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Messaggio del 5 agosto 1984:Figli cari! Oggi sono felice, tanto felice! Non ho mai pianto di dolore nella mia vita come questa sera piango di gioia! Grazie!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 20-27 Novembre 20, 1926 Come tutti gli attributi divini si mettono in ufficio di formare nell’anima il nuovo maricello delle loro qualità. Come tutti abbiamo un moto.

(1) Stavo secondo il mio solito facendo il mio giro nella creazione, per seguire gli atti della Volontà Suprema in Essa, ma mentre ciò facevo il mio sempre amabile Gesù, facendomi sentire la sua voce dolcissima, in ciascuna cosa creata mi diceva:

(2) “Chi chiama il mio Amore per fare, o che il mio Amore scendesse in lei o che il suo salisse nel mio per fondersi insieme e formare un solo amore e dare il campo d’azione al mio Amore di far sorgere nell’anima il nuovo maricello del suo amore, il mio Amore trionfa e festeggia perché le vien dato il suo sfogo ed il suo campo d’azione”.

(3) Come passavo nel sole, nel cielo, nel mare, così sentivo la sua voce che diceva:

(4) “Chi chiama la mia luce eterna, la mia dolcezza infinita, la mia impareggiabile bellezza, la mia fermezza irremovibile, la mia immensità, per corteggiarla e darle il campo d’azione per far sorgere nella creatura altrettanti mari di luce, di dolcezza, di bellezza, di fermezza e altro per darle il contento di non farla stare inoperosa e servirsi della piccolezza della creatura per racchiudere in essa le loro qualità? Chi è colei dunque? Ah! è la piccola figlia del nostro Volere”.

(5) Onde dopo che in ciascuna cosa creata sentivo dirmi: Chi è che mi chiama? Il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e tutta stringendomi a Sé mi ha detto:

(6) “Figlia mia, come giri nella mia Volontà per seguirla in ciascuna cosa creata, così tutti i miei attributi sentono la tua chiamata ed escono in campo per formare ciascuno il maricello delle loro qualità. Oh! come trionfano nel vedersi operosi di poter formare ciascuno il loro maricello, ma cresce il loro sommo gusto e diletto di poter formare nella piccola creatura i loro mari di amore, di luce, di bellezza, di tenerezza, di potenza e altro. La mia sapienza fa di artefice valente ed ingegno meraviglioso nel mettere nella piccolezza le sue qualità immense ed infinite, oh! come armonizza l’anima che vive nel mio Volere coi miei attributi, ciascuno di essi si mette in ufficio per stabilire le loro qualità divine, se tu sapessi il gran bene che ti viene nel seguire la mia Volontà in tutti gli atti suoi ed il lavorio che svolge in te, anche tu sentiresti la gioia di una festa continua”.

(7) Onde dopo ciò io continuavo a seguire la Creazione e dappertutto vedevo scorrere quel moto eterno che mai si ferma e pensavo tra me: “Come posso seguire in tutto il supremo Volere, se Lui corre così rapido in tutte le cose, io non ho la sua virtù, né la rapidità sua, quindi mi conviene lasciare dietro senza poter seguire in tutto il suo eterno mormorio”. Quindi mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(8) “Figlia mia, tutte le cose hanno un moto continuo perché essendo uscito da un Ente Supremo, che contiene un moto pieno di vita, ne veniva di conseguenza che tutte le cose uscite da Dio dovevano contenere un moto vitale che mai cessa e se cessa significa che cessa la vita. Vedi, tu stessa hai un mormorio, un moto continuo nel tuo interno, anzi la Divinità, nel creare la creatura le dava la somiglianza delle Tre Divine Persone, metteva in essa tre moti che dovevano mormorare continuamente per unirsi a quel moto continuo e mormorio d’amore del loro Creatore e questi sono: Il moto del palpito del cuore che mai cessa, la circolazione del sangue che sempre gira senza mai fermarsi, la respirazione del respiro che mai si arresta, e questo è nel corpo e nell’anima ci sono altri tre moti che mormorano continuamente: L’intelletto, la memoria e la volontà. Perciò il tutto sta che il tuo moto sia legato al moto del tuo Creatore per mormorare insieme col suo moto eterno, così seguirai la mia Volontà nel suo moto che mai si arresta, nei suoi atti che mai cessano e farai ritornare il tuo moto nel seno del tuo Creatore, che con tanto amore aspetta il ritorno delle opere sue, del suo amore e del suo mormorio. La Divinità nel creare le creature fa come un padre che spedisce i suoi figli, per il loro bene, chi per un paese, chi per un terreno, chi per farlo valicare il mare e chi ad un punto vicino e chi lontano, dando a ciascuno un compito da fare; ma mentre li manda aspetta con ansia il loro ritorno, sta sempre alla vedetta per vedere se vengono; se parla, parla dei figli, se ama, il suo amore corre ai figli, i suoi pensieri volano ai figli; povero padre, si sente in croce perché ha mandato i suoi figli lontano da lui e sospira più che la propria vita il loro ritorno, e se mai sia non se li vede ritornare, o tutti o in parte, lui è inconsolabile, piange ed emette gemiti e gridi di dolore da strappare le lacrime anche ai più duri e allora è contento quando se li vede ritornare nel suo grembo paterno, per stringerli al suo seno che brucia d’amore per i suoi figli. Oh! come il nostro Padre Celeste più che padre sospira, brucia, delira per i suoi figli, ché avendoli partoriti dal suo seno, aspetta il loro ritorno per goderseli nelle sue braccia amorose. Ed è proprio questo il regno del Fiat Supremo, il ritorno dei nostri figli nelle nostre braccia paterne e perciò lo sospiriamo tanto”.

(9) Onde dopo ciò io mi sentivo tutta immersa nell’adorabile Volontà di Dio e pensavo tra me al grande bene se tutti conoscessero e compissero questo Fiat sì santo ed il gran contento che darebbero al nostro Padre Celeste ed il mio dolce Gesù riprendendo il suo dire ha soggiunto:

(10) “Figlia mia, Noi nel creare la creatura, come con le nostre mani creatrici l’andavamo formando, così ci sentivamo uscire una gioia, un contento dal nostro seno, perché doveva servire per mantenere il nostro scherzo sulla faccia della terra e la nostra festa continua, perciò come formavamo i piedi, così pensavamo che doveva servire ai nostri baci, perché doveva racchiudere i nostri passi e doveva essere mezzo d’incontro per trastullarci insieme. Come formavamo le mani, così pensavamo che dovevano servire ai nostri baci e abbracci perché dovevamo vedere in essa la ripetitrice delle nostre opere. Come formavamo la bocca, il cuore, che doveva servire all’eco della nostra parola e del nostro Amore e come col nostro alito gli infondemmo la vita, vedendo che quella vita era uscita da Noi, era vita tutta nostra, lo stringemmo al nostro seno baciandolo come conferma della nostra opera e del nostro Amore e per fare che si mantenesse integro nei nostri passi, nelle nostre opere, nell’eco della nostra parola e Amore e della Vita della nostra immagine impressa in lui e gli demmo per retaggio il nostro Divin Volere affinché ciò lo conservasse tale quale l’avevamo uscito per poter continuare i nostri trastulli, i nostri baci affettuosi, le nostre dolci conversazioni con l’opera delle nostre mani. Quando vediamo nella creatura la nostra Volontà, Noi vediamo in essa i nostri passi, le nostre opere, il nostro Amore, le nostre parole, la nostra memoria ed intelletto, perché sappiamo che la nostra Suprema Volontà nulla farà entrare che non sia nostro e perciò come cosa nostra tutto le damo, baci, carezze, favori, amore, tenerezza più che paterna, né ci sentiamo di stare con lei neppure a un passo di distanza, molto più che anche le piccole distanze non possono formare scherzi continui, né darsi baci, né partecipare le gioia più intime e segrete. Invece nell’anima in cui non vediamo la nostra Volontà, non possiamo trastullarci perché nulla vediamo che sia nostro, in essa si sente tale uno sconcerto, tale una dissomiglianza di passi, di opere, di parole, d’amore, che da per sé stessa si mette a distanza del suo Creatore e Noi, dove vediamo che non c’è la calamita potente del nostro Volere che ci fa come dimenticare la infinita distanza che c’è tra il Creatore e la creatura, disdegniamo di trastullarci con essa, di colmarla dei nostri baci e favori. Ecco perciò che l’uomo col sottrarsi dalla nostra Volontà, spezzò i nostri trastulli e distrusse i nostri disegni che tenevamo nel formare la Creazione e solo col regnare il nostro Fiat Supremo, col stabilire il suo regno, saranno realizzati i nostri disegni e ripresi i nostri trastulli sulla faccia della terra”.