(1) I miei giorni si alternano sempre dalle privazioni e dalle brevi visite del mio dolce Gesù e molte volte è come lampo che fugge e mentre fugge resto col chiodo trafiggente, quando ritornerà? E sospirando lo chiamo: “Mio Gesù vieni, ritorna alla tua piccola esiliata e ritorna una volta per sempre, ritorna per portarmi al Cielo, non più lasciarmi nel mio lungo esilio, che più non posso, ma per quanto lo chiamavo, invano erano le mie chiamate. Onde abbandonandomi nel Santo Voler Divino, facevo per quanto più potevo i miei soliti atti, girando per tutta la Creazione ed il mio dolce Gesù, movendosi a compassione della povera anima mia, che non ne poteva più, ha uscito un braccio da dentro il mio interno e tutto pietà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio non ti arrestare, il tuo volo nel mio eterno Volere sia continuo, tu devi sapere che la mia Volontà in tutte le cose create fa il suo ufficio continuo ed in ciascuna cosa è il suo atto distinto, né fa nel cielo ciò che fa nel sole, né nel sole ciò che fa nel mare, ogni cosa tiene il suo atto speciale la mia Volontà, e sebbene la mia Volontà è una, i suoi atti sono innumerevoli. Ora l’anima che vive in Essa viene a racchiudere in essa tutti gli atti che fa in tutta la Creazione. Sicché deve fare ciò che fa nel cielo, nel sole, nel mare, eccetera, tutto deve racchiudere in essa, per fare che l’anima seguissi tutti gli atti suoi, non solo, ma per avere l’atto di ricambio della creatura. Dunque se il tuo atto non è continuo, la mia Volontà non ti aspetta, fa il suo corso, ma in te lascia il vuoto degli atti suoi, e tra te ed Essa resta una certa distanza e dissomiglianza.
(3) Ora, tu devi sapere il gran bene che racchiudi col racchiudere in te tutto ciò che fa la mia Volontà nella Creazione, mentre tu segui i suoi atti ricevi il riflesso del cielo e si forma e si stende in te il cielo, ricevi il riflesso del sole e si forma in te il sole, ricevi il riflesso del mare e si forma in te il mare, ricevi il riflesso del vento, del fiore, di tutta la natura, insomma tutto ed, oh! come si eleva dal fondo dell’anima tua il cielo che protegge, il sole che illumina e riscalda e feconda, il mare che inonda e che forma le onde d’amore, di misericordia, di grazia e di fortezza a pro di tutti, il vento che purifica e porta la pioggia sulle anime arse dalle passioni, il fiore dell’adorazione perpetua al tuo Creatore. Perciò è il prodigio dei prodigi, il vivere nel mio Volere è il vero trionfo del Fiat Supremo, perché l’anima diventa il riflettore del suo Creatore e di tutte le opere nostre, perché la nostra Volontà allora trionfa completamente quando mette in essa ciò che può e sa fare, vuole vedere non solo Colui che l’ha creato, ma tutte le opere sue, non è contenta se le manca la minima cosa che ad Essa appartiene; le anime del Fiat Supremo saranno le opere nostre, non incomplete, ma complete, saranno i nuovi prodigi né visti, né mai conosciuti, né dalla terra, né dal Cielo. Quale non sarà l’incanto, la sorpresa dei stessi comprensori, quando vedranno entrare nella loro Patria Celeste la prima figlia del Fiat Divino? Quale non sarà il loro contento, la loro gloria, nel vederla che porta con sé il suo Creatore, con tutte le opere sue, cioè il cielo, il sole, il mare, tutta la terra fiorita con le sue svariate bellezze? Riconosceranno in essa l’opera completa dell’eterna Volontà, perché solo Essa sa fare questi prodigi e queste opere complete”.
(4) Onde continuavo il mio abbandono nell’eterno Fiat, per ricevere i suoi riflessi ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, la mia Mamma Celeste fu la prima che occupò il primo posto nel Cielo come Figlia del Volere Supremo e siccome fu la prima tiene intorno a Sé il posto per tutti i figli del Fiat Supremo. Sicché intorno alla Regina del Cielo si veggono tanti posti vuoti, che non possono essere occupati da altri se non dalle sue copie e siccome fu Lei la prima della generazione della mia Volontà, il regno del Fiat si chiamerà pure: “Il regno della Vergine”. Oh! come in questi figli nostri si riconoscerà la Sovranità su tutta la Creazione, perché essi in virtù della mia Volontà, godranno vincoli indissolubili con tutte le cose create, staranno in continui rapporti di comunicazioni con esse, saranno i veri figli in cui l’eterno Creatore si sentirà onorato, glorificato d’averli per figli, perché riconosceranno in loro, la loro Volontà Divina operante, che ha riprodotto le sue vere immagini”.
(6) Dopo ciò pensavo tra me: “Il mio primo padre Adamo, prima di peccare possedeva tutti questi vincoli e rapporti di comunicazione con tutta la Creazione, perché possedendo lui integra la Volontà Suprema era come connaturale sentire in sé tutte le comunicazioni dovunque Essa operava; ora nel sottraesse da questo Volere sì santo, non sentì lo strappo che faceva da tutta la Creazione? Lo spezzamento di tutte le comunicazioni e tutti vincoli rotti come da un sol fiato da Essa? Se io solo col pensare se debbo o no farlo un atto e solo col tentennare sento che il cielo trema, il sole si ritira, tutta la Creazione si scuote e sta in atto di lasciarmi sola, tanto che io stessa tremo insieme con loro e spaventata, subito senza esitare faccio quello che devo fare. Come potette fare, non sentì questo strappo così straziante e crudele? ” E Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:
(7) “Figlia mia! Adamo sentì questo strappo sì straziante, con tutto ciò cadde nel labirinto della sua volontà che non le dette più pace, né a lui né ai suoi posteri; come in un solo fiato tutta la Creazione si ritirò da lui, ritirandosi la felicità, la pace, la forza, la sovranità, tutto, restò solo a sé stesso, povero Adamo, quanto gli costò il sottrarsi dalla mia Volontà, il solo sentirsi isolato, non più corteggiato da tutta la Creazione sentiva tale spavento e raccapriccio che diventò l’uomo pauroso, temeva di tutto e delle stesse opere mie e con ragione, perché si dice: “Chi non è con Me, è contro di Me”. Non essendo lui più vincolato con esse, di giustizia si dovevano mettere contro di lui. Povero Adamo, c’è molto da compatirlo, lui non aveva nessun esempio d’un altro che era caduto e del gran male che gli era successo, che poteva stare sull’attento a non cadere, lui non aveva nessuna idea del male. Perché figlia mia, il male, il peccato, la caduta d’un altro tiene due effetti: Per chi è cattivo e vuol cadere, serve come esempio, come spinta, come incentivo a precipitare nell’abisso del male; per chi è buono e non vuol cadere, serve come antidoto, come freno, come aiuto e come difesa a non cadere, perché vedendo il gran male, la sventura d’un altro, serve d’esempio a non cadere e a non fare quella stessa via per non trovarsi in quella stessa sventura, sicché il male altrui fa stare sull’attenti e guardingo, perciò la caduta di Adamo è per te di grande aiuto, di lezione, di richiamo, mentre lui non aveva nessuna lezione del male, perché il male allora non esisteva”.