(1) Il mio povero cuore ora gemeva e ora agonizzava per il dolore della privazione del mio caro e amato Gesù. Le ore mi sembrano secoli e le notti interminabili senza di Lui, il sonno fugge dai miei occhi, potessi almeno dormire, che si addormenterebbe il mio intenso dolore, forse mi porterebbe un piccolo sollievo, ma che, invece di dormire mi faccio tutt’occhi, e occhi aperti, non chiusi, occhi i miei pensieri, che vogliono penetrare per vedere dove si trova Colui che cerco e non trovo; occhio il mio udito per sentire, chi sa il leggero calpestio dei suoi passi, l’eco dolce e soave della sua voce; i miei occhi guardano, chi sa possono vedere almeno il lampo della sua venuta fuggitiva. Oh! come mi costa la sua privazione. Oh! come sospiro il suo ritorno. Ora mentre mi trovavo tra le ansie di volerlo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e si faceva vedere dentro di me, seduto vicino ad un tavolino di luce, tutto occupato ed intento a vedere tutto l’ordine di ciò che Lui aveva manifestato sulla sua Santissima Volontà, se tutto era segnato, se mancava qualche cosa e fin dove doveva giungere per completare tutto ciò che riguarda la sua Santissima Volontà, tutto ciò che riguardava il suo Volere, le parole, le conoscenze, in mano a Gesù prendevano l’immagine di raggio di luce, cui Lui ordinava su quel tavolino di luce ed era tanto assorto e occupato che per quanto io dicevo, lo chiamavo, non mi dava retta. Ond’io ho fatto silenzio, contentandomi di starmi vicino e di guardarlo. Onde dopo lungo silenzio mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando si tratta di cose che riguardano il mio Volere, cieli e terra stanno silenziosi e riverenti per essere spettatori d’un atto nuovo di questa Volontà Suprema, ogni atto nuovo di Essa porta a tutti una Vita Divina di più, una forza, una felicità, una bellezza rapitrice. Perciò la Volontà Divina operante, che mette fuori di Sé un atto suo è la cosa più grande che può esistere in Cielo ed in terra. Cieli nuovi, soli più belli possono uscire da un atto in più della mia Volontà. Perciò quando si tratta di Essa, Io e tu dobbiamo mettere tutto da parte e occuparci solo dell’eterno Fiat. Non si tratta di riordinare in te una volontà umana, una virtù qualsiasi, ma si tratta di riordinare una Volontà Divina e operante, perciò ci vuole troppo ed Io essendo occupato in cose che più mi riguardano e che porteranno il gran bene d’un atto nuovo di questa Suprema Volontà, perciò non ti do retta alle tue chiamate, perché quando si tratta di fare il più, le cose minori si mettono da parte”.
(3) Dopo ciò stavo seguendo il mio appassionato Gesù nella Passione, e giunta al punto quando Erode lo tempestava di domande e Lui taceva, pensavo tra me: “Se Gesù avesse parlato, forse quello si convertiva”. E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia, Erode non mi domandò per conoscere la verità, ma per curiosarmi e farsi una burla di Me e se Io avessi risposto avrei fatto una burla di lui, perché quando manca la volontà di conoscere la verità e di eseguirla, manca l’umore nell’anima per ricevere il calore che porta con sé la luce delle mie verità; questo calore non trovando l’umido per far germogliare e fecondare la verità, brucia di più e fa seccare il bene che può produrre. Succede come al sole, che quando non trova l’umido alle piante, il suo calore serve per seccare e bruciare la vita delle piante; ma se trova l’umido fa dei prodigi, perciò la verità è bella, è amabile, è la ristoratrice e fecondatrice delle anime, al suo calore e luce forma prodigi di sviluppo, di grazie e di santità, ma per chi ama di conoscerla per eseguirla; ma per chi non ama di eseguirla, la verità si burla di loro, invece di restare burlata”.
(5) Oltre di ciò, mentre scrivevo sentivo tale depressione di forza, lo facevo stentato, né mi sentivo imboccarmi le parole da Gesù per facilitarmi, né la pienezza della luce mentale che qual mare si fa nella mia mente, che debbo contentarmi di prendere poche gocce di luce per scriverle sulla carta, altrimenti se volessi mettere tutto, faccio come una persona che va nel mare e vorrebbe prendere tutta l’acqua del mare nella sua mano, per quanta ne prende tutta le sfugge, invece se prende poche gocce, può riuscire a portarle con sé. Sicché tutto era stento in me, nell’anima, nel corpo, in tutto. Onde sentendomi così male pensavo tra me: “Forse non è più Volontà di Dio che io scrivo, altrimenti mi avrebbe aiutato come le altre volte, invece è tanto lo stento, lo sforzo che debbo fare, che non posso andare avanti. Perciò se Gesù non lo vuole, neppure io lo voglio”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, chi deve possedere il regno della mia Volontà, non solo la deve fare e deve vivere in Essa, ma deve sentire e soffrire ciò che sente e soffre la mia Volontà nelle anime; ciò che tu senti non è altro che la condizione in cui si trova nelle creature, come scorre stentata, quali sforzi non deve fare per soggiogare le creature per farle fare la sua Volontà, come la tengono repressa nella loro le tolgono il più bello della sua vita in loro, qual è la sua energia, la sua gioia, la sua forza, ed è costretta ad agire sotto la pressione di una volontà umana, malinconica, debole ed incostante. Oh! sotto a qual incubo pesante, amaro, schiacciante, tengono la mia Volontà le creature, non vuoi tu dunque prendere parte alle sue pene? Figlia mia, tu devi essere un tasto, che la mia Volontà qual suono vuol fare, tu devi prestarti a formare il suono che vuol fare e quando avrà formato in te tutti i suoni che Essa possiede: Suoni di gioia, di fortezza, di bontà, di dolore ecc. , la sua vittoria sarà completa d’aver formato in te il suo regno. Perciò pensa piuttosto che una suonata diversa e distinta che vuol fare in te, è un tasto di più che vuole aggiungere nell’anima tua, perché nel regno del Fiat Supremo vuol trovare tutte le note del concerto musicale della Patria Celeste, affinché neppure la musica manca nel regno suo”.