MaM
Messaggio del 3 ottobre 1984:Quando vi ripeto di pregare, non intendo solo che aumentiate la quantità delle vostre preghiere. Ciò che desidero è portarvi a un desiderio profondo di Dio, ad un anelito continuo verso di lui. Gesù riusciva a pregare tutta la notte senza stancarsi mai perché aveva un grande desiderio di Dio e della salvezza delle anime.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 20-31 Novembre 29, 1926 Come la Volontà Suprema, da Regina fa da serva alla volontà umana, perché non la fanno regnare.

(1) Continuando il mio solito abbandono nella adorabile Volontà, tutta la Creazione si è fatta presente, nella quale scorreva come luce e come vita primaria la Suprema Volontà dominante e trionfante, tanto nelle cose grandi, quanto nelle più piccole. Che incanto, che ordine, che bellezza rara, che armonia fra loro, perché una è la Volontà che le domina, ché scorrendo in loro le vincola in tal modo che una non può stare senza dell’altra. Ed il mio dolce Gesù interrompendo il mio stupore mi ha detto:

(2)Figlia mia, la mia Volontà restò come vita operante in ciascuna cosa creata, perché dominasse liberamente col suo pieno trionfo, sicché tiene vita operante della luce e del calore nel sole; la vita operante della sua immensità e delle molteplici sue opere nel cielo; la vita operante della sua Potenza, della sua Giustizia nel mare, perché la mia Divina Volontà non è come la volontà delle creature che ad onta che vogliono, ma se non hanno mani non possono operare, se non hanno piedi non possono camminare, se son muti o ciechi non possono né parlare, né guardare. Invece la mia Volontà fa tutti gli atti in un atto solo, mentre opera, cammina; mentre è tutt’occhi per guardare, nel medesimo tempo è tutta voce per parlare e con tale eloquenza che nessun altro la può pareggiare. Essa parla nel rumoreggiare del tuono, nello scoppio della folgore, nel sibilo del vento, nelle onde tumultuanti del mare, nell’uccellino che canta; dovunque parla per fare che tutti sentissero la sua voce, ora forte, ora dolce e ora tonante. Volontà mia quanto sei ammirabile! Chi può dire come Te che hai amato le creature? La mia stessa Umanità, oh! come ti resta dietro, Io resto eclissato in Te e Tu resti nel tuo operato che non ha principio né finisce mai, stai sempre al tuo posto di dar vita a tutte le cose create per portare la tua vita alle creature. Oh! se tutti conoscessero ciò che Essa fa per loro, quanto ama tutti, come il suo soffio vitale dà vita a tutti, oh! come l’amerebbero e tutti starebbero stretti intorno al mio eterno Fiat per ricevere la vita che le vuole dare. . . Ma sai tu figlia mia perché il mio Supremo Volere si lasciò dominante e come vita in tutte le cose create ed in ciascuna cosa a fare il suo ufficio distinto? Perché doveva servire a Sé stesso, alla sua stessa Volontà che doveva tenere vita e dominio nella creatura, per la quale tutte le cose aveva create. Essa fece come un re che volendo formarsi un’abitazione dove regnare e formare la sua dimora, vi forma tante stanze, vi mette tante luci, per fare che non regna l’oscurità, vi mette fontanine di acque freschissime, per ricreazione vi mette la musica, fa circondare la sua abitazione con ameni giardini, insomma vi mette tutto ciò che può renderlo felice e degno della sua regalità. Ora come re deve tenere i suoi servi, i suoi ministri, i suoi soldati. Ora che avviene? Questi disconoscono il re ed invece di dominare il re, dominano i servi, i ministri, i soldati, qual non sarebbe il dolore di questo re nel vedere che le opere sue non servono a lui, ma con ingiustizia servono ai suoi servi e lui stesso è costretto a fare il servo ai suoi servi, perché quando un servizio, un’opera serve a sé stesso non si chiama servitori. Ora la mia Volontà doveva servire a Sé stessa nelle creature e perciò si lasciò più che nobile Regina in tutte le cose create, per fare che nulla le mancasse alla sua regalità di Regina nella creatura, non ci poteva stare nessun altro che poteva servire degnamente la mia Volontà se non che la mia stessa Volontà, né si sarebbe adattata a farsi servire dai servi, perché nessuno avrebbe tenuto i suoi modi nobili e Divini per servirla. Ora senti il gran dolore della mia Suprema Volontà, tu che sei la sua figlia, è giusto che sappia i dolori della tua Madre, della tua Regina e di Colei che è tua Vita. Essa nella Creazione fa la serva ai servi, serve l’umana volontà perché la mia non regna nelle creature, com’è duro servire ai servi e per tanti secoli, come l’anima si sottrae dalla mia per fare la sua, mette in servitù la mia Volontà nella Creazione. Perciò il suo dolore è grande, da Regina a far da serva, né vi è chi può raddolcire un dolore sì amaro. Essa continua a stare nella Creazione a servire i servi, è perché aspetta i figli suoi, aspetta che le opere sue devono servire ai figli del suo eterno Fiat, che facendola regnare e dominare nelle anime loro, la faranno servire alla sua nobiltà. Oh! se solo questi figli le raddolciranno un dolore sì lungo e amaro, le rasciugheranno le lacrime di tanti secoli di servitori, le restituiranno i diritti della sua regalità. Perciò è tanto necessario far conoscere la mia Volontà, ciò che fa, ciò che vuole, com’Essa è tutto e contiene tutti i beni ed il suo continuo dolore perché non la fanno regnare”.

(3) Ora dopo ciò, la mia mente è restata tanto compenetrata dal dolore della Suprema Volontà, che continuando a stare innanzi alla mia mente tutta la Creazione, con sommo mio dolore vedevo questa nobile Regina velata in ciascuna cosa creata, serviva tutte le creature, faceva la serva nel sole, servendole col darle la luce ed il calore; faceva da serva nell’acqua, col porgerla fino alle labbra per dissetarli; faceva da serva nel mare, per porgere i pesci; faceva da serva nella terra col darle i frutti, cibo d’ogni sorta, fiori e tant’altre cose; insomma, in tutte le cose velata a mestizia, perché non era decoroso per Essa servire le creature, anzi era sconvenevole per la sua nobiltà di Regina far da serva a creature ingrate e perverse, che si servivano della sua servità senza neppure guardarla, senza dirle un grazie, né contribuirla di alcuna mercede come si usa di fare coi servi. Chi può dire ciò che io comprendevo su questo dolore sì lungo ed intenso dell’eterno Fiat? Ma mentre nuotavo in questo dolore, il mio adorato Gesù è uscito da dentro il mio interno e stringendomi a Sé, tutto tenerezza mi ha detto:

(4) “Figlia mia, è molto doloroso e umiliante per il mio Supremo Volere far da servo alle creature che non lo fanno regnare in esse. Molto più si sentirà glorificata e felice in chi la farà regnare. Guardala in te com’è felice di servirti, Essa regna in te mentre scrivi e si sente onorata, felicitata di servirti a guidare la tua mano mentre scrivi, affinché verghi le parole sulla carta per farsi conoscere. Essa mette a servizio nella tua mente la sua santità per somministrarti le idee, i vocaboli, gli esempi più teneri che riguardano il mio Supremo Volere affinché si faccia via in mezzo alle creature per formare il suo regno. Essa serve alla tua vista per farti guardare ciò che scrivi, alla tua bocca per imboccarti le parole, al tuo cuore per farlo palpitare del suo stesso Volere. Che differenza! Essa è felice di servirti perché serve a Sé stessa, serve a formare la sua Vita, serve alla sua conoscenza, alla sua santità, serve per formare il suo regno. Il mio Volere regna in te mentre preghi e ti serve col darti il volo in Sé stesso per farti fare i suoi atti e farti prendere il possesso dei suoi beni. Questo modo di servire del mio Volere è glorioso, è trionfante, è dominante e soffrirebbe solo se l’anima non si facesse servire tutta ed in tutto da Esso”.