il regno mio fosse tutto completo, per fare che nulla manchi, tanto le cose più grandi quanto le più piccole; perciò certe cose che a te sembrano piccole potrà essere una pietra divina trasformata in oro purissimo che formerà parte delle fondamenta del regno della mia Suprema Volontà”.

(7) Dopo di ciò stavo pensando tra me: “Il mio dolce Gesù decanta tanto la felicità del regno del Fiat Supremo, eppure Lui stesso che era la stessa Volontà Divina, la mia Madre Celeste che la possedeva integra, eppure non furono felici sulla terra, anzi furono i più che soffrirono sulla terra, anche di me stessa, che dice che sono la figlia primogenita della sua Volontà, eppure mi ha tenuta 43 e più anni confinata dentro di un letto e solo Gesù sa quello che ho sofferto, è vero che sono stata anche felice prigioniera e non scambierei la mia sorte felice se mi offrissero scettri e corone, perché ciò che mi ha dato Gesù mi ha reso più che felice, ma apparentemente all’occhio umano scomparisce questa felicità, quindi pare che cozza questa felicità detta da Gesù se si pensa alle sue pene, a quelle della Sovrana Regina e allo stato mio, ultima delle sue creature”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù sorprendendomi mi ha detto:

(8) “Figlia mia, c’è differenza grandissima tra chi deve formare un bene, un regno e chi deve riceverlo per goderlo. Io venni sulla terra per espiare, per redimere, per salvare l’uomo, per fare ciò mi toccavano le pene delle creature, prenderle su di Me come se fossero mie, la mia Mamma Divina che doveva essere corrredentrice non doveva essere dissimile da Me, anzi le cinque gocce di sangue che mi diede dal suo cuore purissimo per formare la mia piccola Umanità, uscirono dal suo cuore crocifisso, per Noi le pene erano uffici che venimmo a compiere, perciò tutte erano pene volontarie, non imposizione della fragile natura. Ma tu devi sapere che ad onta di tante nostre pene che tenevamo per disimpegnare il nostro ufficio, era inseparabile da Me e dalla mia Madre Regina, somma felicità, gioie che mai finivano e sempre nuove, paradiso continuato, per Noi era più facile separarci dalle pene, perché non erano robe nostre intrinseche, robe di natura, ma robe d’ufficio, che separarci dal pelago delle immense felicità e gioie che produceva in Noi, come robe nostre ed intrinseche, la natura della nostra Volontà Divina che possedevamo. Come la natura del sole è dar luce, quella dell’acqua dissetare, quella del fuoco riscaldare e convertire tutto in fuoco e se ciò non facessero perderebbero la loro natura, così è natura nella mia Volontà, che dove Essa regna, di far sorgere la felicità, la gioia, il paradiso; Volontà di Dio ed infelicità non esiste, né può esistere, oppure non esiste tutta la sua pienezza e perciò i rivoli della volontà umana formano le amarezze alle povere creature. Per Noi, che la volontà umana non aveva nessuna entrata in Noi, la felicità era sempre al suo colmo, i mari delle gioie erano inseparabili da Noi, fin sulla croce, e la mia Mamma crocifissa ai miei piedi divini, la perfetta felicità mai si scompagnò da Noi e se ciò potesse succedere, avrei dovuto uscire dalla Volontà Divina e scompagnarmi dalla natura Divina e agire solo con la volontà e natura umana, perciò le nostre pene furono tutte volontarie, elette da Noi stessi per l’ufficio che venimmo a compiere, non frutti di natura umana, di fragilità o d’imposizione di natura degradata. E poi non ti ricordi che anche le tue pene sono pene d’ufficio, pene volontarie? Perché quando ti chiamai allo stato di vittima, Io ti domandai se volontariamente tu accettavi, e tu con tutta volontà accettasti e pronunciasti il Fiat. Passò del tempo e ti ripetetti il mio ritornello, se accettavi di vivere nella mia e con la mia Volontà Divina, e tu ripetesti il Fiat, che rigenerandoti a novella vita ti costituiva figlia sua, per darti l’ufficio e le pene che ad esso convengono, per il compimento del regno del Fiat Supremo. Figlia mia, le pene volontarie hanno tale potenza presso la Divinità, che hanno la forza, l’impero di squarciare il seno del Celeste Padre ed in questo squarcio che forma in Dio, fa straripare i mari di grazie che forma il trionfo della Maestà Suprema ed il trionfo della creatura che possiede questo impero delle sue pene volontarie. Perciò tanto per il gran portento della Redenzione, quanto per il gran prodigio del regno del mio Fiat, ci volevano pene volontarie, pene d’ufficio, in cui dovevano essere animate da una Volontà Divina, che imperando su Dio e sulle creature dovevano dare il gran bene che il loro ufficio racchiudeva. Perciò la mia felicità decantata del regno del Fiat Divino, non cozza come tu dici sol perché Io ero la stessa Volontà Divina e soffrii, e sol perché ti ho tenuto tanto tempo nel letto; chi deve formare un bene, un regno, conviene che faccia una cosa, che soffri, che prepari le cose necessarie e che vinca Iddio per farselo dare; chi deve riceverlo conviene che facciano altra cosa, cioè: Riceverlo, apprezzarlo ed essere grato a chi ha fatto battaglia, ha sofferto e avendo vinto dà a loro le sue conquiste per renderli felici. Quindi il regno della mia Volontà in mezzo alle creature porterà l’eco della felicità del Cielo, perché una sarà la Volontà che deve regnare e dominare l’uno e l’altro. E siccome la mia Umanità fu formata dal sangue purissimo del cuore crocifisso della Sovrana Regina, la Redenzione fu formata dalla mia continua crocifissione e sul Calvario vi misi il suggello della croce al regno dei redenti, così il regno del Fiat Supremo uscirà da un cuore crocifisso, cui la mia Volontà crocifiggendo la tua, farà uscire il suo regno e la felicità ai figli del regno suo. Perciò fin da quando ti chiamai allo stato di vittima, ti parlai sempre di crocifissione e tu credevi che fosse la crocifissione delle mani e dei piedi, ed Io ti facevo correre in questa crocifissione, ma non era questa, non avrebbe bastato per far uscire il regno mio, ci voleva la crocifissione intera e continua della mia Volontà in tutto l’essere tuo, ed era questo appunto che Io intendevo parlarti, che la tua volontà subisse la continua crocifissione della mia, per fare uscire il regno del Fiat Supremo”.